2022, l’economia dei “falchi” globalizza le disparità in pandemia

Nelle economie emergenti e in via di sviluppo l'attività è destinata a rimanere al di sotto della linea fino al 2024. Il debito globale ha raggiunto quota 226.000 miliardi di dollari, il livello più alto dai tempi della seconda guerra mondiale. Un balzo record del 28% al 256% del Pil

2022

Dopo il crollo del 2020 e il rimbalzo del 2021, l’economia mondiale si affaccia su un 2022 pieno di incognite. La ripresa globale continua. Ma è azzoppata dalla diffusione della variante Omicron. Dal protrarsi delle tensioni inflazionistiche. Dalle frizioni geopolitiche. E dalla strozzatura nella catena degli approvvigionamenti che ha fatto schizzare in alto il costo delle materie prime. A mettere alle strette le banche centrali è la fiammata dei prezzi al consumo. Perciò è stato avviato il ritiro degli stimoli messi in campo per contrastare gli effetti della pandemia.2022

Sos surriscaldamento

Il 2022 si annuncia, dunque, come un anno dalle forti diseguaglianze. Se nelle economie avanzate l’attività è prevista tornare ai livelli pre-Covid già entro la prima metà del nuovo anno. In quelle emergenti e in via di sviluppo è destinata a rimanere al di sotto della linea fino al 2024. La strozzatura nella catena delle forniture determinata dalla pandemia ha riacceso l’inflazione. Il prezzo delle materie prime è schizzato verso l’alto. Nel giro di un anno il costo del petrolio è salito del 40%. Quello del carbone è raddoppiato. Quello del gas si è addirittura sestuplicato. Un surriscaldamento che è stato giudicato inizialmente “transitorio”. Ma che sembra ora destinato a protrarsi anche nel corso del prossimo anno. In Italia la Banca d’Italia stima che l’indice del costo della vita aumenterà del 2,8% nel 2022. Prima di calare all’1,5% nel 2023.2022

Inflazione 2022

Per tapering si intende la fine graduale dello stimolo di politica monetaria da parte di una banca centrale. Il balzo dell’inflazione ha spinto le banche centrali ad avviare o accelerare il ritmo del ritiro dei loro programmi di acquisti. Negli Usa la Federal Reserve ha portato la velocità del tapering da 15 a 30 miliardi di dollari al mese. Con l’obiettivo di terminare il percorso entro marzo 2022. Una scelta che apre la strada a un rialzo dei tassi d’interesse già a maggio. Per un totale di tre ritocchi verso l’alto entro la fine dell’anno prossimo. In Europa la Bce è rimasta più cauta. Ha annunciato che il suo programma di acquisti per l’emergenza pandemica finirà entro marzo. Ma ha anche allargato le maglie dell’App (il programma tradizionale). E ha escluso “con molta probabilità” un aumento del costo del denaro. Per tutto il 2022. E’ già intervenuta la Banca d’Inghilterra. La Boe nel suo ultimo direttivo ha deciso di alzare i tassi di riferimento dello 0,25%.2022

Revisione

Si innesta qui la discussione in corso sulla revisione del Patto di stabilità europeo. Il Covid ha portato alla sospensione delle regole. In particolare di quella che fissa al 3% il rapporto tra deficit e Pil. La commissione europea ha avviato a ottobre una consultazione pubblica sulla sua revisione. E si è impegnata a fornire le linee guida agli Stati. Nel primo trimestre del 2022. Affinché possano progettare i loro bilanci. In tempo per il ritorno in vigore del Patto. Previsto dal primo gennaio 2023. Diversi Paesi chiedono maggiore flessibilità nella riduzione della spesa. Soprattutto perché la lotta ai cambiamenti climatici richiederà ingenti investimenti. Alcuni propongono, ad esempio, di escludere gli investimenti green dal calcolo del deficit. La questione divide, anche questa volta, i 27 stati membri dell’Ue.  Da un lato i cosiddetti Paesi “frugali” del nord. Tra cui Germania e Paesi Bassi. Sono preoccupati di dover pagare per i presunti eccessi dei loro vicini meridionali. E temono l’abbandono dell’austerità.2022

Sud più colpito

Ma la crisi legata alla pandemia ha colpito più duramente i paesi del Sud Europa. Come Spagna, Italia, Grecia e Portogallo. Esacerbando squilibri economici già molto forti all’interno dell’Unione Europea. Incide la carenza di materie prime, attrezzature e manodopera. Ciò ha pesato per tutto il  2021 sulla produzione manifatturiera. Indebolendo le prospettive a breve termine. La durata dei vincoli all’offerta è incerta. Ma secondo gli analisti è probabile che persistano per diversi mesi. E che si attenuino gradualmente solo nel corso del 2022. In particolare, i mercati considerati più a rischio sono quelli di rame, alluminio e nickel. Mentre si prevede che il costo del petrolio torni a livelli più sostenibili alla fine del 2022. Il tapering della Fed e il rallentamento della crescita mondiale dovrebbero favorire il dollaro nel 2022. Un rapporto di Ubs descrive un contesto di politiche monetarie divergenti. In cui le valute dei “falchi” (sterlina britannica, dollaro Usa e corona norvegese) dovrebbero apprezzarsi rispetto a quelle delle “colombe” (franco svizzero, euro e yen giapponese). La pandemia ha allargato i debiti. Quelli delle imprese e dei cittadini. Ma soprattutto quelli dei governi. Intervenuti per evitare il crollo dell’economia. Il debito globale, nel 2020 ha raggiunto quota 226.000 miliardi di dollari. Il livello più alto dai tempi della seconda guerra mondiale. Un balzo record del 28% al 256% del Prodotto interno lordo (Pil)