La lunga attesa dei locali da ballo per la ripartenza

L'intervista di In Terris al presidente dell'associazione di categoria Silb-Fipe Maurizio Pasca, il quale riferisce che nove attività su dieci sono ferme da un anno e mezzo e circa una su tre ha chiuso. Previste altre chiusure se non arriva il via libera del governo

C’è amarezza in chi non sente dare risposta alla sua domanda. Dopo uno stop delle attività per un anno e mezzo, fatta salva una parentesi nell’estate 2020, a causa della pandemia di Covid e delle conseguenti misure di contenimento, il settore delle discoteche e dei locali da ballo chiede di sapere quando potrà ripartire. Ma non solo, perché denuncia anche il fenomeno di un “abusivismo senza regole né controlli”, parola del presidente di Silb-Fipe Maurizio Pasca, l’associazione italiana imprese di intrattenimento da ballo e di spettacolo, mentre negli ultimi giorni si hanno notizie di rave party in alcune località della Penisola.

La lunga interruzione ha comportato la chiusura di molti locali e difficoltà economiche per chi opera nel settore. Nell’intervista rilasciata a In Terris, il presidente Pasca riferisce che nove attività su dieci sono ferme ininterrottamente da 17 mesi, che il 30% ha chiuso e senza l’ok alla ripresa delle attività si prevedono altre chiusure. Inoltre molti dei dipendenti hanno subìto un forte contraccolpo economico e alcuni hanno cercato un altro posto di lavoro.

Il via libera alla ripresa delle attività è atteso dal governo. In merito, il Comitato tecnico scientifico ha già espresso parere favorevole alla riapertura, secondo certe condizioni come l’ingresso consentito ai soli possessori di Green pass.

Per far meglio sentire la loro voce, martedì 6 luglio i rappresentanti della categoria hanno manifestato in diverse regioni, dalla Sardegna all’Umbria.

Il parere del Cts

Alla fine di giugno il Cts si è riunito per esprimersi sulle condizioni per la riapertura delle discoteche e dei locali da ballo. Secondo gli esperti, le attività possono riprendere per la stagione estiva in base all’osservanza di alcuni criteri. Deve essere garantito “lo svolgimento esclusivamente all’aperto“, l’ingresse deve essere “limitato ai possessori di un certificato verde valido che non può essere sostituito da autocertificazione”, l’affollamento non può superare “il 50% della capienza massima ivi incluso il personale di servizio e dipendente”, deve essere “garantita la tracciabilità degli utenti” e, in un ultimo, l’ingresso deve essere precluso “a chiunque abbia una temperatura superiore a 37,5 C° o sintomatologia compatibile con Covid-19”.

Le manifestazioni

“Ormai si balla dappertutto, tranne nei locali nati per ballare. Abbiamo bisogno di una data certa nella quale le discoteche potranno finalmente accogliere le persone, garantendo loro sicurezza e rispetto dei protocolli sanitari”, ha dichiarato nella giornata delle manifestazioni il presidente Silb-Fipe Pasca. “Oggi ho scritto ai ministri competenti per sensibilizzarli e chiedere che,  in occasione del prossimo Consiglio dei ministri, sia messo all’ordine del giorno la riapertura delle discoteche“, ha proseguito Pasca. Lo riferisce LaPresse.

Nel resto Italia alcuni presidi si sono svolti davanti le sedi regionali della Rai, come in Umbria e in Emilia-Romagna.

“Consegnati video e foto che confermano come, mentre i nostri locali da ballo sono ancora chiusi, si stia ballando dappertutto, abusivamente e senza controllo”, ha dichiarato il presidente Silb-Fipe Emilia-Romagna Gianni Indino occasione della manifestazione a Bologna. “I nostri locali sanno gestire i grandi flussi di persone, siamo pronti a rispettare protocolli e linee guida, cosa dobbiamo aspettare ancora? Senza una data per la riapertura non ci è stato consentito di programmare, di ricercare il personale, di organizzare il lavoro e l’estate sta correndo via veloce”, ha aggiunto.

L’intervista

Della difficile situazione del mondo dei lavoratori dei locali da ballo, tra cui rientrano le discoteche, e dell’impatto economico dovuto al prolungato periodo di stop, In Terris ne ha parlato con il presidente di Silb-Fipe, l’associazione italiana imprese di intrattenimento da bello e di spettacolo, Maurizio Pasca.

In quali condizioni si trova il settore?

Il 90% delle attività è ininterrottamente chiuso dallo scorso anno, tranne per quella parentesi estiva di una quarantina di giorni quando hanno riaperto il 10% delle discoteche e dei locali da ballo. Siamo chiusi da circa 17 mesi e ancora non abbiamo una data per la riapertura. Oltre al danno economico che il settore ha subito, stiamo subendo anche la beffa. Si balla ovunque, in qualsiasi ambito e in qualsiasi luogo, addirittura si fanno dei rave party, come quello che c’è stato pochi giorni fa in provincia di Pisa, senza nessuna accortezza per la sicurezza sanitaria.

Quali sono i numeri che lo caratterizzano?

In Italia ci sono circa tremila locali, nella cui suddivisione rientrano discoteche e sale da ballo. Il valore economico dell’intero settore è di due miliardi di euro. I lavoratori sono circa centomila, da mesi non percepiscono stipendio. Hanno dei contratti atipici, a intermittenza o a chiamata, e non hanno potuto aver accesso a nessun ammortizzatore sociale finora emesso dal governo.

Ci può illustrare la tipologia di dipendenti?

Nel nostro settore sono impiegati i lavoratori dello spettacolo, come i dj, ma anche baristi, guardarobieri e manutentori. La discoteca non è un’attività che apre tutti i giorni, solitamente fa uno o al massimo due servizi alla settimana e quindi queste persone hanno tipologie di contratti a chiamata o intermittenza, solo una piccola parte sono assunti a tempo determinato o indeterminato. Molti di questi hanno addirittura cambiato mestiere perché qualcuno se non lavora per tanti mesi  deve anche reinventarsi e fare qualcosa di diverso. Questo significa che molti non torneranno più a lavorare nelle discoteche.

Qual è stato della pandemia, in termini economici?

I locali sono sul lastrico e i sostegni ottenuti sono stati ben poca cosa rispetto alle perdite. Il 30% delle attività ha ormai chiuso, dovendo pagare affitti, utenze e tasse, oltre che anticipare la cassa integrazione per chi l’ha potuta avere. Dopo tanti mesi di chiusura non riesce a stare in piedi. L’affitto di una discoteca è abbastanza gravoso e incide notevolmente sul bilancio. Ci sono discoteche che pagano 300mila euro di affitto all’anno. Il valore economico nel 2019 è stato di due miliardi di euro. Nel 2020 siamo stati chiusi tutto l’anno e siamo chiusi completamente anche per questi mesi del 2021. Quindi abbiamo perso tutto il valore economico di quest’anno e mezzo.

Quali sono le previsioni?

Qualora non dovessimo riaprire questa estate un ulteriore 40% è destinato a chiudere. Le discoteche all’aperto, quelle stagionali, estive, sono chiuse dal settembre del 2019. Lo scorso anno il 10% ha riaperto solo per un periodo limitato, con le condizioni applicate molte hanno deciso di non riaprire e non si sa quando potranno farlo.

Qual è stata l’entità dei ristori?

Il ristoro è stato calcolato sul differenziale di un mese che per noi è “spento”, cioè aprile 2019 e aprile 2020. La perdita si quantifica meglio dicembre su dicembre o agosto su agosto. La prima volta abbiamo avuto il 20% sulla perdita di fatturato sul mese aprile 2019-aprile 2020. Significa che un locale che ha perso un milione di euro avrà ricevuto come ristoro a fondo perduta una cifra tra i 20mila e i 30mila euro. Il massimo del ristoro che un locale poteva ottenere è di 150mila euro. Dato che siamo l’unico settore chiuso ininterrottamente da così lungo tempo, doveva essere calcolato sull’anno intero.

Quali le vostre proposte in materia di sicurezza sanitaria?              

Ne abbiamo presentato uno per fare due test sperimentali, a Milano e a Gallipoli, ma nessuno si è espresso nel merito. All’estero invece si sono svolti, come a San Marino. Poi ne abbiamo presentato anche un altro per la riapertura delle attività. Il protocollo prevedeva di far entrare in discoteca chi è munito di un green pass, ovvero chi è vaccinato, chi ha contratto la malattia ed è guarito oppure ha fatto un tampone con esito negativo. Questo significa che potevamo garantire la sicurezza sanitaria all’interno dei nostri locali, cosa che non vediamo nella movida fuori controllo.