Coronavirus, Arcuri: “Non c’è pressione sulle terapie intensive”

Per Gentiloni "l'intervento pubblico è necessario, ma non fa miracoli. Deve coniugarsi con una dimensione europea"

Coronavirus

“In Germania a marzo c’erano 30 mila posti di terapia intensiva, sei volte di più che in Italia, dove erano 5 mila. Al picco abbiamo avuto nel nostro Paese circa 7 mila pazienti in rianimazione, duemila di più della totale capienza dei reparti. Oggi abbiamo circa 10 mila posti di terapia intensiva e arriveremo a 11.300 nel prossimo mese. Attualmente ci sono circa 3.300 ricoverati in terapia intensiva (per Coronavirus, ndr), quindi la pressione su questi reparti non c’è”. Lo ha detto il commissario all’emergenza Covid Domenico Arcuri alla conferenza “Finanza e sistema Paese un anno dopo” della Digital Finance Community Week.

Italia, epicentro della prima ondata di Coronavirus

“L’Italia è stata l’epicentro europeo della prima ondata, a marzo eravamo il secondo paese del mondo per numero di contagiati, il primo d’Europa a essere colpito e quello che nella prima ondata ha pagato di più i costi dell’epidemia. Oggi – prosegue Arcuri – siamo il decimo Paese del mondo per numero di contagiati, nonostante la recrudescenza di queste settimane. Da questo confronto abbiamo la cifra di come l’Italia, anzitutto i cittadini, hanno reagito alla pandemia”.

L’intervento di Paolo Gentiloni

“L’incremento del ruolo pubblico non solo è inevitabile, ma è necessario, è auspicato. Non dobbiamo avere nessuna diffidenza nei confronti di questa reazione rapida e necessaria pubblica e degli Stati, ma al tempo stesso mentre ribadiamo che non possiamo in circostanze di crisi così drammatiche affidarci alla mano invisibile del mercato, dobbiamo anche fare attenzione a non sopravvalutare quanto ci si possa affidare alla mano ben visibile dello Stato”. ha aggiunto Paolo Gentiloni intervenendo al Finance Community week sul ruolo dello Stato nell’economia e di fronte ad una crisi.

“Questo affidamento – ha specificato – non può fare ombra ai limiti che ci devono essere sia perché comunque l’intervento pubblico non fa miracoli, non può sostituirsi alle dinamiche dei nostri mercati e sia perché questo accresciuto intervento pubblico deve coniugarsi con una dimensione europea”. Secondo Gentiloni l’intervento pubblico “non può tradursi in una forma strisciante di autarchia nazionale delle nostre economie. É necessario, è auspicabile, deve andare nella direzione di far fronte all’emergenza, di ridurre le diseguaglianze, ma deve inserirsi in una dinamica europea”.