Domenica 23 novembre è la solennità di Cristo Re, si conclude l’Anno Liturgico e ci si prepara per il Tempo dell’Avvento. Questa importante festa fu istituita da Pio XI (1922-1939) con l’enciclica “Quas primas” dell’11 dicembre 1925 per celebrare la regalità di Cristo, così scrive il Papa: “E perché più abbondanti siano i desiderati frutti e durino più stabilmente nella società umana, è necessario che venga divulgata la cognizione della regale dignità di nostro Signore quanto più è possibile. Al quale scopo Ci sembra che nessun’altra cosa possa maggiormente giovare quanto l’istituzione di una festa particolare e propria di Cristo Re”. L’istituzione della festa avvenne durante l’Anno Santo 1925, e fu celebrata per la prima volta l’ultima domenica di ottobre. Pio XI colse l’occasione per lanciare un forte messaggio spirituale e politico, ponendo Cristo al centro dell’ordine mondiale in un periodo di crisi globale.
A cento anni di distanza, quel gesto profetico, conserva ancora intatta tutta la sua attualità, ricordiamo infatti, che il Papa ritenne necessario affermare con decisione che Cristo è il centro della storia e il Signore del mondo, l’unico in grado di ricondurre l’umanità alla vera libertà e alla pace. Era quello un periodo storico particolare, l’Europa era uscita profondamente destabilizzata dal primo conflitto mondiale del 1914-1918, poi le crisi economiche, l’instabilità politica, la sfiducia nelle istituzioni e un diffuso smarrimento morale, avevano portato nella gente un senso di vuoto. La Chiesa voleva riaffermare che la pace duratura non poteva essere raggiunta senza riconoscere la “signoria” di Cristo nella vita dei singoli e dei popoli.
Iniziavano ad affermarsi ideologie come il Fascismo in Italia, il Nazionalismo autoritario in vari Paesi europei e il comunismo ateo nella nascente Unione Sovietica. Pio XI vedeva in queste ideologie delle minacce spirituali e sociali, perché esse pretendevano una specie di assolutezza politica. La festa di Cristo Re diventava così, una risposta simbolica: solo Cristo, e non lo Stato o un’ideologia, è sovrano ultimo dell’uomo.
Se guardiamo la storia, quello che ci ha raccontato nel corso dei secoli, tutti i vari re che hanno guidato interi popoli, hanno avuto servi che si sono occupati di loro, Gesù, al contrario è un re che si mette al servizio delle proprie creature, è un re che ha una parola per tutti.
Questa fede ci vuole ricordare che la vera grandezza di un re, la troviamo nell’umiltà e nell’obbedienza a Dio. Cristo non ha un esercito, non è un normale re circondato dalle guardie del corpo, ma è semplicemente il Re del Cielo e della Terra, non usa la forza militare, ma si serve dell’amore, della giustizia e della verità. San Giustino martire (100-165) il fondatore dell’apologetica cristiana, la disciplina che si occupa di spiegare, difendere e rendere ragione della fede cristiana di fronte a obiezioni, dubbi o accuse, affermava, che: “Avendo sentito che noi aspettiamo un regno, voi avete pensato che parlassimo d’un regno umano, mentre noi diciamo di quello di Dio”.
Qualche millennio più tardi lo scrittore, vescovo, teologo e predicatore francese Jacques Benigne Bousset (1627-1704) nelle sue opere oratorie così scriverà: “Gesù Cristo ha una duplice regalità, la prima naturale, che possiede per nascita: la seconda acquisita e meritata con la passione”.
Giovanni Paolo II (1978-2005) così si esprimeva sulla solennità di Cristo Re: “…Contemporaneamente la Chiesa prega così come ha insegnato Cristo: “Venga il tuo Regno”. Il Regno di Dio appartiene già alla nostra contemporaneità, ma ancor di più al futuro. In Gesù Cristo, Dio è Colui che è, che era, ma allo stesso tempo Colui che viene. Il Regno di Dio ha sull’umanità mediante l’opera della Redenzione, il suo passato, presente e futuro. Ha la sua storia che si sviluppa insieme con la storia dell’umanità. al centro di questa storia, si trova Gesù Cristo “.
Cristo Re ci chiede non solo di contemplare la sua gloria futura, ma di vivere e costruire il suo Regno di verità e di vita, Regno di santità e di grazia, Regno di giustizia, di amore e di pace proprio come recita il Prefazio della festa, qui e ora.

