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Casa-famiglia “Santa Teresita”, cura e fraternità sulle Ande peruviane

Accoglienza e inclusione all'ombra delle Ande nella Casa-famiglia "Santa Teresita". L'intervista di Interris.it alla dottoressa Marta Valota, direttrice di Iscos Lombardia

La Casa Famiglia "Santa Teresita" in Perù (@ Iscos Lombardia, per gentile concessione)

Il Perù rurale, in particolare nelle regioni montane delle Ande, continua a essere segnato da profonde disuguaglianze sociali ed economiche. Le comunità che vivono in queste zone affrontano sfide quotidiane legate alla povertà estrema, all’isolamento geografico e alla carenza di servizi essenziali. Le persone con disabilità sono tra le più vulnerabili, spesso escluse dall’istruzione, dall’assistenza sanitaria e dalla partecipazione attiva alla vita comunitaria. Le famiglie, prive di sostegno adeguato, si trovano spesso sole nell’affrontare queste difficoltà. Interris.it, sulla situazione sociale nella zona e all’opera di prossimità di Iscos presso la Casa-famiglia “Santa Teresita”, ha intervistato la dott.ssa Marta Valota, direttrice di Iscos Lombardia.

La Casa Famiglia “Santa Teresita” in Perù (@ Iscos Lombardia, per gentile concessione)

L’intervista

Dottoressa Valota, come nasce e che obiettivi ha la Casa-famiglia “Santa Teresita”?

“La Casa-famiglia ‘Santa Teresita’ sorge a Pomallucay, in Perù, nel cuore delle Ande peruviane, a oltre tremila metri di altitudine, ed ha preso avvio con l’obiettivo di assistere le persone anziane e con disabilità, residenti nella zona di Ancash per far fronte alla loro condizione di marginalità e sofferenza. I beneficiari diretti sono 28 e sono affetti da diverse patologie, tra cui Alzheimer, piaghe da decubito, demenza senile, denutrizione, malattie legate alla vecchiaia, alla paraplegia e artrite reumatoide. Ci sono poi 40 malati cronici assistiti a domicilio, e 50 bambini, alcuni dei quali con disabilità, che svolgono attività ricreative. Tra le persone accolte c’è Ambrosia, trovata sotto i ponti a Huaraz. Non si sa nulla della sua storia: è anziana, ha l’Alzheimer e, in lei, la fragilità, si fa innocenza. C’è poi Pablo, affetto da cecità: ogni giorno, arriva alla Casa per mangiare e stare in compagnia. Era cantore ai funerali, e quando intona ancora qualche verso, sorride.”

In che modo e con quali azioni supportate i fruitori e gli operatori della struttura?

“Attraverso la collaborazione con l’associazione Mama Ashu, l’Operazione Mato Grosso e il sostegno dei Valdesi, mettiamo in campo diverse azioni, fornendo loro le cure necessarie, svolgendo lavori di manutenzione ordinaria della struttura e conferendo loro attrezzature mediche e sanitarie, anche attraverso il consolidamento del personale medico e infermieristico. Ciò che rende questo progetto davvero speciale è la presenza e l’opera delle persone: Erika, la responsabile della casa, ogni giorno, vive accanto agli ospiti della struttura, condividendone i bisogni, le fragilità, ma anche la forza e i sorrisi”.

Quali sono i vostri auspici per il futuro? 

“Intendiamo continuare e incrementare la nostra opera di sostegno alla Casa-famiglia ‘Santa Teresita’ e a tutte le persone in difficoltà residenti nell’area di Ancash”.

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