Mons. Felicolo (Migrantes): “Accogliere i migranti è accogliere Cristo tra noi”

Mons. Pierpaolo Felicolo, Direttore generale della Fondazione Migrantes, commenta su Interris.it il messaggio di Papa Francesco per la 110ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato e riflette sull'impegno della Fondazione per una cultura di accoglienza e di pastorale migratoria

Foto: SAVERIO DE GIGLIO

“Tutti noi siamo migranti in cammino su questa terra, in cammino verso la ‘vera Patria’, verso il Regno dei Cieli”. Con queste parole, Mons. Pierpaolo Felicolo, Direttore generale della Fondazione Migrantes, ci invita a riflettere sul profondo significato spirituale della migrazione, non solo come fenomeno sociale ma anche come simbolo di un percorso universale che coinvolge l’intera umanità, in occasione della 110ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Nell’intervista a Interris.it, Mons. Felicolo esplora il ruolo della Chiesa e le iniziative pastorali messe in atto per rispondere alle esigenze, non solo materiali, ma anche spirituali di chi è costretto a lasciare la propria terra. La Fondazione Migrantes – organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana istituito il 16 ottobre 1987 – si impegna quotidianamente a favorire una cultura dell’accoglienza e della fraternità, lavorando al fianco dei migranti per promuovere l’integrazione e contrastare la paura e i pregiudizi. Attraverso azioni concrete e momenti di sensibilizzazione, la Chiesa invita a vivere l’incontro con il migrante come un incontro con Cristo stesso, per costruire una società più giusta e solidale. L’intervista offre una riflessione profonda sulle sfide attuali e future della società (non solo cattolica) e sul contributo indispensabile che ciascuno di noi può dare per rendere il mondo un luogo dove ogni persona possa sentirsi accolta e amata, riscoprendo nell’altro non un estraneo, ma un fratello.

MONS. PIERPAOLO FELICOLO DIRETTORE FONDAZIONE MIGRANTES. Credit: ANDREA PANEGROSSI

L’intervista a Mons. Pierpaolo Felicolo, Direttore generale della Fondazione Migrantes

Alla luce del messaggio del Santo Padre Francesco per la 110ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, come è possibile sostenere i migranti non solo nelle loro necessità materiali ma anche spirituali?

“Tutti noi siamo migranti in cammino su questa terra, in cammino verso la ‘vera Patria’, verso il Regno dei Cieli. Papa Francesco nel Messaggio per la 110a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato ci ricorda come i migranti siano l’icona contemporanea di questo popolo in cammino, che ha Dio come compagno di viaggio. La figura del Buon Samaritano, esempio di fraternità e responsabilità, viene consegnata a noi, operatori impegnati nella pastorale migratoria, come modello da seguire nel segno dell”amicizia sociale’ e della ‘fraternità universale’. Va da sé che non siamo chiamati soltanto ad un aiuto materiale, pur importante, ma a ‘farci prossimi’ e ad ‘essere prossimo’ anche in senso spirituale ed esistenziale”.

Quali iniziative pastorali sta portando avanti la Fondazione Migrantes in tal senso e per favorire una cultura dell’accoglienza cristiana?

“La Fondazione Migrantes prova a favorire una cultura dell’accoglienza, non solo fra la comunità cristiana, in molti modi. Anzitutto con la testimonianza, stando al fianco delle persone migranti, tanto nei loro momenti di necessità quanto nei momenti di festa; accanto a ciò, fra le attività principali del nostro organismo c’è la cura spirituale, attraverso figure pastorali differenti, degli emigrati italiani all’estero, degli immigrati esteri in Italia, della gente dello spettacolo viaggiante e dei rom e sinti”.

Il messaggio del Papa sottolinea come l’incontro con i migranti sia un incontro con Cristo. Come possiamo sensibilizzare maggiormente la società su questo aspetto?

“La dimensione dell’incontro è fondamentale per un approccio realmente umano ai fenomeni della mobilità. Per fare questo, proviamo anche a diffondere una corretta informazione per favorire una comprensione più veritiera dei fenomeni della mobilità umana: anche questo è lavoro pastorale. Portiamo avanti questa attività sia attraverso le nostre ricerche e pubblicazioni sia con momenti specifici di formazione e confronto, anche sul territorio. Spiccano, in tal senso, i tre Rapporti istituzionali promossi ormai da diversi anni: il Rapporto Immigrazione, realizzato insieme a Caritas Italiana, che fotografa la realtà dell’immigrazione strutturale nel nostro Paese; il Rapporto Italiani nel Mondo, che si occupa di un tema spesso dimenticato o sottovalutato, l’emigrazione italiana all’estero; e, infine, il Report sul Diritto d’Asilo, che guarda nello specifico al complesso e delicato mondo di profughi, rifugiati e richiedenti asilo”.

Quali sono le sfide che la Fondazione Migrantes prevede di affrontare nel prossimo futuro e in quali aree è necessario un intervento maggiore?

“Sentiamo come nostro il compito di richiamare alle proprie responsabilità sia la comunità cristiana che quella civile: la sfida di superare la paura, che non può essere il sentimento che orienta i rapporti con le persone migranti. La sfida di una vera integrazione, che preveda attenzioni specifiche, come l’insegnamento della lingua italiana, la formazione al lavoro, l’accesso alle cure mediche, la parità di diritti e di doveri, una maggiore partecipazione alla vita civile, il sostegno alle seconde generazioni, con inclusione scolastica, sportiva. Come dicevo, dobbiamo cogliere l’opportunità dell’incontro, e di un incontro fraterno. Ne usciremo arricchiti, anche nella verità”.

Nel messaggio, il Papa ha fatto un parallelismo tra l’esodo del popolo di Israele e i migranti. In che modo questa analogia biblica può arricchire la comprensione delle sfide che i migranti affrontano oggi?

“Vorrei fare miei i pensieri che appartengono al Santo Padre, il papa Francesco: l’esodo è un viaggio, come il cammino vero il Regno dei Cieli. La Chiesa è sempre in cammino, sempre itinerante, e perciò i migranti sono un’icona di questo cammino. In questo viaggio Dio si fa presente, è vicino, anzi addirittura in mezzo al suo popolo. Rifiuta di stare chiuso nel tempio: gli è cara la tenda, perché vuole farsi compagno di strada. Dio è itinerante, passa ‘da una tenda a un’altra’: non ne salta nessuna, vuole incontrare tutti, vuole farsi vicino a tutti, vuole che tutti sperimentino la sua accoglienza, la sua misericordia. Nessuno dev’essere ai margini in queste ‘tende’ e tutti sono visitati, tutti sono importanti. Molti migranti fanno esperienza di questo, e per questo si affidano a lui: quante bibbie, vangeli, rosari, accompagnano i migranti nei loro viaggi! Dio non solo è accanto a loro e in mezzo a loro, ma si identifica nelle donne e negli uomini in cammino nella storia”.

Vuole fare un appello nello spirito della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato?

“Sì. Vorrei fare un richiamo allo spirito evangelico di Matteo 25: ‘In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me’ (cfr. Mt 25,40). Si tratta di assumere un atteggiamento di verità e di servizio, al quale ci richiama lo stesso Cristo: ‘Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri’ (cfr. Gv 13,14). Non dimentichiamo che sul nostro cammino ogni incontro con l’altro, soprattutto se povero, migrante, bisognoso del nostro aiuto, permette di incontrare veramente il volto di Gesù”.