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Giornata a sostegno delle vittime di tortura: ecco qual è il significato

Foto di Marcus Ganahl su Unsplash

Settant’anni fa, il 26 giugno 1945, a San Francisco, gli Stati membri delle Nazioni Unite approvarono la a Carta delle Nazioni Unite. Tre anni dopo, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (comunemente detta DUDU). In essa vennero inseriti i diritti naturali e universali di cui ogni uomo gode. O dovrebbe godere. L’articolo 5 della DUDU ribadisce che “Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizione crudeli, inumani o degradanti”. Mai. In nessun caso. Senza nessuna eccezione. In nessun paese.

Cinquant’anni dopo, il 12 dicembre 1997, i paesi membri delle Nazioni Unite decisero di ribadire questo principio: con la risoluzione 52/149, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite istituì la Giornata internazionale delle Nazioni Unite a sostegno delle vittime della tortura. La data del 26 giugno fu scelta per ricordare quella in cui, nel 1987, era entrata in vigore la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti. Ad oggi 174 gli Stati hanno firmato la Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti.

Nel 2002, venne adottato anche il Protocollo opzionale alla Convenzione contro la tortura. Un documento per prevenire la tortura e i trattamenti crudeli, inumani o degradanti. Consentiva, tra l’altro ai delegati internazionali di ispezionare i luoghi di detenzione. https://www.ohchr.org/en/instruments-mechanisms/instruments/optional-protocol-convention-against-torture-and-other-cruel Obbligava inoltre gli Stati firmatari a istituire meccanismi nazionali di prevenzione indipendenti per esaminare il trattamento delle persone detenute, formulare raccomandazioni alle autorità governative per rafforzare la protezione contro la tortura e commentare la legislazione esistente o proposta. Ad oggi, solo 94 Stati sono parti del Protocollo. Circa metà dei paesi delle Nazioni Unite non hanno mai firmato questo documento. Tra questi, Stati Uniti d’America, Canada, Russia, Cina, India, Giappone e buona parte dei paesi mediorientali e nordafricani. Come mai?

Secondo il diritto internazionale la tortura è un crimine. Senza scusanti o eccezioni: è assolutamente vietato e non può essere giustificato. In nessuna circostanza. Questo vuol dire che nessun paese dovrebbe utilizzare questi metodi, anche quelli in cui non esisterebbero leggi che proibiscono espressamente la tortura. La pratica sistematica e diffusa della tortura era e rimane un crimine contro l’umanità. Eppure oltre metà della popolazione mondiale è a rischio: i governi che si sono succeduti non hanno mai ratificato questo Protocollo. Il punto è che, a volte, con il pretesto di salvaguardare la sicurezza o i confini nazionali, i governi giustificano la tortura e altre forme di trattamento crudele, inumano o degradante.

L’uso della tortura in tutto il mondo sta aumentando”, come ha dichiarato la relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, Alice Jill Edwards. Oggi, ci sono “più guerre che nel 1945. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa afferma che ci sono 100 conflitti armati attualmente in corso. E purtroppo, con i conflitti armati aumenta l’uso della tortura e di altre forme di trattamento inumano” ha aggiunto. “Penso che abbastanza eserciti in questo mondo conoscano le regole della legge di guerra. Sanno che la tortura è assolutamente vietata in ogni circostanza. Non ci sono scuse per la tortura” ha detto la Edwards.

Nel 2022, fu proprio la Edwards, appena nominata, a pubblicare un rapporto nel quale faceva il punto sull’uso delle torture e dei trattamenti disumani e degradanti. Document Viewer. Il quadro complessivo in esso riportato era deprimente. Oggi, la situazione è peggiorata. E non poco.

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