Il brano del vangelo di oggi è la continuazione di quello di domenica scorsa. Siamo
ancora “in casa” (Marco 9,33), la casa di Pietro e di Gesù. Il fatto che questo accada in
casa ha una valenza simbolica. Significa che Gesù si sta rivolgendo in particolare alla
comunità cristiana, dando ai suoi delle normative di vita.
Nel suo nome
Dopo la questione di chi fosse il più grande e la catechesi di Gesù sulla piccolezza, viene a galla un altro fatto, sollevato dall’apostolo San Giovanni: “Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva”. Gli “esorcisti”, per dare forza al loro esorcismo, solevano invocare nomi di angeli e di personaggi che si supponeva avessero un potere di guarigione. I Dodici erano gelosi (come Giosuè nella prima lettura) che altri al di fuori del gruppo si servissero del nome del loro Maestro. La risposta di Gesù è perentoria: “Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi”.
Tre detti di Gesù
Susseguono tre detti di Gesù incastonati qui, apparentemente non connessi tra di loro. In realtà ogni sentenza è collegata alla precedente tramite una parola o un argomento. Tre temi emergono dall’insieme del testo del vangelo: il nome di Gesù, la piccolezza e lo scandalo (verso i piccoli e verso noi stessi).
Spunti di riflessione
“Nel tuo nome”. Da quanto dice l’apostolo San Giovanni, sembra che i Dodici
volevano “impadronirsi” del nome di Gesù. Solo loro potevano scacciare i demòni nel
suo nome. Pretendevano averne l’esclusiva. Quell’altro lo faceva abusivamente perché
non era “uno di loro”. La tentazione di monopolizzare il nome di Cristo, di
incapsularlo nella nostra chiesa, nel nostro gruppo, associazione o movimento, è
sempre attuale. Abbiamo diviso il mondo in due: noi che siamo “dentro” e gli altri che
sono “fuori”. Ma chi è veramente “dentro” e chi invece “fuori”?
Colui che agisce nel nome di Gesù
Lo Spirito è libero e non si lascia confinare. Il Regno di Dio non conosce frontiere di pensiero, di credo o di religione. Egli è presente e agisce dovunque, sia nel cuore del credente come dell’agnostico o dell’ateo. Solo Dio è davvero “cattolico”, cioè universale, Dio e Padre di tutti! Noi, purtroppo, talvolta siamo come San Giovanni e Giosuè: vorremmo accaparrarci lo Spirito e soffriamo di gelosia constatando che tanti sono più bravi, più generosi e solidali di noi, senza fare riferimento al nome di Cristo. Un giorno essi ascolteranno con stupore questa parola di Gesù: “L’avete fatto a me” e “l’avete fatto grazie a me”! Si può agire nel nome di Cristo senza nemmeno saperlo. Il cristiano “cattolico” è colui che è capace di riconoscere la presenza di Dio ovunque si fa il bene, di meravigliarsi e lodare il Signore, santificando così il suo Nome. L’espressione “nel mio nome” (in bocca a Gesù) o “nel tuo nome” (in bocca agli apostoli) o nel nome di Gesù/Cristo/Signore appare frequentemente nel Nuovo Testamento, ma particolarmente nei vangeli (quasi una quarantina di volte) e negli Atti degli Apostoli (una trentina di volte). Il cristiano è colui che agisce nel nome di Gesù: nasce, vive, ama, opera, prega, annuncia, fa il bene, combatte il male, soffre, è perseguitato, muore… sempre a causa del Suo Nome. Il Suo Nome diventa progressivamente la nostra identità, o nostro nome, fino a poter dire come Paolo: “Non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Galati 2,20). Possiamo chiederci, tuttavia, se è questo nome che regola la nostra vita. Perché può capitare che siano altri nomi (dei numerosi idoli) ad essere padroni della nostra vita, dimenticandoci che “in nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati” (Atti 4,12).
Piccoli gesti di valore
I piccoli gesti fatti nel Suo Nome. “Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua (Matteo aggiunge: “fresca”) nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa”. Questo detto di Gesù, sul valore dei piccoli gesti, si collega al precedente per l’allusione al nome di Gesù. Fare le cose nel nome di Cristo porta un surplus di grazia, anche se si tratta di piccoli gesti, perché “sono i gesti minimi che rivelano la verità profonda dell’uomo” (S. Fausti). L’attenzione verso i piccoli: “Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare.” Essere gettato in mare era la peggiore delle morti perché solo il corpo sepolto sarebbe risuscitato. Gesù si riferisce qui ai deboli nella fede, ma quanto egli dice si può applicare a tutti i generi di piccoli: i marginalizzati, i poveri, i sofferenti, i bisognosi…
Un esame di coscienza
La potatura continua. “Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala… Se il tuo piede…, taglialo… Se il tuo occhio…, gettalo via!”. Gesù usa delle espressioni assai dure per esprimere la determinazione nella lotta contro quanto nella nostra vita ci fa inciampare e cadere. Forse di mani, di piedi e di occhi ne avremmo da tagliare o da cavare. Tante volte siamo come certe figure della mitologia greca, con cento mani che afferrano tutto, cento piedi che ci fuorviano continuamente dalla retta via, cento occhi che ci impediscono di concentrare il nostro sguardo su Cristo. La vita del cristiano richiede una potatura continua. Forse oggi questa parola ci invita ad un esame di coscienza per discernere cosa dovrei tagliare per non correre il rischio di perdere la vita.