Storia di Emma e del suo papà

Una storia che colpisce quella di Emma Torre, figlia di Matteo, sceneggiatore scomparso troppo presto e premiato con un David di Donatello postumo

Sono rimasta molto colpita dalla storia di Emma, la figlia di Matteo Torre, sceneggiatore premiato ai David di Donatello. La sua vicenda è stata per me un motivo di riflessione per l’intera settimana.

La cerimonia

Emma ha soli 12 anni ed ha dovuto ritirare il premio del papà, prematuramente scomparso. Quest’anno tutta la manifestazione della consegna dei David è stata per me un simbolo emozionante di ripartenza e di speranza, così come ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: innanzitutto perché si è svolto in presenza, dopo che l’ultima edizione era stata realizzata da remoto a causa della pandemia, e poi perché al centro della serata, le vere protagoniste, sono state le emozioni. Sono rimasta colpita dall’umanità e dalla commozione di Sofia Loren. Quell’abbraccio con il figlio sul palco ha ricordato a tutti noi quanto ci siano mancati questi momenti, e come la pandemia ci abbia rubato questi abbracci, segno tangibile di amore e di affetto.

Figli e genitori

Ma torniamo ad Emma, perché questo è stato per me il momento più intenso, quello che mi ha colpito di più. Sì, Emma, questa ragazzina di 12 anni che è salita sul palco non per i suoi meriti, ma per rendere merito ad un’altra persona. Lei era lì perché il suo papà, Mattia Torre, il vero premiato, purtroppo non c’è più. E’ morto per un tumore a 47 anni e così lei ha ritirato il David al suo posto. “Complimenti a mio padre che ha vinto il premio – ha detto Emma – Dedico il premio al mio fratellino Nico che mi fa ammazzare dalle risate e a mia mamma che non si arrende mai. Questo film parla di famiglie sole e bambini che nascono, ringrazio le ostetriche e i medici che non fanno volare via le persone. Bravo papà”. Questo discorso mi ha molto toccata perché mi ha fatto capire come un figlio percepisca i suoi genitori come eterni e anche quando ci lasciano, nonostante possano essere anziani, il dolore è sempre molto intenso. Quando questo però accade in maniera prematura, al dolore si aggiunge anche lo shock dell’inaspettato, si viene colti di sorpresa e sicuramente è un dolore più difficile da vivere e da assimilare.

Legame che non si spezza

Da questa manifestazione quindi possiamo trarre una conclusione molto importante: ciò che conta davvero non è tanto il tempo quanto l’amore. Conta quanto siamo stati amati e quanto amore abbiamo condiviso. Se c’è stato l’amore, il tempo vissuto insieme è stato sufficiente a creare un legame eterno che non morirà mai, come ci insegna la storia di Emma che, a dodici anni, sa già che il legame con il suo papà non si spezzerà mai e che quella persona vivrà in lei per sempre.