Si dimette il ministro Kammenos

Si era sempre detto contrario all'accordo raggiunto con la Macedonia per il cambiamento del nome del Paese balcanico e, alla fine, il via libera definitivo concesso dal parlamento di Skopje alla nuova denominazione lo ha portato a dare i propri saluti al governo: finisce così l'esperienza di Panos Kammenos al dicastero greco della Difesa, parlando di “differenze inconciliabili” con il premier Alexis Tsipras, su una questione che andrà al voto in Parlamento nei prossimi giorni. Già pronto il nome del sostituto di Kammenos: scelto l'ammiraglio Evangelos Apostolakis, attuale capo delle Forze armate della Grecia. Questo non ha impedito a Tsipras di porgere i suoi ringraziamenti a Kammenos per il lavoro svolto: “Le differenze ideologiche con Kammenos erano ben note, ma nonostante ciò abbiamo fatto molte cose insieme”.

Il voto

Sulla questione, come riportato dai media greci, è stato chiaro lo stesso ex ministro: “La questione macedone non mi permette più di non sacrificare il mio posto”. Intanto, il premier Tsipras ha annunciato il voto di fiducia in Parlamento, previsto al momento per mercoledì. Un tentativo di risolvere definitivamente una querelle che va avanti da diverso tempo e che ieri, a Skopje, aveva trovato la quadra con 81 voti a favore su 120 (oltre i due terzi necessari all'approvazione), concedendo quindi il favore sulla modifica costituzionale per cambiare il nome del Paese in Repubblica della Macedonia settentrionale. Un iter allungato ulteriormente dal mancato raggiungimento del quorum nel referendum consultivo di settembre (dopo l'ok di giugno), quando i sì avevano vinto senza aggiudicarsi però la quantità necessaria di favorevoli.

La diatriba

Il contenzioso sul nome del Paese risale agli anni Novanta, di fatto in conincidenza con l'indipendenza macedone dalla Jugoslavia, all'inizio dell'ultimo decennio del 900. Il nome scelto, Repubblica di Macedonia, fece immediatamente sollevare le proteste greche, in quanto considerato indicante la regione della zona nord della Grecia. Di lì, una diatriba proseguita fin quando il governo macedone ha deciso di chiedere alla popolazione il suo parere, tentando in qualche modo di sciogliere il nodo con i vicini ellenici.