Arcivescovo Massara: “Valorizzare la sanità per rilanciare un territorio”

Intervista al Pastore delle diocesi di Camerino-San Severino Marche e Fabriano-Matelica sulla sanità e sul “bene supremo della salute pubblica”

La sanità dalla parte di chi soffre. Come primo gesto della sua missione ha visitato l’ospedale cittadino “Profili”. In tempo di pandemia l’arcivescovo Francesco Massara è entrato ufficialmente nella diocesi di Fabriano-Matelica, testimoniando la vicinanza della Chiesa ai malati e al personale medico. Monsignor Massara, quali sono le priorità per la sanità del territorio di cui lei è il Pastore?

“Le sintetizzerei in tre punti. C’è la necessità di aumentare il personale medico e paramedico per evitare nei reparti le difficoltà di copertura dei turni che provocano gravi conseguenze e disagi da parte dei malati. Occorre, poi , mantenere e aumentare i posti letto. Infine vanno valorizzati sempre più gli ospedali della montagna che costituiscono un gioiello di servizio ai pazienti per la grande professionalità di coloro che ci lavorano”. Mai quanto adesso la sanità va riportata al centro della vita pubblica. In che modo occorre procedere?

“Bisogno partire dall’importanza di tutelare la dignità del malato nell’area montana dove ci sono ospedali con macchinari all’avanguardia. Ma se non viene potenziato il personale medico ed infermieristico e tutti gli altri operatori sanitari è come avere una Ferrari senza piloti e meccanici”.Può farci un esempio?

“La montagna ha bisogno che si valorizzino tutti gli ospedali. E ciò richiede una maggiore quantità di personale per mettere al centro la dignità del malato. L’ospedale è un baluardo per dare una risposta non solo ai pazienti ma anche alle loro famiglie. Quindi le strutture ospedaliere vanno qualificate, potenziate e sostenute. Chiudere un ospedale sarebbe un disastro per tutto il territorio dell’Appennino”.

Perché?

“Non si possono concentrare gli ospedali solo in alcuni territori, soprattutto quelli della costa. Va sostenuto tutto il territorio montano altrimenti si creerebbe uno spopolamento. In questo territorio riparte una ricostruzione dopo il terremoto. E quindi dobbiamo tenere conto di tutti gli operai che vi lavorano e della presenza di una università con tanti studenti che vengono da fuori. Perciò è fondamentale poter contare su ospedali che funzionino”.A cosa si riferisce?

“La presenza di ospedali è una risposta in particolare ai bisogni degli operai impegnati nella ricostruzione post-sisma, degli studenti universitari e degli anziani e delle loro famiglie che non possono fare tanti chilometri per andarsi a curare in altri luoghi. Sono spostamenti che comportano anche un gravoso onore economico non solo per l’ammalato che deve andare lontano per ricevere le cure  ma anche per i suoi familiari che devono raggiungere queste località. E che sono costretti a chiedere permessi di lavoro e ferie e a farsi carico di spese per far assistere il paziente da privati o pernottare lontano da casa. E a ciò si aggiunge un’altra difficoltà”.

Quale?

“Bisogna considerare che i trasporti e infrastrutture del nostro territorio sono totalmente indietro e anche lasciare il proprio posto di lavoro comporta un grosso disagio. Fabriano e Camerino sono aree che stanno attraversando notevoli difficoltà economiche, quindi chiudere o non potenziare reparti ospedalieri locali aggrava la situazione delle famiglie perché su tutto si risparmia ma non sulla malattia”.Cosa si può chiedere alle istituzioni?

“Quello che si chiede alle istituzioni è di dare un sostegno a questo territorio tenendo presente che anche dal punto di vista turistico abbiamo una grande presenza di italiani e stranieri che vengono a visitare quest’area, non solo per  i beni culturali ma anche per le  bellezze paesaggistiche. Pensiamo alle grotte di Frasassi al lago di Fiastra, alle località di Ussita e di Visso. E i turisti fanno riferimento alle unità ospedaliere locali e vorrebbero trovare strutture che funzionano e nella quali potersi recare”.

Quanto incide la sanità sulla ripresa del territorio?

“Valorizzare e potenziare le strutture sanitarie significa sollevare la sorti di questo territorio già duramente colpito dal terremoto. La sanità è un presidio fondamentale. Penalizzare gli ospedali vuol dire far morire questo territorio”.Sia il Santo Padre sia  il Presidente Mattarella hanno richiamato più volte il valore sociale della medicina in particolar modo in questa situazione di pandemia. Per anni invece si è parlato prevalentemente di tagli e ristrutturazioni. L’emergenza Covid può essere l’occasione per un forte investimento forte sulla sanità? 

“Assolutamente sì. La pandemia deve darci l’occasione per operare dei netti cambiamenti e per pensare che non siamo più come prima. Il mondo sanitario ha dimostrato una grande disponibilità di presenza, di aiuto per il prossimo, verso l’ammalato. I medici e il mondo sanitario sono stati degli eroi perché hanno salvato tante vite. Ora abbiamo l’opportunità di potenziare in modo totale anche il mondo sanitario, viste anche le tante donazioni di privati di enti e associazioni per rafforzare  tutti gli ospedali. La risposta del mondo sanitario al cittadino diventa la risposta per la dignità di tutti. L’ospedale non è qualcosa di personale ma appartiene all’intera collettività. Mi sento di ringraziare la dirigente regionale Nadia Storti per l’attenzione che sta dando alla situazione sanitaria della montagna”.

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Biblioteca “Romualdo Sassi” di Fabriano

Strettamente connessa all’assistenza sanitaria c’è quella sociale. Come si muove in questo ambito la diocesi?

“L’emporio della Caritas diocesana non garantisce solo una distribuzione di viveri o di altri generi e servizi alla persona. L’emporio diventa un punto di ascolto in cui si sentono i bisogni delle persone per dare una risposta completa alle loro esigenze. L’accoglienza all’emporio è affidata alle suore che vengono dall’estero e aiutano gli stranieri a sentirsi come a casa loro. Un’attenzione rivolta anche alla scuola perché non tutti i genitori hanno la disponibilità per l’acquisto di quanto è necessario per il ritorno in classe dei figli. Ma l’impegno dell’emporio non si ferma lì perché ci sono anche molti stranieri. Abbiamo programmato un corso di italiano, abbiamo pensato anche a un corso di cucito ad un corso di cucina e a un orto solidale. Anche questo aiuta a conoscere i prodotti della terra e come si coltivano. A breve abbiamo programmato un piano di lavoro in particolare nell’artigianato dando la possibilità a tante persone di imparare un mestiere”.Formazione oltre all’aiuto , quindi

“Sì. Per far in modo che l’assistenza data sia accompagnata da un inserimento lavorativo. E ciò  assicura un’ autonomia della persona che, attraverso il lavoro, ha una sua dignità per mantenere se stessa e la famiglia. Aiutare non è solamente un prodotto da portare a casa. Il sostegno viene integrato da una serie di servizi senza distinzione di colore e di religione e di nazione. E’ l’uomo che sta al centro come il Vangelo insegna ad ognuno di noi”.

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Operatori sanitari a lavoro – Foto © Nicola Fossella

Nel segno della sinodalità, le due diocesi a lei affidate come collaborano?

“Abbiamo già iniziato nel periodo in cui ero amministratore con una grande collaborazione tra gli uffici pastorali di Camerino-San Severino e Fabriano-Matelica. Sabato scorso si è tenuto un incontro unitario fra i vari uffici. Molti collaboreranno fra di loro, molte iniziative saranno fatte insieme per avere una linea comune perché il territorio e la  Chiesa camminano insieme. E nel  camminare insieme già diamo una significativa  testimonianza di comunità ecclesiale attenta sia alla crescita della fede sia ai bisogni materiali della nostra gente”.sanitàIn che modo?

Da quest’anno inizieremo gli incontri del clero e saranno fatti in modo unitario una volta nel territorio di Camerino-San Severino, una volta nel territorio di Fabriano-Matelica. Perchè il camminare insieme dia il vero senso sinodale ed ecclesiale della nostra Chiesa. Sono stati fatti ai dei cambiamenti che porteranno ad una crescita di ognuno di noi al servizio della nostra comunità”.