Covid: positivi altri 21 lavoratori del Pio Albergo Trivulzio

E' terminato lo screening, cominciato il 19 ottobre, aperto anche ai lavoratori delle ditte esterne che operano al Trivulzio

Le indagini al Pio Albergo Trivulzio

“Nel periodo 19 ottobre-12 novembre, sono stati effettuati 1.517 triage, a cui sono seguiti 1.144 tamponi rino-faringei: di essi sono risultati positivi l’1,83%, ovvero 3 operatori sanitari e 18 operatori non sanitari, di cui 13 operatori di ditta esterna Project, 3 operatori di altre ditte esterne, 2 operatori dipendenti”. Lo si legge nell’ultimo bollettino pubblicato sul sito del Pio Albergo Trivulzio, in cui si dà conto della campagna di screening effettuata su dipendenti e operatori.

Nel bollettino si legge infatti che “in data 13 novembre 2020 è terminato un ciclo di screening, cominciato in data 19 ottobre, aperto a tutti i lavoratori dell’Azienda, compresi gli operatori delle ditte esterne. I test di screening sono effettuati su base volontaria, ferma l’obbligatorietà dell’effettuazione del triage che deve essere compilato da tutto il personale afferente all’Azienda”.

Il “caso Trivulzio” era riesploso lo scorso 5 novembre quando 64 dipendenti (su un totale di 551) e 7 ospiti erano risultati positivi al test covid. L’istituto milanese per la terza età è uno dei luoghi simbolo delle morti di anziani della scorsa primavera finendo anche al centro di un’inchiesta della Procura di Milano.

I falsi positivi

In quella occasione, erano venuti fuori anche numerosi falsi positivi. Nella nota veniva infatti spiegato che su 727 pazienti e ospiti c’erano state oltre 40 “refertazioni positive”, un dato “anomalo rispetto al trend storico di negatività e alle caratteristiche cliniche dei pazienti”. Ma, dopo nuovi tamponi di controllo, alla fine i contagi accertati in tutte le tre strutture erano stati “solo 7, ossia lo 0,96%” del totale.

La denuncia

Il rappresentante sindacale della Cgil, nonché tecnico di farmacia del Pio Albergo Trivulzio, Pietro La Grassa, ha ricevuto ieri una lettera di sospensione di un mese dal servizio. Il provvedimento è pervenuto dopo la pubblicazione su “Il Fatto Quotidiano” di un articolo di Gad Lerner che riportava dichiarazioni del sindacalista in merito al “clima di terrore” instaurato all’interno del polo geriatrico sotto inchiesta per le note vicende legate al Covid.

La Grassa aveva infatti raccontato che in soli due mesi erano state aperte 120 procedure disciplinari su medici, infermieri e altro personale della Baggina. Lui stesso ne aveva sei. Ieri è arrivata la settima, accompagnata dal mese di sospensione preventiva dal lavoro, per un presunto alterco con la responsabile del servizio di infermeria.