Un terzo dei coralli morti di caldo

L'ondata di caldo marino che del 2016 ha colpito l'Australia, ha causato la morte di circa un terzo dei coralli della Grande Barriera Corallina. Questa, che fa parte del patrimonio mondiale Unesco, si estende per 2300 km al largo della costa nordest del continente insulare.

Lo rivela uno studio internazionale guidato da Terry Hughes, direttore dell'Arc Centre of Excellence for Coral Reef Studies, che ha esaminato il legame fra il livello di esposizione al calore, il susseguente sbiancamento e – in molti casi – la morte precoce dei coralli. Lo studio è stato pubblicato su Nature.

Piccoli polipi

Il corallo, percepito comunemente come un singolo organismo, è in realtà formato da migliaia di piccoli polipi, ognuno grande solo pochi millimetri. Di forma e di dimensione variabili, queste colonie sono tipiche delle acque tropicali, molto luminose e calde. Sono però organismi molto delicati e complessi, che ma sopportano sia le alte temperature sia l'inquinamento delle acque, variazioni che procurano loro la morte.

Lo studio

Secondo lo studio dell'Arc Centre, i coralli della Grande Barriera Corallina australiana hanno una tolleranza allo stress da calore ancora più bassa di quanto finora ritenuto. Mappando l'impatto dell'ondata di caldo del 2016 sui coralli lungo l'intera lunghezza della Barriera, gli scienziati hanno constatato uno stretto legame fra la moria dei coralli e le aree in cui l'esposizione al caldo è stata più estrema. La più colpita è stata la sezione settentrionale, più tropicale.

Lo studio, ripreso da Ansa, indica che “Nella punta alta delle temperature nel marzo 2016, molti milioni di coralli sono morti rapidamente, in un arco di solo due o tre settimane”. I ricercatori hanno anche osservato “reazioni marcatamente divergenti allo stress da calore. Alcuni coralli, come il corallo corna di cervo e quello tabulare, hanno sofferto una 'moria catastrofica', mentre altre specie si sono dimostrate più resilienti. Il risultato è di “cambiamenti radicali nel mix di specie coralline in centinaia di banchi individuali. Comunità mature e diversificate si stanno trasformando in sistemi più degradati e rimangono solo le specie più resilienti”.

Gas serra

Non bisogna però perdere le speranze. Se gli obiettivi dell'accordo di Parigi saranno raggiunti, e verrà ridotta l'emissione di gas serra – assicura Hughes – la barriera potrà sopravvivere come “una combinazione di coralli tolleranti del calore e di quelli capaci di riprendersi. La biodiversità sarà probabilmente minore e la copertura corallina sarà minore”. “Se però il riscaldamento continua al passo attuale – avverte – il gioco è finito”.