Rifugiati e perseguitati, appello umanitario al Papa dall’Egeo in sofferenza

L'urgenza di un nuovo piano di ricollocazione, come quello in funzione in Europa nel biennio 2015-2017. Domani la visita del Pontefice a Lesbo

migranti
Una donna con un bambino in un campo rifugiati a Moria, sull'isola greca di Lesbo - Foto © Angelos Tzortzinis per AFP

Sos rifugiati. Le ong italiane impegnate a Lesbo si appellano a Francesco. Domani il Papa visita l’isola-simbolo dei flussi migratori verso l’Europa. Una lettera indirizzata al Pontefice. Firmata da 36 Associazioni che operano in Grecia e Lesbo. “La sua visita a Lesbo ci riempie di gioia e speranza– spiegano Intersos e le altre organizzazioni umanitarie- Per noi è molto importante che la Chiesa cattolica mostri così il suo grande interesse per i rifugiati. I più deboli. E i perseguitati di questo mondo. Ricordiamo con grande emozione la sua precedente visita. E assistiamo alla sua costante mobilitazione personale. Per i profughi che attraversano il Mediterraneo. Cercando di raggiungere soprattutto i paesi del Sud Europa. Questo indirizzo della  Chiesa verso l’Altro, nel quale cerca il Prossimo, è uno dei segni più confortanti del nostro tempo“.

Rifugiati
Foto © Alexandros Michalidis per AP

Emergenza rifugiati

“La crisi dei rifugiati non è finita. I recenti eventi in Afghanistan. I drammatici sviluppi in Yemen ed Etiopia. Accrescono costantemente i rischi per la vita e la libertà di sempre più persone che hanno bisogno e hanno diritto alla protezione internazionale. Come è scritto nella Convenzione di Ginevra- sottolineano le Ong nell’appello al Papa-. Questo diritto non deve essere relativizzato o contestato. I paesi europei non possono negare la loro parte di responsabilità nella protezione dei rifugiati. Spostare la responsabilità su altri paesi in cambio di aiuti finanziari aumenta le disuguaglianze globali. Ed è moralmente deplorevole. Ed espone spesso i rifugiati al rischio di maltrattamenti. O li pone in uno stato di protezione soggetta a limitazioni. Certi governi europei negano, da la propria parte di responsabilità”.rifugiati

Piano necessario

A Lesbo si trovano migliaia di rifugiati dall’Afghanistan, dall’Iraq. Dal Congo. E da decine di altri paesi. Alcuni di loro rimarranno in Grecia per sempre. “Lo Stato greco deve elaborare immediatamente un piano per la loro integrazione – esortano le organizzazioni umanitarie-. Per gli altri serve un nuovo piano di ricollocazione. Come quello in funzione in Europa negli anni 2015-2017“. La popolazione di rifugiati di Lesbo è inferiore a quella della precedente visita papale del 2016. Migliaia di persone sono state trasferite nell’entroterra. E in numero minore negli altri paesi europei. Le organizzazioni internazionali denunciano “gravi violazioni dei diritti dei rifugiati al confine europeo che arrivano al respingimento in Turchia”. Questa tattica “mette in pericolo immediato la vita delle persone. Compresi i bambini piccoli. Spesso lasciati senza protezione in mare“.rifugiati

Richiesta d’asilo

Nuovi centri di accoglienza e identificazione “chiusi e controllati” sono in preparazione su cinque isole dell’Egeo. Per l’accoglienza dei richiedenti asilo. Il primo è già stato inaugurato ed è operativo a Samos. “La permanenza per molti mesi in luoghi di isolamento, lontano dalle città e dalla popolazione locale privi le persone dei diritti fondamentali. Non aiuta la loro integrazione. E spesso crea loro problemi vitali. Esistenziali. E mentali. L’integrazione nella futura società di accoglienza è un processo che dovrebbe iniziare dal primo giorno. L’isolamento delle persone in queste condizioni significa che non hanno un facile accesso ai servizi sanitari. I bambini sono privati del diritto all’istruzione. Stare in queste condizioni è più simile a una prigione a cielo aperto”. Intersos e le altre 35 organizzazioni firmatarie esprimono al Papa “gratitudine”. Per il fatto che, “come leader religioso di miliardi di credenti si oppone con coerenza a qualsiasi fenomeno di xenofobia e razzismo”. Ricordando il valore fondamentale su cui “si basa la nostra convivenza comune. Cioè la nostra comune specie umana“.