Genova, memoria e rinascita: la Croce di San Giorgio sventola sul nuovo Morandi

Posata l'ultima campata, la città è di nuovo unita. Conte: "Ferita suturata ma tragedie così non devono più accadere"

“Un cantiere simbolo per l’Italia intera”. Il premier Giuseppe Conte parla all’Italia dalle sponde del Polcevera, giusto ai piedi delle campate del nuovo Ponte Morandi, del quale oggi stesso sono stati completati gli ultimi 44 metri. La rinascita non solo di un’imponente opera architettonica ma, in un tempo di estrema sofferenza per il nostro Paese, il raggiungimento di un obiettivo importante per una città troppe volte ferita che, con il disastro del 14 agosto 2018, ha ricevuto il colpo più atroce. La tragedia del Morandi non verrà mai del tutto superata: il posizionamento del nuovo Ponte, donato alla città dall’architetto Renzo Piano, rappresenta un passo verso la rinascita, non un antidoto al dolore. Le immagini delle macerie, piombate nel Polcevera portando con sé 43 vite, sono ancora ben vive nella memoria degli italiani. Per il senso di ingiustizia che trasudava il vederle, per la rabbia di una sciagura che, probabilmente, si sarebbe potuta evitare.

Nessuna festa

Oggi, però, Genova prova a riscattare il proprio diritto alla vita. Il nuovo Morandi torna a collegare Levante e Ponente, a cavallo dello stesso torrente che fu incolpevole spettatore di una tragedia inaspettata, violenta, che nel cuore degli italiani ha lasciato un segno indelebile. Emozionante vedere la Croce di San Giorgio sventolare alla fine dell’ultima campata ma “non è una festa”, come ha saggiamente ricordato l’archistar Renzo Piano: “E’ un lavoro che si completa con grande orgoglio”. Nelle previsioni degli esperti, il Ponte sarà a disposizione della cittadinanza nel mese di luglio. Uno di quei cantieri che ha deciso di non fermarsi, quello del Polcevera: con tutte le precauzioni, in sicurezza, ma dritto per la propria strada, consapevole che completare in tempo significasse ben più che il semplice rispetto dei tempi di consegna. C’era in gioco di più: la credibilità di un Paese che, su questo progetto, aveva come sfida di rinascita e di memoria.

Una promessa

“Lo Stato non ha mai abbandonato Genova – ha detto il premier ai piedi del nuovo Morandi -. Lo abbiamo solennemente detto a poche ore dalla tragedia: ero già qui e abbiamo detto subito che Genova non sarebbe stata lasciata sola. Questa presenza è doverosa ma sono qui anche con grande piacere perché oggi suturiamo una ferita”. E una promessa, che in memoria delle vittime di Genova andrà onorata: “Ci impegniamo al massimo perché tragedie del genere non abbiano più a ripetersi”.