L’epidemia dell’Ebola e la lotta contro gli jihadisti di Boko Haram sono i temi scottanti al centro del ventiquattresimo Vertice dell’Unione Africana. I capi di Stato e di governo e i rappresentanti degli oltre 50 paesi membri dell’Unione affronteranno diversi questioni, fra cui le strategie di sviluppo a lungo termine, i conflitti che assediano il Paese e i vari temi di attualità socio-culturali come l’emancipazione femminile.
In queste ore l’Unione Africana ha eletto come suo presidente il capo di Stato dello Zimbabwe, Robert Mugabe. Il 90enne leader africano succede al presidente della Mauritania, Mohammed Ould Abdel Aziz, nel ricoprire la carica che ruota di anno in anno fra i capi di stato dei 54 paesi membri. Alla guida del suo Paese dal 1980, Mugabe non è ben voluto da tutti, in molti nel suo Paese lo accusano di aver instaurato un regime dittatoriale, di portare avanti repressioni verso le minoranze etniche e infine di appropriazione personale degli aiuti internazionali e violazioni dei diritti umani. Gli Stati Uniti e l’Unione Europea infatti lo hanno dichiarato “persona non grata” secondo quella formula latina usata nelle relazioni diplomatiche per indicare un’autorità non gradita.
E’ in questo contesto che il segretario generale dell’Onu ha chiesto ai leader africani durante l’apertura del summit di non “aggrapparsi alle poltrone del potere” e a lasciare i loro incarichi al termine del mandato. “Condivido i timori” espressi nei confronti di quei “dirigenti che si rifiutano di lasciare le loro funzioni alla fine del mandato”, ha dichiarato Ban Ki-moon aggiungendo che “le modifiche non democratiche della Costituzione e i vuoti giuridici non dovrebbero essere utilizzati per aggrapparsi al potere”. Concludendo il segretario dell’Onu ha esortato i leader africani e nel mondo a prestare attenzione alla voce del popolo: “I dirigenti moderni non possono permettersi di ignorare i desideri e le aspirazioni di coloro che li rappresentano”.