Zuccolini: “La Comunità di Sant’Egidio si fa prossima alle diverse forme di povertà da 50 anni”

In occasione della Giornata mondiale dei diritti umani, l'intervista di Interris.it al portavoce della Comunità di Sant'Egidio Roberto Zuccolini

Carità

Ogni anno, il 10 dicembre si celebra la Giornata mondiale dei diritti umani perché in quel giorno di settantaquattro fa anni, nel 1948, a Palais de Chaillot, a Parigi, l’Assemblea generale delle Nazioni unite ha adottato la Dichiarazione universale dei diritti umani. Il documento che lungo i suoi trenta articoli proclama i diritti inalienabili che spettano a tutti gli esseri umani, aprendosi così: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”. Non tutte le persone riescono a vedersi riconosciuti però questi diritti, né quelle che si trovano ai margini della nostra società nei Paesi avanzati né quelle che vivono nelle aree del mondo più povere di risorse e servizi, o che sono segnate dai conflitti, dalle persecuzioni, dagli effetti più dannosi del cambiamento climatico. Ma tra chi sicuramente agisce con spirito di fratellanza e si fa prossimo a di chi è nel bisogno, a chi è escluso, a chi è più fragile, a chi è più piccolo, curandosi dei suoi diritti e della sua dignità, c’è la Comunità di Sant’Egidio.

Le povertà

Il primo comma dell’articolo 25 della Dichiarazione recita che “ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in altro caso di perdita di mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà”. Nel nostro Paese, secondo l’ultimo rapporto della Caritas su povertà ed esclusione sociale, “L’anello debole”, oltre 1,9 milioni di famiglie risultano in povertà assoluta, pari a 5.571.000 persone – il 9,4% della popolazione residente. Dall’inizio della pandemia, Sant’Egidio ha moltiplicato i suoi sforzi per dare un aiuto concreto. “I nostri centri di distribuzione dei pacchi alimentare sono passati, solo a  Roma, da tre a 28”, spiega a Interris.it il portavoce della Comunità Roberto Zuccolini, “lo scorso anno il flusso era un po’ diminuito, ma ha conosciuto un nuovo incremento con la guerra in Ucraina e l’aumento dei prezzi. Prima ai nostri centri venivano prevalentemente persone che vivevano in strada o migranti arrivati da poco, di recente hanno bisogno d’aiuto anche le persone che hanno perso il lavoro e le famiglie che non arrivano a fine mese”. Nei 54 anni di vita della Comunità, continua Zuccolini, la povertà è cambiata ma non si è certo smesso di dare risposta a chi chiede aiuto. “Sin dall’inizio Sant’Egidio ha avuto un rapporto particolare con situazioni di povertà che incontrava e che le erano accanto, non si poteva ignorare l’esser vicini ai poveri. In più di cinquant’anni le povertà hanno assunto forme diverse, prima c’è stata l’emigrazione dal Mezzogiorno al Nord Italia, poi quella dal sud del mondo, la situazione dei bambini di strada in America Latina e in Africa, la solitudine delle persone anziane, le condizioni nelle carceri”.

La cura delle persone senza dimora

Tra i poveri, le più invisibili ai nostri occhi sono probabilmente le persone senza dimora, oltre 50mila individui secondo l’Istat. E d’inverno, con le temperature che soprattutto di notte si abbassano e diventano particolarmente rigide, tra le notizie di cronaca dei giornali tornano con maggior frequenza quelle dei decessi di chi vive per strada. La solidarietà della Sant’Egidio nei confronti di queste persone assume i contorni di due iniziative, in questo periodo dell’anno: la pubblicazione della guida “DOVE mangiare, dormire, lavarsi” e la campagna “Aggiungi un posto a tavola”, per un pranzo di Natale solidale. “La guida esce ogni anno in edizione aggiornata e diversa perché non compilata solo da noi, ma anche dalle persone senza dimora che ci segnalano le sofferenze, i problemi e i luoghi”, spiega il portavoce della Comunità. “Quella del pranzo di Natale con i poveri, in Italia e nel mondo, è una nostra tradizione che quest’anno festeggia il suo quarantesimo anniversario”. Nel Natale del 1982 il pranzo era con 35 tra anziani e senza dimora di Trastevere, quest’anno sono previste circa 80mila persone in Italia e 250mila nel mondo .“Non è un’iniziativa estemporanea, ma la sottolineatura che nella festa più bella dell’anno nessuno può restare escluso e la celebriamo insieme a quelle persone che conosciamo e consideriamo i nostri famigliari, cioè i poveri, a cui facciamo anche dono di regali personalizzati”, aggiunge Zuccolini.

Le migrazioni

Nella Dichiarazione universale dei diritti umani si parla anche, agli articoli 13 e 14, del diritto di ogni individuo alla libertà di movimento, a quella di lasciare qualsiasi Paese e di farvi ritorno, a quella di cercare asilo. Quotidianamente riceviamo notizia dei tanti migranti che attraversano il Mediterraneo o la rotta balcanica, molti perdendo la vita nel tentativo di raggiungere una terra dove possano condurre un’esistenza migliore, più dignitosa, più umana. “Dal 2016 con l’esperienza dei corridoi umanitari attivati insieme a diverse associazioni e Chiese, siamo riusciti a fare arrivare in Europa, da Paesi come la Libia o l’Eritrea, 5.800 persone circa, di cui 5mila in Italia, e a questi si aggiungono i duemila profughi ucraini ospitati che sono  arrivati con il permesso umanitario. Li riceviamo con lo stesso modello di accoglienza e di integrazione, che include l’apprendimento della lingua italiana e l’avviamento al lavoro”, illustra Zuccolini. “Occorrono interventi che diano la possibilità di ingresso regolare per motivi di lavoro, dato che secondo l’Eurostat ci servirebbero 200mila lavoratori in più ogni anno, allargando anche le categorie di impiego”, spiega.

Istruzione e convivenza

L’articolo 26 della Dichiarazione dei diritti umani recita che “ogni individuo ha diritto all’istruzione” e anche in questo ambito la Comunità di Sant’Egidio si fa prossima a chi è più in difficoltà, in tutto il mondo, con  le “Scuole della Pace”, un progetto di sostegno scolastico ed educativo. Gli obiettivi sono il recupero scolastico, la socializzazione, l’inserimento e l’integrazione e ovviamente l’educazione alla pace. “Si tratta di centri gratuiti pomeridiani per il sostegno scolastico alle famiglie e a quei minori con delle difficoltà a scuola o nei quartieri dove vivono, e per l’educazione alla convivenza con gli altri per crescere senza violenza”, precisa il portavoce di Sant’Egidio.

Spirito di Assisi

La Dichiarazione non trascura il diritto alla libertà di religione di ciascun individuo, all’articolo 18, tassello fondamentale per il dialogo interreligioso, punto di partenza per costruire la prospettiva della pace. “Abbiamo ereditato lo spirito di Assisi del 1986 promosso da papa Giovanni Paolo II, proponendo e riproponendo il dialogo tra le diverse religioni in Italia e in Europa e sviluppando tante iniziative di pace”, dice Zuccolini, “gli accordi di pace raggiunti in Mozambico nel 1992 sono frutto di questo prezioso dialogo,  perché gli attori di queste iniziative li incontriamo in prima linea nel dialogo interreligioso”.