San Pantaleone martire: ecco perché veniva chiamato “Anargiro”

San Pantaleone, medico, martire e patrono delle ostetriche Nicomedia (Turchia), ?- Nicomedia, 305 ca. Il padre è pagano, la madre profondamente cristiana. Il suo nome significa “in tutto simile al leone”.

Avvenimenti

• Fin da giovane intraprende, con grande interesse, gli studi medici. E’ allievo del famoso medico Eufrosino.

• E’ talmente stimato professionalmente, che l’imperatore Massimiano lo nomina suo medico personale. Entrato in grande amicizia con l’imperatrice, un giorno le confida di aver ricevuto dalla madre un’educazione cristiana. Il tribuno Valerio, ascoltate queste confidenze, denuncia Pantaleone a Massimiano che, in base all’accusa di aver protetto un cristiano, si dimette dalla carica imperiale e va in esilio con la moglie.

Aneddoti

Chiamato “Anargiro” (che significa “senza argento”), perché svolge la sua professione di medico senza ricevere compenso.

• Nel 1361 una terribile pestilenza devasta la città di Crema. Tutta la città invoca l’aiuto di Pantaleone che appare in cielo nell’atto di proteggerla. Tale immagine è incisa nel sigillo municipale. Il santo medico viene proclamato patrono della città e in seguito di tutta la diocesi.

Morte

I colleghi medici, invidiosi dei suoi successi professionali, lo denunciano come cristiano al successore di Massimiano, Galerio, che lo fa imprigionare. Al suo netto rifiuto di abiurare la fede cristiana, viene sottoposto a vari tormenti, dai quali esce miracolosamente illeso: supplizio del cavalletto, immersione nel piombo fuso, bruciature con torce, esposizione bestie feroci. Alla fine gli sono inchiodate le braccia alla testa ed è fatto decapitare: dal suo collo escono sangue e latte. Prima di spirare chiede al Signore il perdono per i suoi carnefici- Il suo culto di diffonde per opera dei benedettini. A Ravello, sula costa amalfitana, si venera una reliquia del suo sangue avente le stesse capacità di liquefazione e condensazione del sangue di san Gennaro.

Tratto dal libro “I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi