Addio a Pierino Prati, la “Peste” che trionfò nel Milan di Rocco

Il grande attaccante del Milan anni 70 si è spento all'età di 73 anni. Campione d'Europa e del mondo con il Milan, segnò tre gol nella finalissima di Coppa dei Campioni contro l'Ajax

C’era anche lui a Messico 70, ma non giocò. Non lo fece per una caviglia malandata ma non avrebbe comunque avuto bisogno della Partita del Secolo per dimostrare la sua pasta. Pierino Prati era già stato campione d’Europa nel ’68 e messo a referto già parecchi successi con il Milan alla fine degli anni Settanta. Attaccante prolifico, protagonista della grande stagione di trionfi dei rossoneri di Nereo Rocco (una Coppa dei Campioni e una Intercontinentale, oltre a svariati titoli nazionali), le stesse soddisfazioni non riuscì a togliersele anche con la maglia della Roma, che condusse comunque al terzo posto nel 1975, durante la prima gestione Liedholm. Si è spento improvvisamente Pierino “la Peste”, all’età di 73 anni. Un lutto profondo per il calcio italiano, specie a pochi giorni dalla felice ricorrenza del cinquantesimo da Italia-Germania 4-3.

Pierino Prati con la maglia della Roma

Grande nel Milan

Capocannoniere della Serie A nel 1968, in quell’anno portò a casa il campionato italiano e la Coppa delle Coppe, aprendo il ciclo clamoroso che sarebbe culminato, un anno esatto dopo, con il trionfo di Madrid contro l’Ajax in Coppa dei Campioni. Una vittoria che Prati firmò con una favolosa tripletta che piegò i Lancieri di Cruijff e Michels. Meglio di lui fece solo un fenomeno assoluto come Ferenc Puskas, nell’incredibile finalissima del ’60 fra Real Madrid ed Eintracht Francoforte. Nella stessa partita ne segnò 3 anche Di Stefano (7-3 il risultato finale), il che di fatto pone Prati al pari di quello che, universalmente, è riconosciuto come uno dei migliori giocatori di tutti i tempi. Stesso anno, altra coppa. Quella Intercontinentale, del gol di Combin, dei colpi selvaggi che prese dagli argentini dell’Estudiantes e di tutto quello che successe all’attaccante franco-argentino a Buenos Aires. Fu proprio il bacio di Prati alla moglie al ritorno a Milano, oltre alla faccia martoriata di Combin, l’immagine simbolo di quel trionfo.

Prati in Messico

Simbolo di un calcio romantico, quello di personaggi storici come Rocco, Liedholm e Rivera, Prati incarnò alla perfezione lo spirito del calcio degli anni Settanta, quello dei grandi traguardi, del rinnovamento tattico e delle storie belle. Come quella di Messico 70, dove andò da sostituto di Pietro Anastasi. Lui e Boninsegna. Non era in forma Prati, e infatti non giocò. Ma all’Azteca c’era anche lui, parte di quell’incredibile serata destinata a fare la storia.