Uno dei pericoli della “globalizzazione dell’indifferenza” è indurre ad assuefarsi all’orrore. Quasi 50.000 persone sono state sfollate nell’ultima ondata di attacchi nella regione settentrionale di Cabo Delgado, in Mozambico, alla fine di luglio e nella prima settimana di agosto (dati ONU). “La diocesi di Pemba è stata particolarmente colpita dalla nuova ondata di brutali attacchi, soprattutto nei distretti di Chiúre, Ancuabe e Muidumbe. Gli attacchi sono stati molto intensi anche il 6 e 7 agosto, con episodi registrati nei distretti di Palma, Meluco e Quissanga”, riferisce suor Aparecida Queiroz della Congregazione delle Figlie di Gesù. A richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sull’orrore jihadista è Massimiliano Tubani, direttore di Acs Italia, sezione italiana della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre.

La Chiesa cattolica è in prima linea nell’assistenza a coloro che hanno perso tutto a causa della violenza. Padre Kwiriwi Fonseca ringrazia tutti i benefattori che, attraverso Acs, continuano a sostenere questi sforzi. “Continuate a sostenere la popolazione di Cabo Delgado, continuate a sostenere coloro che lottano per la pace: il Mozambico ha bisogno di pace”, precisa il sacerdote. Ulrich Kny, responsabile di Acs Internazionale per i progetti in Mozambico, ricorda che la fondazione pontificia “sostiene la diocesi di Pemba attraverso diverse iniziative, tra cui il sostegno psicosociale alle vittime del terrorismo, la fornitura di materiale per la costruzione di decine di case e centri comunitari e la donazione di veicoli per i missionari che lavorano con gli sfollati. Naturalmente, restiamo pronti a fornire ulteriori aiuti di emergenza“.

La guerra a Cabo Delgado affonda le sue radici in un’insurrezione condotta da jihadisti legati al sedicente Stato Islamico. Gli attacchi sono iniziati nel 2017 e i tentativi del governo di sedarli hanno dato scarsi risultati. Il conflitto a Cabo Delgado dall’ottobre 2017 ha causato oltre 6.000 morti e oltre un milione di sfollati. Secondo l’Onu, un milione di mozambicani ha bisogno di aiuti d’emergenza solo per sopravvivere. In un messaggio inviato ad Acs, padre Kwiriwi Fonseca, sacerdote passionista che opera nella diocesi di Pemba, che comprende Cabo Delgado, afferma che “questa guerra senza senso porta solo morte e sottrae la poca speranza rimasta alle persone, specialmente ai bambini“.

Spiegando che ci sono segnalazioni di minorenni rapiti, il sacerdote aggiunge che “questi bambini devono essere restituiti ai loro genitori, devono essere cercati ovunque si trovino, affinché possano tornare dalle loro famiglie, perché meritano un futuro migliore”. Il passionista esprime anche il timore che il mondo dimentichi il conflitto, che dura ormai da quasi otto anni. “La crisi umanitaria causata da questa guerra tende ad essere dimenticata e messa a tacere. Questo silenzio ci turba, in un momento in cui migliaia e migliaia dei nostri fratelli a Cabo Delgado, specialmente nella regione di Chiúre, hanno visto la crisi aggravarsi a causa di nuovi attacchi, le loro case bruciate, i loro figli portati via”, aggiunge il religioso.

Quanto mai risuona valido e attuale l’insegnamento di papa Francesco: “Dio sta con gli operatori di pace, non con chi usa la violenza”. Quindi “mettere fine alla guerra è dovere improrogabile di tutti i responsabili politici di fronte a Dio. La pace è la priorità di ogni politica. Dio chiederà conto, a chi non ha cercato la pace o ha fomentato le tensioni e i conflitti, di tutti i giorni, i mesi, gli anni di guerra che sono passati e che hanno colpito i popoli. La pace si basa sul rispetto di ogni persona, qualunque sia la sua storia, sul rispetto del diritto e del bene comune, del creato che ci è stato affidato e della ricchezza morale trasmessa dalle generazioni passate”.

