Nel corso dell’udienza generale, Papa Leone XIV ha tenuto una profonda catechesi sul tema della speranza, soffermandosi sul racconto evangelico della guarigione del paralitico presso la piscina di Betzatà. Il Santo Padre ha invitato i fedeli a riflettere sulle situazioni di scoraggiamento e rassegnazione che spesso paralizzano interiormente l’essere umano. Attraverso le parole e i gesti di Gesù, il Pontefice ha indicato la misericordia divina come via di guarigione, riscoperta del desiderio autentico di vivere e assunzione di responsabilità, riaffermando che ogni esistenza può essere trasformata alla luce dell’incontro con Cristo.
Le parole del Santo Padre
Oggi pensiamo “alle situazioni in cui ci sentiamo bloccati e chiusi in vicolo cieco. A volte ci sembra che sia inutile continuare a sperare; diventiamo rassegnati e non abbiamo più voglia di lottare. Questa situazione viene descritta nei Vangeli con l’immagine della paralisi. Per questo motivo vorrei fermarmi oggi sulla guarigione di un paralitico”. Così stamane Papa Leone XIV introducendo la catechesi sulla speranza, in occasione della consueta udienza generale. Nei pressi del Tempio di Gerusalemme Gesù raggiunge i malati accanto ad una piscina, le cui acque erano considerate taumaturgiche. “Si veniva a creare così una sorta di guerra tra poveri. Quella piscina si chiamava Betzatà, che significa casa della misericordia: potrebbe essere un’immagine della Chiesa – ha osservato il Papa – dove i malati e i poveri si radunano e dove il Signore viene per guarire e donare speranza”. “Gesù – ha spiegato Leone XIV – si rivolge specificamente a un uomo che è paralizzato da trentotto anni. Ormai è rassegnato. In effetti, quello che ci paralizza, molte volte, è proprio la delusione. Ci sentiamo scoraggiati e rischiamo di cadere nell’accidia”.
La volontà di guarire
“Gesù rivolge a questo paralitico una domanda che può sembrare superflua: vuoi guarire? È invece – ha detto ancora il Pontefice – una domanda necessaria, perché, quando si è bloccati da tanti anni, può venir meno anche la volontà di guarire. A volte preferiamo rimanere nella condizione di malati, costringendo gli altri a prendersi cura di noi. È talvolta anche un pretesto per non decidere cosa fare della nostra vita. Gesù rimanda invece quest’uomo al suo desiderio più vero e profondo“.
Il valore della misericordia
Il paralitico replica dicendo che nessuno che lo aiuti. “Questo atteggiamento – ha proseguito Papa Leone – diventa il pretesto per evitare di assumersi le proprie responsabilità. Il paralitico aggiunge poi che, quando prova a immergersi nella piscina c’è sempre qualcuno che arriva prima di lui. Quest’uomo sta esprimendo una visione fatalistica della vita. Pensiamo che le cose ci capitano perché non siamo fortunati, perché il destino ci è avverso. Quest’uomo è scoraggiato. Si sente sconfitto nella lotta della vita. Gesù invece lo aiuta a scoprire che la sua vita è anche nelle sue mani. Lo invita ad alzarsi, a risollevarsi dalla sua situazione cronica, e a prendere la sua barella”. “Quel lettuccio – ha concluso – non va lasciato o buttato via: rappresenta il suo passato di malattia, è la sua storia. Fino a quel momento il passato lo ha bloccato; ora è lui che può prendere quella barella e portarla dove desidera: può decidere cosa fare della sua storia! Si tratta di camminare, prendendosi la responsabilità di scegliere quale strada percorrere. E questo grazie a Gesù. Chiediamo di tornare ad abitare nel Cuore di Cristo, che è la vera casa della misericordia!“.
L’appello alla pace
“Il cuore della Chiesa è straziato per le grida che si levano dai luoghi di guerra, in particolare da Ucraina, dall’Iran, da Israele, da Gaza”. Lo ha detto il Papa, che al termine dell’udienza di oggi, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana, ha lanciato un forte appello alla pace. “Non dobbiamo abituarci alla guerra, anzi bisogna respingere come una tentazione il fascino degli armamenti potenti e sofisticati”, l’appello di Leone XIV: “In realtà, poiché nella guerra odierna si fa uso di armi scientifiche di ogni genere, la sua atrocità minaccia di condurre i combattenti a una barbarie di gran lunga superiore a quella dei tempi passati. Pertanto, in nome della dignità umana e del diritto internazionale, ripeto ai responsabili ciò che soleva dire Papa Francesco: la guerra è sempre una sconfitta. E con Pio XII: nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra”.

