Tutti quanti ricordiamo il triste periodo del “Covid-19” e di tutto quello che è successo in ogni angolo della Terra, quante persone hanno finito la propria esistenza perché colpiti dalla pandemia. Ritornano ancora nei nostri occhi le tante immagini di tristezza che hanno rigato il viso di giovani, anziani che in poco tempo hanno perso le persone più care, gli affetti. Una pandemia che ha causato ansia e stress, influendo negativamente sulle relazioni e sulla capacità di interagire con gli altri.
Gli effetti e le conseguenze li ha subiti maggiormente quella che è stata definita la “Generazione Sospesa”, bambini, adolescenti e giovani adulti hanno vissuto la pandemia e le sue restrizioni, come la quarantena e la chiusura delle scuole. Specialmente i più giovani hanno dovuto affrontare la mancanza di relazioni dirette con i pari, sostituite spesso da messaggi online. Naturalmente, non c’è stato solo questo, ma una volta “rinchiusi” a casa, “grazie” al famoso lockdown, abbiamo visto e ascoltato quante persone dalle finestre e dai balconi delle proprie abitazioni, cantare, sentirsi quasi tutti fratelli, con un’unica voglia di abbracciarsi, dovevamo “rinascere”, capire che da una pandemia potevamo ritrovarci più umani.
Insomma, sembrava che in ognuno ci fosse la voglia matta, di sentirsi più uniti e non importava lo status sociale, tutti, senza più tamponi, mascherine e precauzioni varie, si aveva voglia di tornare a vivere. Ma è successo questo una volta sconfitto il famigerato “Covid”-19?
Si nota, ed è triste dirlo, già da qualche decennio a questa parte, come sia in crescita l’indifferenza tra individui e venir meno la fiducia tra gli uomini, e come sia stata dimenticata o addirittura sparita, quella voglia di sentirsi veramente, non voglio dire tutti fratelli, ma talvolta, neanche prossimo. Tutto ciò invita ad una riflessione, che riguarda le relazioni in generale. Adesso sembra difficile persino instaurare una semplice relazione, si pensa solo a prendersi cura del proprio giardino, dimenticando che bene o male, si vive all’interno di una società e soprattutto di una comunità, piccola o grande che sia.
Ormai, e questo non vale solamente per i ragazzi e le ragazze, la maggior parte delle nostre relazioni, avvengono tramite messaggi, il cosiddetto “whatsapp” o ancora più velocemente si indirizzano email, per qualsiasi cosa, i contatti diretti o il parlare semplicemente, domandare, chiedere, in alcuni casi diventa quasi una fatica, mettersi in relazione con l’altro, per taluni è un problema, si resta arroccati sulle proprie posizioni e convinzioni. Anche il buongiorno, quando si incontra qualcuno che si conosce per la strada o all’interno dei condomini, talvolta è semplificato da un gesto, ma il parlare sembra quasi una cosa del passato, tutto deve essere ridotto all’essenziale. Eppure le semplici relazioni dovrebbero far parte del nostro vivere quotidiano, possiamo affermare che esse sono il tessuto connettivo della nostra esistenza.
Dalla famiglia agli amici, dai partner romantici, ai colleghi di lavoro, il contatto e le relazioni in genere dovrebbero contribuire in maniera positiva alla nostra crescita personale. E’ fin troppo evidente che ormai già da qualche tempo i social la fanno da padrone, tutti ne siamo in parte “attratti”, lo si legge dalle tante statistiche che ci raccontano come anche i più piccoli, siano interessati a tutto quello che appare, vero o falso, sui tanti canali più o meno famosi.
Ogni relazione dovrebbe basarsi sulla comunicazione, sulla fiducia, sul rispetto reciproco, sull’ empatia, parola che va tanto di moda, sul supporto e la condivisione verso e con gli altri. Stiamo vivendo un periodo che invece di avvicinare le persone, tende talvolta ad allontanarle, si ha l’impressione che si viva meglio isolati nel proprio guscio, e così i rapporti umani, le relazioni diventano fredde, ci si limita solo al necessario.
La tecnologia, soprattutto quella digitale, il nuovo pane “quotidiano”, sembra essere insostituibile, ma essa, dovrebbe invece voler significare e portare generalmente progresso per tutti.
Proprio questa tecnologia, deve mettere in atto strategie che ci conducono a scoprire e vivere relazioni più consapevoli, non un usa e getta, come avviene anche tra persone, ma cercare la voglia di far parte tutti della stessa barca, o comunemente capire che tutti viviamo sotto lo stesso cielo, questo potrebbe forse aiutarci ad andare avanti nella società.
In definitiva dobbiamo sforzarci di comprendere che le relazioni vere richiedono tempo, presenza continua e soprattutto autenticità, anche se ogni giorno combattiamo in un mondo frenetico, che vive di corsa, recuperare e ritrovare il valore della relazione si può tradurre nel dedicare tempo, oltre che alle persone care, anche a chi ha bisogno o vive in condizioni di fragilità, semplicemente ascoltando e per fare ciò, non c’è bisogno di servirsi dei “social”. Cerchiamo, per quanto sia possibile di instaurare relazioni concrete con tutti, ciò sicuramente ci renderà migliori, e sarà forse più agevole il già difficile cammino nella vita di tutti i giorni.

