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Messico: gli indigeni bloccano le strade per protesta contro il Governo

In occasione della Giornata internazionale delle vittime delle sparizioni forzate, gli indigeni Purépecha hanno bloccato sei strade nel Messico occidentale per protestare contro la scomparsa nel Paese di oltre 115.000 persone

I Purépecha hanno bloccato diverse autostrade nello stato di Michoacán, in Messico, durante la Giornata internazionale delle vittime delle sparizioni forzate, per protestare contro la scomparsa di oltre 115.000 persone nel Paese. Compresi membri delle communità indigene. Ci sono prove che suggeriscono che alcune vittime siano state uccise nei “voli della morte”.

115 mila desaparecidos, indigeni bloccano le strade del Messico

Gli indigeni Purépecha hanno bloccato, in occasione della Giornata internazionale delle vittime delle sparizioni forzate, che si celebra il 30 agosto, almeno sei autostrade statali e federali nello stato di Michoacán, nel Messico occidentale, per protestare contro la scomparsa nel Paese di oltre 115.000 persone. Il Consiglio Supremo Indigeno di Michoacán, che riunisce più di 70 comunità dei gruppi etnici Purépecha, Nahuatl, Mazahua e Otomí, ha riferito all’agenzia Efe che i blocchi stradali stanno causando seri disagi. Il Consiglio chiede che il governo del presidente messicano, Andrés Manuel López Obrador, intervenga per fare chiarezza sulla scomparsa forzata di cinque membri della famiglia Guzmán Cruz e di due loro amici, avvenuta nel 1974 ad opera di presunti soldati dell’Esercito.

Le richieste degli indigeni

Erano tutti abitanti dei villaggi di Purépecha e sarebbero stati vittime di persecuzioni e costrizioni dopo essere stati schedati come “attivisti sociali” e “oppositori politici” dal governo dell’ex presidente Luis Echeverría Álvarez. Il Consiglio dichiara di avere scoperto indizi secondo cui alcuni membri della famiglia Guzmán Cruz siano stati uccisi con i cosiddetti “voli della morte” in cui 183 persone, indicate in una lista, vennero gettate da aerei nell’Oceano Pacifico tra il 1972 e il 1974, dall’Esercito e dall’estinta Direzione Federale di Sicurezza (Dfs) e dalla Polizia Giudiziaria di Guerrero.

Fonte: Ansa

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