Minorenne stuprata e arsa viva dal branco

Ancora un episodio di orribile violenza in India, dove una sedicenne è stata dapprima violentata da un gruppo di uomini e, successivamente, arsa viva davanti ai suoi genitori. L'atroce crimine è avvenuto nello Stato di Jharkhand, nel villaggio di Rajakendua: a metterlo in atto, quattro giovani accusati di aver sequestrato e, in seguito, stuprato la giovanissima donna finendo condannati dal Consiglio del villaggio al solo pagamento di una multa che, in valuta corrente, risulta di appena 625 euro. La misera pena in denaro, però, è bastata a provocare l'ira dei quattro stupratori i quali, dopo aver ascoltato la “condanna”, si sono recati a casa della vittima della violenza e, dopo aver picchiato i suoi genitori, le hanno dato fuoco, uccidendola in modo sadico e vigliacco. Immediata la denuncia della famiglia della ragazza, con la Polizia intervenuta per arrestare gli assassini evitando che venissero linciati dalla folla inferocita.

Le proteste

Un delitto orripilante che segue di appena qualche giorno la grande protesta contro gli stupri e le violenze in territorio indiano: in moltissime città, tra le quali le grandi Dehli, Bangalore e Mumbai, migliaia di persone erano scese in strada per manifestare, cercando di mostrare un lato dell'India diverso e preponderante rispetto al vile comportamento di soggetti che infangano il nome stesso del Paese. Una dimostrazione del tutto simile a quella avvenuta nel 2012, quando l'uccisione di una giovane donna (avvenuta anche in questo caso dopo una violenza di gruppo) aveva spinto gli indiani a gridare tutto il loro dissenso contro episodi di quel tipo (a scatenare il malumore popolare la morte della piccola Asifa Bano, di soli 8 anni). Una protesta che, a ogni modo, non è servita a incidere positivamente sulla percentuale di delitti simili commessi in India: tra il 2013 e il 2016 sono aumentate dalle 58.224 alle attuali 106.958. Il numero si riferisce solo alle denunce alle autorità.

Il provvedimento

Alla fine del mese scorso, il governo indiano aveva annunciato l'introduzione della pena di morte (uno degli slogan apparsi nei cortei di protesta di quei giorni) per chi commette violenze sessuali nei confronti delle minori di 12 anni: fino a quel momento, per chi commetteva reati di questo tipo era previsto l'ergastolo quale massima pena. La riunione dell'esecutivo indiano era stata presieduta dal premier Narendra Modi: durante l'assemblea, era stato varato un emendamento al Protection of children from sexual offence act, la legge sulla protezione dei minori dai reati di tipo sessuale, con il quale era stata introdotta la pena capitale. Il provvedimento (che resterà valido sei mesi) per divenire legge a tutti gli effetti dovrà essere firmato dal presidente Ram Nath Kovind e, infine, ratificato dal Parlamento.