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La storia di sant’Ignazio di Loyola, il fondatore della Compagnia di Gesù

Foto © Vatican News

Sant’Ignazio (1491-1556) nacque a Loyola, vicino al comune di Azpeitia, nella provincia basca di Guipuzcoa in Spagna. Egli occupa senza dubbio un posto importante nel vasto panorama di coloro dei santi, soprattutto per la sua profonda spiritualità e l’istituzione di un Ordine, la “Compagnia di Gesù”, comunemente conosciuta come i “Gesuiti” che ha avuto nel corso della storia soprattutto nel periodo della Controriforma, un ruolo importante.

Ignazio apparteneva ad una famiglia nobile, era il minore della numerosa famiglia di tredici figli, otto maschi e cinque femmine. Si dedicò fin dalla gioventù alla vita militare, partecipando alla battaglia di Pamplona, il 19 maggio 1521, tra le forze spagnole di Carlo V (1500-1558)  e le forze francesi e navarresi di Enrico II (1503-1555) di Navarra. Comandante delle truppe spagnole era proprio Ignazio di Loyola, il quale fu ferito riportando una grave lesione ad una gamba.

Era quello un periodo storico particolare in cui cominciavano a svilupparsi le monarchie nazionali, e nascevano gli stati moderni. Ricordiamo inoltre che il Rinascimento e lo stesso Umanesimo, erano già entrati a far parte della cultura e dell’arte, favorendo un rinnovato interesse per l’uomo e la conoscenza. Mentre le grandi potenze come Spagna e Portogallo, si erano lanciati ad esplorare e colonizzare le nuove terre, soprattutto in America, Asia e Africa.

Tornato a casa, durante la lunga convalescenza, Ignazio, appassionato di romanzi di genere cavalleresco, diresse la sua attenzione verso il libro la “Vita di Cristo” scritta dal monaco certosino Ludolfo di Sassonia (1330-1377) e una raccolta della vita dei santi: il “Flos Sanctorum” del domenicano Jacopo da Varazze (1230-1298).

In questo periodo, nell’attesa di guarire dalla ferita, cominciò a guardarsi dentro dal punto di vista spirituale, iniziò quello che potremmo definire un discernimento e questa consapevolezza, unita a momenti di intensa contemplazione e visioni mistiche, lo portò a una radicale conversione. Decise di abbandonare la sua precedente vita, e di dedicarsi interamente al servizio di Dio.

Ignazio, appena guarito decise di recarsi in pellegrinaggio al monastero benedettino di S. Maria de Montserrat in Catalogna, nel marzo del 1522, e qui maturò la sua conversione e come segno lasciò ai piedi della Vergine Maria, la sua spada, poi trascorse un periodo di profonda esperienza spirituale in una grotta a Manresa, una cittadina vicino il monastero di Montserrat.

Pur con qualche difficoltà, per approfondire i suoi studi decise di andare a Parigi e qui conobbe un gruppo di studenti che divennero successivamente i suoi primi compagni della “Compagnia di Gesù”, fra i quali Francesco Saverio (1503-1552), Pietro Favre (1506-1546), Diego Lainez (1512-1565) ed altri. Il 15 agosto 1534, nella cappella di Montmartre, fecero un voto solenne di povertà e castità e si impegnarono a recarsi in Terra Santa o, se ciò non fosse stato possibile, a mettersi a disposizione del Papa per qualsiasi missione. Sant’Ignazio in una piccola cappella privata del palazzo del vescovo Vincenzo Negusanti, (1487-1573) a Venezia il 24 giugno 1537 fu ordinato sacerdote.

Insieme ai suoi compagni si recò a Roma dove il 27 settembre del 1540 Paolo III (1534-1549) approvò formalmente la Compagnia di Gesù con la bolla “Regimini militantis Ecclesiae” e Ignazio fu eletto primo Preposito Generale dell’ordine. La Compagnia di Gesù si distinse fin da subito per alcune caratteristiche innovative: l’obbedienza al Papa, la formazione intellettuale: riconoscendo l’importanza della conoscenza e dell’educazione. I Gesuiti divennero rinomati per le loro scuole e università, che formarono generazioni di studiosi, scienziati e leader.

Altro aspetto importante era la missione e l’apostolato: l’ordine si dedicò con all’attività missionaria in tutto il mondo, e infine importante era il discernimento e “magis”: vale a dire il cosiddetto principio del “Magis” (il “più” o “il meglio” per la maggior gloria di Dio) diventerà un leitmotiv della spiritualità ignaziana, spingendo i membri a cercare sempre il modo più efficace per servire Dio.

Ignazio di Loyola morirà a Roma il 31 luglio 1556, beatificato il 27 luglio 1609 da Paolo V (1605-1621) e proclamato santo il 12 marzo 1622 da Gregorio XV (1621-1623). Il corpo di Sant’Ignazio di Loyola si trova a Roma, nella Chiesa del Gesù e riposa in un’urna di bronzo posta sotto l’altare della cappella a lui dedicata.

Il ricordo di S. Ignazio è importante perché a lui, si deve la nascita degli “Esercizi Spirituali”, egli infatti li ha strutturati e codificati in modo unico, in quanto il concetto di “esercizi” o “ritiri” spirituali esisteva in diverse forme molto prima di lui, essendo radicato nella tradizione cristiana e non solo. Il gesuita Ignazio tenne in considerazione nello scrivere gli “Esercizi”, l’Antico Testamento, l’esperienza di Gesù nel deserto, i Padri del Deserto e la tradizione monastica di S. Antonio Abate, S.Pacomio, S. Benedetto.

Non possiamo dimenticare che già nel Medioevo la spiritualità cristiana attraverso scuole e figure proponeva pratiche di orazione, meditazione e esame di coscienza: c’erano già tradizioni di “esercizi” o “ritiri” per monaci, sacerdoti e anche laici desiderosi di approfondire la loro vita di fede. Sant’Ignazio elaborò un metodo, che si rifaceva alla sua profonda esperienza personale, era un percorso pedagogico e psicologico allo stesso tempo, che aveva come scopo quello di liberare l’anima dal disordine interiore al fine di trovare la volontà divina.

La struttura degli “Esercizi” era divisa in quattro settimane con un tema ciascuna: peccato e misericordia di Dio, vita di Gesù, passione di Gesù, resurrezione e amore di Dio, questo percorso graduale tendeva a riconoscere Dio in tutte le cose e si offriva così totalmente la vita al suo servizio.

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