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Netanyahu chiude la “crisi dello shabbat”

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La coalizione è forte e stabile, continueremo a lavorare per i cittadini di Israele”. Benjamin Netanyahu chiude così la crisi di governo innescata dalle dimissioni del ministro della Sanità, Yaacov Litzman, che ha lasciato l'esecutivo dopo la polemica sul lavoro nelle ferrovie pubbliche durante lo shabbat.

Intesa

L'accordo – raggiunto la notte scorsa con i partiti religiosi di Shas e Torah Unita – è basato, secondo i media, sulla volontà di approvare leggi che permettano al ministro dei trasporti Yisrael Katz di “tenere in conto le tradizioni ebraiche quando autorizzerà i lavori nelle ferrovie”. Inoltre, gran parte dei supermarket – secondo la richiesta dello Shas – resteranno chiusi nel paese durante il riposo sabbatico, tranne che a Tel Aviv. Infine, una delle leggi che dovranno essere approvate consentirà che anche un viceministro possa guidare da solo un dicastero.

Polemica

Katz, in ogni caso, resta sui suoi passi. A nulla sono valsi i tentativi di conciliazione messi in piedi dal premier e dallo stesso ministro. Questi ha ricordato che, in punta di dottrina, si può violare lo shabbat se è in pericolo la vita e che il nuovo sistema di segnalazione delle ferrovie serve proprio a salvare vite umane. A complicare ulteriormente le cose ci aveva pensato il ministro degli Interni, Arie Deri, ebreo ortodosso anche lui, non partecipando alla riunione in cui il governo avrebbe dovuto esaminare la legge sull'apertura di alcuni supermercati durante il sabato. Una misura contestata dai ministri religiosi, irritati dalla recente decisione della Corte Suprema di respingere una petizione sulla chiusura degli esercizi. Il governo Netanyahu si regge infatti su una coalizione di destra che allo stato attuale dispone di 67 seggi su 120. Se i due partiti religiosi (Shas e Torah Unita), 13 seggi insieme, si sfilassero dalla maggioranza, l'esecutivo resterebbe con 54 seggi, ben al al di sotto della fatidica soglia di 60 più uno.

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