Udienza, Papa: “I conflitti non si risolvono con la guerra ma con il dialogo”

Il Papa ha incentrato la sua meditazione sul Suo recente Viaggio Apostolico in Bahrein e invocato pace per l'Ucraina: "Tante crudeltà dai mercenari"

Fonte: Vatican News

Oggi Papa Francesco ha fatto la consueta catechesi generale del mercoledì da Piazza san Pietro. Ha incentrato la sua meditazione sul Suo recente Viaggio Apostolico in Bahrein.

La catechesi del Santo Padre

Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Tre giorni fa sono rientrato dal viaggio nel Regno del Bahrein. Desidero ringraziare tutti coloro che hanno accompagnato questa visita con il sostegno della preghiera, e rinnovare la mia riconoscenza a Sua Maestà il Re, alle altre Autorità, alla Chiesa locale e alla popolazione per la calorosa accoglienza. Viene spontaneo chiedersi: perché il Papa ha voluto visitare questo piccolo Paese a grandissima maggioranza islamica? Vorrei rispondere attraverso tre parole: dialogo, incontro e cammino.

Dialogo: l’occasione del Viaggio, desiderato da tempo, è stata offerta dall’invito del Re a un Forum sul dialogo tra Oriente e Occidente. Dialogo che serve a scoprire la ricchezza di chi appartiene ad altre genti, ad altre tradizioni, ad altri credo. Il Bahrein, un arcipelago formato da tante isole, ci ha aiutato a capire che non si deve vivere isolandosi, ma avvicinandosi. Lo esige la causa della pace, e il dialogo è “l’ossigeno della pace”. Quasi sessant’anni fa il Concilio Vaticano II, parlando della costruzione dell’edificio della pace, affermava che «tale opera esige che [gli uomini] dilatino la loro mente e il loro cuore al di là dei confini della propria nazione, deponendo ogni egoismo nazionale ed ogni ambizione di supremazia su altre nazioni, e nutrendo invece un profondo rispetto verso tutta l’umanità, avviata ormai faticosamente verso una maggiore unità» (Gaudium et spes, 82).

In Bahrein ho avvertito questa esigenza e ho auspicato che, in tutto il mondo, i responsabili religiosi e civili sappiano guardare al di fuori dei propri confini, delle proprie comunità, per prendersi cura dell’insieme. Solo così si possono affrontare certi temi universali, come la dimenticanza di Dio, la tragedia della fame, la custodia del creato, la pace. In questo senso il Forum di dialogo, dal titolo “Est e Ovest per la coesistenza umana”, ha esortato a scegliere la via dell’incontro e a rifiutare quella dello scontro. Quanto bisogno ne abbiamo! Penso alla folle guerra di cui è vittima la martoriata Ucraina, e a tanti altri conflitti, che non si risolveranno mai attraverso l’infantile logica delle armi, ma solo con la forza mite del dialogo. Ma non ci può essere dialogo senza – seconda parola – incontro.

In Bahrein ci siamo incontrati, e più volte ho sentito emergere il desiderio che tra cristiani e musulmani gli incontri aumentino, che si stringano rapporti più saldi, che ci si prenda maggiormente a cuore. In Bahrein – come si usa in oriente – le persone si portano la mano al cuore quando salutano qualcuno. L’ho fatto anch’io, per fare spazio dentro di me a chi incontravo. Perché, senza accoglienza, il dialogo resta vuoto, apparente, rimane questione di idee e non di realtà. Tra i tanti incontri, ripenso a quello con il caro Fratello, il Grande Imam di Al-Azhar; e a quello con i giovani della Scuola del Sacro Cuore, studenti che ci hanno dato un grande insegnamento: studiano insieme, cristiani e musulmani. Da giovani, da ragazzi, da bambini occorre conoscersi, così che l’incontro fraterno prevenga le divisioni ideologiche. Ma anche gli anziani hanno offerto una testimonianza di saggezza fraterna: ripenso all’incontro con il Muslim Council of Elders, un’organizzazione internazionale nata pochi anni fa, che promuove buoni rapporti tra le comunità islamiche, all’insegna del rispetto, della moderazione e della pace, opponendosi all’integralismo e alla violenza.

Arriviamo così alla terza parola: cammino. Il viaggio in Bahrein non va visto come un episodio isolato, fa parte di un percorso, inaugurato da San Giovanni Paolo II quando si recò in Marocco. Così, la prima visita di un Papa in Bahrein ha rappresentato un nuovo passo nel cammino tra credenti cristiani e musulmani: non per confonderci o annacquare la fede, ma per costruire alleanze fraterne nel nome del padre Abramo, che fu pellegrino sulla terra sotto lo sguardo misericordioso dell’unico Dio del Cielo, Dio della pace. Per questo il motto del viaggio era: “Pace in terra agli uomini di buona volontà”. Dialogo, incontro e cammino in Bahrein si sono realizzati anche tra i cristiani: il primo incontro, infatti, è stato ecumenico, di preghiera per la pace, con il caro Patriarca e Fratello Bartolomeo e con fratelli e sorelle di varie confessioni e riti. Ha avuto luogo nella Cattedrale, dedicata a Nostra Signora d’Arabia, la cui struttura evoca una tenda, quella in cui, secondo la Bibbia, Dio incontrava Mosè nel deserto, lungo il cammino. I fratelli e le sorelle nella fede, che ho incontrato in Bahrein, vivono davvero “in cammino”: sono per la maggior parte lavoratori immigrati che, lontani da casa, ritrovano le loro radici nel Popolo di Dio e la loro famiglia nella grande famiglia della Chiesa.

E vanno avanti con gioia, nella certezza che la speranza di Dio non delude (cfr Rm 5,5). Incontrando i Pastori, i consacrati e le consacrate, gli operatori pastorali e, nella festosa e commovente Messa celebrata allo stadio, tanti fedeli, provenienti anche da altri Paesi del Golfo, ho portato loro l’affetto di tutta la Chiesa. E oggi vorrei trasmettere a voi la loro gioia genuina, semplice e bella. Incontrandoci e pregando insieme, ci siamo sentiti un cuore solo e un’anima sola. Pensando al loro cammino, alla loro esperienza quotidiana di dialogo, sentiamoci tutti chiamati a dilatare gli orizzonti, ad aprirci e allargare gli interessi, a dedicarci alla conoscenza degli altri. Perché il cammino della fraternità e della pace, per procedere, ha bisogno di tutti e di ciascuno. La Madonna ci aiuti in questo!

Papa: “Pace per l’Ucraina, tante crudeltà dai mercenari”

“Rinnovo il mio invito alla preghiera per la martoriata Ucraina: chiediamo al Signore la pace per questa gente così tribolata, e che soffre tanta crudeltà, tanta crudeltà, da parte dei mercenari che fanno la guerra”. Così il Papa al termine dell’udienza generale.

Il Papa ricorda suora beatificata in Kenya

“Sabato scorso a Merù (Kenya) è stata beatificata Suor Maria Carola Cecchin, della Congregazione delle Suore di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, morta nel 1925, all’età di 48 anni, dopo aver testimoniato il Vangelo della carità alle popolazioni africane. Il suo esempio di donna buona e saggia sostenga quanti si adoperano per la diffusione del Regno di Dio. Un applauso alla nuova beata!”.

Papa: “Oggi festa Dedicazione Basilica San Giovanni in Laterano”

“Oggi celebriamo la festa della Dedicazione della Basilica di San Giovanni in Laterano, ‘caput et mater omnium ecclesiarum’. Insieme con essa ricordiamo le chiese in cui si raccolgono le vostre comunità per celebrare i divini misteri. Il legame con la vostra chiesa accresca in ciascuno la gioia di camminare insieme nel servizio al Vangelo, nell’offerta della preghiera e nella condivisione della carità”, ha concluso papa Francesco al termine dell’udienza generale.

Fonte: Ansa