Libia nel caos, salta la missione Ue

Da opportunità di dialogo a miraggio nell'arco di qualche settimana. Se le tensioni fomentate dai raid a Tripoli avevano lanciato un primo segnale di scoraggiamento alla missione diplomatica dell'Unione europea in Libia, ora è dal governo Sarraj che arriva un invito ufficiale a lasciar perdere: il ministro degli Esteri Mohamed Siala, infatti, ha consigliato i delegati Ue – attraverso una dichiarazione alla tv Libya al-Ahrar – di rinviare la missione nella capitale libica, inizialmente prevista per il 7 gennaio. L'obiettivo di intavolare una trattativa per il cessate il fuoco nella regione, infatti, non sembra poter essere conseguito in un momento in cui il clima di tensione ha subito una decisa impennata, nonostante il generale della Cirenaica, Khalifa Haftar, abbia categoricamente smentito di essere responsabile del raid che ha raso al suolo un'accademia militare del governo di unità nazionale, di fatto il punto di svolta in negativo delle ultime ore.

Tavolo saltato

Del resto, anche il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio (fra i delegati europei attesi al vertice di Tripoli) aveva nelle scorse ore parlato di una “escalation pericolosissima” in Libia, anticipando la possibilità che la missione europea potesse saltare in attesa di tempi più propizi. Sensazione ampiamente confermata da fonti europee che, in merito al tavolo di dialogo, hanno fatto sapere che “la situazione in completa evoluzione su diversi fronti, dalla Libia all'Iran e all'Iraq non permette per il momento di fare nessuna programmazione sull'agenda dei prossimi giorni di Borrell”, di fatto chiamando fuori causa colui che, in qualità di Alto rappresentante Ue, avrebbe dovuto guidare la delegazione di Bruxelles.

Scenario infuocato

Va da sé che la mobilitazione turca, annunciata dopo il voto del Parlamento ad Ankara, abbia scombinato le carte sul tavolo delle contrattazioni, anche in virtù di una missione diplomatica iniziata già con qualche riserva visto il progressivo inasprimento delle posizioni sul teatro libico (assieme all'Italia, era prevista la presenza dei ministri degli Esteri di Regno Unito, Germania e Francia) e proseguita peggio con l'esplosione della polveriera iraniana (con riflessi, seppur limitati, anche sul fronte nordafricano) e lo strike ad Hadaba, nella zona meridionale di Tripoli, con almeno trenta morti da attribuire, secondo il governo Sarraj, alle forze guidate dal generale Haftar. Il leader della Cirenaica, da parte sua, ha seccamente smentito di averlo ordinato, tirando in ballo addirittura le milizie Daesh della regione o di al-Qaeda, parlando, in sostanza, di un attentato terroristico ai danni dei cadetti. Una versione che non ha convinto Tripoli, da dove intanto arriva la notizia dell'arrivo dei primi soldati turchi.