Aryaanpour: “Europa dovrebbe ascoltare di più il popolo dell’Iran, non il governo di Teheran “

La giurista esorta l'Occidente a “non pensare alle donne iraniane solo come vittime. Sono coraggiose, fiere, combattive. E vogliono essere trattate come gli uomini". Sos diritti umani

geopolitica

Sos Iran. Appello dell’avvocatessa Mehrnoosh Aryanpour: “L’Europa dovrebbe ascoltare di più il popolo dell’Iran. Non il governo”. La giurista esorta l’Occidente a “non pensare alle donne iraniane solo come vittime. Sono coraggiose, fiere, combattive. E vogliono essere trattate come gli uomini“. Emergenza-diritti umani, quindi. L’avvocatessa iraniana Mehrnoosh Aryanpour insegna all’University of Pennsylvania Carey Law School. Ed è intervenuta all’evento “L’iran contemporaneo attraverso la letteratura” Un incontro promosso dai professori Fabio Macioce e Nicoletta Rangone (Dipartimento Gepli dell’Università Lumsa). Un’opportunità per richiamare l’attenzione in particolare sulle condizioni delle donne in un paese chiave del Medio Oriente.Iran

Emergenza Iran

“Non dobbiamo pensare le donne iraniane solo come delle vittime. Anche se questo è quello che il regime iraniano vuole e cerca di ottenere in ogni modo. Attraverso il diritto e l’esercizio del potere – afferma Mehrnoosh Aryanpour-. Le donne iraniane sono coraggiose. Consapevoli dei loro diritti e delle loro capacità. Fiere e combattive. Anche se il governo iraniano ha cercato di mettere in gabbia le donne. Limitando i loro diritti e le loro opportunità. Ma non ci è riuscito”. Prosegue l’avvocatessa: “Le donne non protestano solo contro il velo. Ci sono donne velate che partecipano alle manifestazioni. Le donne vogliono una eguaglianza piena. Vogliono essere riconosciute per il loro valore, Vogliono essere trattate su un piano di parità con gli uomini”.

Iran
Bandiera iraniana

In ascolto del popolo

“Quello che chiediamo agli stati europei non è la pietà- precisa la docente dell’University of Pennsylvania Carey Law School-. Non è un intervento per dare più potere alle donne iraniane: non ne hanno bisogno. Quello che serve è eliminare gli ostacoli che ne limitano le possibilità di realizzarsi. Ossia i visti, le possibilità di accedere al credito. Di studiare nelle università europee. Ma soprattutto serve ascoltarle”. Ossia, prosegue la giurista iraniana, “porsi in ascolto di quello che hanno di dire, dentro e fuori dall’Iran. Ascoltare il popolo dell’Iran, più che il governo dell’Iran. Questo è quello che l’Europa dovrebbe fare”.

Dalla parte delle donne

L’incontro ha coinvolto personalità del mondo accademico, della letteratura e della diplomazia. Ed è stata l’occasione per riflettere sul rapporto fra Italia e Iran e sull’interazione fra mondi e culture differenti. Ampio spazio è stato dato alle questioni contemporanee. Alle proteste contro il governo. Alle rivendicazioni di libertà e diritti da parte delle donne e della popolazione tutta. L’iniziativa ha raccolto l’apprezzamento di tutti i partecipanti. Inoltre ha consentito di aprire un punto di osservazione sulla società, la cultura e le prospettive geopolitiche di questo grande paese mediorientale. E ha evidenziato le molte chiavi di lettura. Anche complesse e tutt’altro che scontate. Necessarie per comprendere l’attualità e le prospettive nelle relazioni con l’Iran.

Impegno planetario

Una mobilitazione globale. La first lady Usa Jill Biden, infatti, ha elogiato un gruppo di donne di 12 Paesi per aver lottato per i propri diritti. Jill Biden ha anche invitato gli uomini a “essere partner” delle donne. E a sostenerle nella loro battaglia. La first lady ha parlato a una cerimonia alla Casa Bianca in cui le donne di 11 Paesi sono state premiate con l’International Women of Courage Award. Tra loro un medico ucraino che ha registrato decine di filmati strazianti con la sua bodycam. Video che mostrano gli sforzi della sua squadra. Per salvare coloro che sono stati feriti durante il bombardamento russo della città di Mariupol. Separatamente, le donne e le ragazze che protestavano in Iran sono state premiate con un riconoscimento intitolato a Madeleine Albright. La defunta ex Segretaria di stato degli Stati Uniti