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Cambiamenti climatici e cura del creato: il più grande errore dell’umanità

l cambiamenti climatici stanno portando le terre a diventare sempre più aride, non coltivabili, e milioni di persone a fuggire dai Paesi dove sono nate anche in conseguenza della variazione delle temperature. Dall’estate 2022 ad oggi, ad esempio, ha avuto luogo la stagione estiva più calda nella storia della specie umana sulla Terra e, oltre a ciò, si sta verificando un inverno a tratti mite. Su questo versante, se non si attueranno misure ambientali, economiche e sociali di contrasto radicale a tali mutamenti climatici, fra dieci anni, la situazione peggiorerà esponenzialmente, rendendo molto più difficile la sopravvivenza e la sussistenza dell’intera umanità. A questo proposito, Papa Francesco, nella sua enciclica “Laudato Sì” ci chiede di considerare le “necessarie connessioni” nella natura e tra la natura e l’uomo: l’obiettivo è quello di riformare il modello di sviluppo economico e sociale globale, perché per rispettare la casa comune, comune a tutti gli uomini, occorre ripensare integralmente la nostra economia, mettendo al centro una forma di sviluppo sostenibile e rispettosa del pianeta.

Tra le azioni concrete da sviluppare, Papa Francesco indica il percorso, in una prospettiva etica, verso la rigenerazione dei beni comuni. I beni comuni hanno bisogno di un sistema di governo che non è di tipo privatistico, ma nemmeno pubblicistico. Il fondamento della sussidiarietà è che lo Stato sia responsabile e garante della concretizzazione dell’interesse generale, ma che non ne sia l’unico attore. La Società civile concorre, in una misura che varia a seconda del tempo e del luogo, alla realizzazione dei compiti d’interesse generale attraverso le proprie azioni. Papa Francesco, ad esempio, afferma la sua contrarietà alla privatizzazione delle risorse idriche e delle foreste, condannando la sottrazione di terre alle popolazioni, o le attività speculative finanziarie sui beni di primaria necessità, a cui conseguono il fenomeno sociale dei migranti ecologici.

La nostra principale responsabilità risiede nell’avere considerato le risorse naturali a disponibilità illimitata per le esigenze della produzione e dell’arricchimento smodato di pochi a svantaggio di una moltitudine di persone in stato di povertà. Per invertire questa tendenza, risulta fondamentale la cura delle risorse naturali; il loro utilizzo rinnovabile a fini energetici, il loro uso a fini alimentari con l’obiettivo di assicurare la salute umana, la loro sottrazione al meccanismo finanziario, e – in fine – la loro rigenerazione. Dobbiamo quindi rifondare l’economia su nuove basi, focalizzandoci sul concetto di ambiente come bene in comune con il fine di aiutare le persone in stato di fragilità e, nel contempo, alleviare le ferite della Terra.

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