Incendio Euroferry Olimpia, allarme rischio inquinamento

La magistratura ellenica che ipotizza al momento i reati di naufragio e attentato alla sicurezza dei trasporti

Proseguono le operazioni in mare aperto attorno al relitto della Euroferry Olympia, il traghetto del gruppo Grimaldi partito giovedì sera da Igoumenitsa diretto a Brindisi e andato a fuoco nella notte tra giovedì e venerdì. Si cerca di estinguere le ultime fiamme dell’incendio, si lavora per scongiurare il rischio inquinamento e si cercano superstiti. Mancano all’appello 12 persone (tre cittadini greci, sette bulgari, un lituano e un turco) delle 290 censite nelle liste d’imbarco. I superstiti, inclusi i 64 italiani, tra personale di bordo e passeggeri, sono a Corfù, dove sono stati portati ieri dai soccorritori.

Allerta

Nei serbatoi del traghetto risultano esserci almeno 800 metri cubi di carburante e 23 tonnellate di merci pericolose. L’allarme sul rischio di inquinamento è arrivato oggi dalla Guardia costiera italiana che, sorvolando la zona del naufragio con un velivolo Atr, ha notato uno sversamento in mare. Nell’area dell’incidente è già arrivata la nave Diciotti della Guardia Costiera, dotata di dispositivi anti-inquinamento, che ha a bordo un team di esperti composto da un tecnico dell’Ispra e due ufficiali del reparto ambientale marino. Il Ministero della Transizione ecologica ha messo quindi a disposizione della autorità greche un mezzo della società del servizio nazionale antinquinamento, lo “Ievoli white”, che si trova attualmente a Bari e che è pronto ad essere impiegato qualora se ne dovesse ravvisare la necessità.

Le ricerche

Tra i dispersi, non si può escludere che qualcuno sia intrappolato all’interno del relitto, ma è ancora impossibile fare ingresso nelle stive per le verifiche, gli accertamenti tecnici e la conta dei danni. Chi ha coordinato i soccorsi in Grecia ha spiegato che subito, già ieri mattina, era stato perlustrato lo specchio di mare attorno alla nave per escludere che qualcuno potesse essere caduto in acqua.

Le indagini

Sulla terraferma, nell’isola greca di Corfù dove sono stati condotti dalla guardia di finanza italiana e dalle autorità elleniche 279 naufraghi (di cui due non risultavano inclusi negli elenchi dei passeggeri), sono partite indagini sulle cause ed eventuali responsabilità del rogo. L’ipotesi è che le fiamme siano partite dalla stiva, nel garage 3, forse da un mezzo parcheggiato. Se ne occupa la magistratura ellenica che ipotizza al momento i reati di naufragio e attentato alla sicurezza dei trasporti e che ha delegato accertamenti all’Autorità portuale centrale a cui ha chiesto di individuare l’innesco delle fiamme, non appena sarà possibile.