G7, rush finale in Cornovaglia: focus su clima e ambiente

La terza giornata del vertice a Carbis Bay mette sul tavolo il dossier climatico. Johnson lancia un piano contro la pesca sregolata

G7 vertice Cornovaglia
I leader del G7 a Carbis Bay

Le colline che si tuffano nel mare, a Carbis Bay, non possono lasciare indifferenti. Una bellezza del tutto particolare quella che accoglie i leader del G7, in una Cornovaglia che, fra spiagge e vento, mette di per sé il dossier ambientale in cima alla lista delle discussioni. E la terza giornata del vertice a presidenza britannica, l’ultima, mette sul tavolo proprio la questione ambiente, cambiamenti climatici e tutto ciò che concerne il tema della sostenibilità. Da ieri, il consesso si è allargato ad alcuni ospiti di riguardo: Australia, India, Sudafrica e Corea del Sud. Soprattutto i primi tre, direttamente interessati alla tematica che accompagna le ultime battute del G7.

G7 e clima

Nonostante il mondo stia uscendo da una pandemia e in alcune parti del globo (India inclusa) il Covid-19 continui a fare paura, il dossier ambientale continua a rappresentare un must da tenere in debita considerazione. Anche perché, rispondendo ai dettami che avevano animato il nuovo corso politico soprattutto europeo, la ripresa dovrà passare dal setaccio della sostenibilità. Gli impegni sono quelli di sempre: meno emissioni, più attenzione alla salvaguardia ambientale e, soprattutto, l’adozione di uno stile di vita sostenibile anche nel quotidiano. Allo scopo principe di fermare il riscaldamento globale, cercando di mantenersi entro i livelli di guardia.

L’allarme di Attenborough

Un’ulteriore spinta di sensibilizzazione è arrivata da sir David Attenborough, il noto naturalista britannico e autore di storici documentari per la Bbc. E’ lui, investito direttamente dal premier britannico, Boris Johnson, l’ambasciatore del dossier climatico. Il messaggio lanciato non è poi così diverso rispetto agli scorsi anni: l’urgenza di ridurre le emissioni nocive e l’uso di combustibili fossili rappresenta solo il primo passo. Il rischio è di ritrovarsi, da qui a un tempo fin troppo breve, a un vero e proprio punto di non ritorno. Con la prospettiva concreta di “destabilizzare l’intero pianeta” e compromettere la natura in modo irreparabile.

Green e… blue

Tutto passerà da un piano finanziario che dovrebbe consentire la realizzazione di infrastrutture eco-sostenibili nei Paesi in via di sviluppo. Con la promessa di ritrovarsi a novembre, a Glasgow, per la CoP26 sul clima. E la speranza di arrivare al vertice con un piano definito per il sostegno alla biodiversità e alla salvaguardai dei mari. A questo scopo, Johnson ha proposto un contributo di mezzo miliardo di sterline via UK Blue Planet Fund, allo scopo di regolare la pesca in alcune aree del Pacifico e dell’Africa.