Il Consiglio dei ministri, ha approvato un nuovo decreto flussi. Il dpcm, che riguarda lavoratori stagionali e non, colf e badanti, prevede circa 500 mila ingressi regolari di lavoratori stranieri relativamente al triennio 2026-2028. Nello specifico, si legge nel comunicato finale del Consiglio dei Ministri, il decreto prevede, “per il 2026, 164.850 ingressi autorizzati. Nell’arco del triennio 2026-2028 le unità autorizzate saranno 497.550, con la seguente ripartizione: lavoro subordinato non stagionale e autonomo, 230.550 unità; lavoro stagionale nei settori agricolo e turistico, 267.000 unità”. “L’obiettivo del provvedimento – si legge nel comunicato del Cdm – à di consentire l’ingresso in Italia di manodopera indispensabile al sistema economico e produttivo nazionale e altrimenti non reperibile. Inoltre, con la stabile individuazione di un meccanismo d’immigrazione legale e controllato, si attivano canali di comunicazione fondamentali nel dialogo con i Paesi di origine dei flussi migratori e si costruisce uno strumento per il contrasto a fenomeni di irregolarità nell’ingresso e permanenza nel nostro Paese, nella lotta contro il lavoro sommerso e allo sfruttamento dei lavoratori”.
Le quote, spiega la nota, sono state determinate tenendo conto dei fabbisogni espressi dalle parti sociali e delle domande di nulla osta al lavoro effettivamente presentate negli anni scorsi, con l’obiettivo di una programmazione che recepisca le esigenze delle imprese e che sia anche realistica. Resta ferma la volontà di incentivare gli ingressi fuori quota, anche nella prospettiva di un ridimensionamento del meccanismo del ‘click day’, che potrà avvenire seguendo un percorso graduale, che riguardi anzitutto i profili professionali più ricercati dai datori di lavoro e che potenzi la formazione dei lavoratori nei Paesi di origine. Al di là degli aspetti tecnici del provvedimento l’intenzione dell’esecutivo resta quella di incentivare la collaborazione coi Paesi d’origine e di transito dei flussi migratori verso l’Italia. Ciò per facilitare la migrazione regolare, contrastando di converso quella irregolare. Secondo l’ultima bozza, vengono stabilite quote preferenziali riservate ai lavoratori di Stati che, anche in collaborazione con l’Italia, promuovano campagne mediatiche sui rischi per l’incolumità derivanti dall’inserimento in traffici migratori irregolari, commisurando le suddette quote agli ingressi avvenuti a tale titolo nel triennio precedente. Le quote sono state determinate, informa la nota di Palazzo Chigi, «tenendo conto dei fabbisogni espressi dalle parti sociali». Inoltre, resta la determinazione «di consentire canali legali di ingresso soprattutto a beneficio di importanti settori della nostra economia», ha detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a La Stampa, ritenendola «uno dei pilastri della nostra azione, insieme al contrasto agli ingressi gestiti da trafficanti».
Se si sommano i tetti dei due Dpcm dell’esecutivo Meloni, si arriva a 950mila ingressi autorizzati sulla carta. Una cifra imponente, rispetto alle decine di migliaia previste annualmente dai governi passati, che costituisce una concreta apertura alle richieste di manodopera avanzate dal mondo datoriale. Tuttavia, nei fatti quei numeri non trovano rispondenza negli effettivi contratti di lavoro firmati, per ragioni varie (dai tempi burocratici all’eventualità che il datore di lavoro si tiri indietro). Secondo il monitoraggio della campagna “Ero Straniero”, nel 2024 solo il 7,8% delle quote di ingressi stabilito si è poi convertito in permessi di soggiorno e impieghi stabili: per la precisione, su 119.890 quote assegnate quell’anno, le domande finalizzate presso le prefetture italiane sono state 9.331. Se si guada al 2023, la percentuale è stata del 13%, con 16.188 pratiche concluse a fronte di 127.707 ingressi assegnati. Sempre quell’anno, i permessi concessi sono stati 9.528, con un tasso di successo della procedura sul 7,5%. Dal fronte delle opposizioni, Riccardo Magi di +Europa ritiene «inutile il decreto se non si cambia la legge Bossi-Fini».
La Coldiretti apprezza che salgano a 47mila gli stagionali gestiti dalle associazioni agricole, «un importante passo avanti per garantire la disponibilità di lavoratori nei campi e la produzione alimentare nel Paese». Mentre Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, parla di un «segnale positivo», invitando però il Governo a superare «il click day, che si traduce di fatto in una lotteria» e a coinvolgere «le associazioni di categoria nella gestione di parte delle quote», per garantire una lavorazione «corretta e trasparente delle pratiche, dall’invio dell’istanza fino alla sottoscrizione del contratto».

