“Beati i costruttori di pace”: è con questo motto che Papa Leone XIV si appresta a visitare il Libano, dove il suo arrivo è previsto nel pomeriggio del 30 novembre, al termine della tappa in Turchia per la commemorazione dei 1700 anni del Concilio di Nicea. Uno slogan che non è soltanto un messaggio di circostanza, ma una dichiarazione di intenti, un orientamento spirituale che il Pontefice ha scelto come filo conduttore di questo nuovo viaggio apostolico. Il Libano, terra di straordinaria ricchezza culturale e religiosa, ma anche di profonde ferite storiche, rappresenta oggi un banco di prova per chiunque voglia costruire ponti, favorire il dialogo e promuovere una convivenza pacifica. In questo contesto complesso, la presenza del Papa assume un valore simbolico e concreto allo stesso tempo. È un invito a non rassegnarsi, a credere ancora nella possibilità di una pace basata sulla giustizia, sull’ascolto reciproco e sul rispetto delle identità.
La scelta dello slogan richiama anche una dimensione più ampia, che supera i confini geografici del viaggio: l’appello alla cura della nostra “Casa Comune”. Pace, fraternità e dialogo interreligioso non sono elementi separati, ma parti integranti di un’unica architettura etica che mira a restituire dignità all’essere umano ed equilibrio al Creato. La cura dell’altro, tema centrale di questo itinerario apostolico, non è dunque un gesto di semplice compassione, bensì un atto di responsabilità verso l’intera comunità umana. In questo senso, il viaggio in Libano assume anche un valore pedagogico per la comunità internazionale. Ricordare che la pace non nasce da proclami, ma dalla capacità quotidiana di riconoscere l’altro come portatore di una storia e di una speranza. Richiede fatica, costanza, rinuncia all’indifferenza e al pregiudizio. Richiede, in altre parole, artigiani più che spettatori.
Papa Leone XIV sceglie quindi di mettersi in cammino verso un Paese che, pur nella sua fragilità, continua a essere un simbolo di pluralismo e di resistenza. Il suo viaggio arriva come un invito, rivolto a credenti e non credenti, a riscoprire il valore della fraternità come strada per affrontare le sfide globali: dai conflitti alle migrazioni, dalle disuguaglianze alla tutela del pianeta. In un mondo attraversato da divisioni sempre più profonde, il Libano diventa così il luogo dove riaffermare una verità fondamentale: la pace non è un’utopia.

