Ecco cosa accade quando si finisce a vivere in strada. Non c’è autonomia senza lavoro
Boom di persone senza fissa dimora o che vivono nei campi attrezzati e negli insediamenti tollerati o spontanei: la crescita è esponenziale. I casi sono decuplicati in dieci anni. Una storia di speranza ad Ancona
Sos strada. Secondo i dati Istat in dieci anni si sono quadruplicati in Italia i clochard. Da 125 mila a 500 mila. Boom di persone senza fissa dimora o che vivono nei campi attrezzati e negli insediamenti tollerati o spontanei. La crescita è esponenziale. Si tratta di quelle che l’Istituto nazionale di statistica definisce “popolazioni speciali“. E che rappresentano un universo variegato. E di difficile intercettazione sul territorio. Nell’ambito della “rilevazione censuaria che ha richiesto un importante cambio di paradigma metodologico”.
Conteggio
I censimenti delle “popolazioni speciali”, infatti, sono cambiati nel tempo. Fino allo scorso anno i clochard erano rilevati con tecnica “point in time”. Accadde così la prima volta nel 1991. E in seguito, nel 2011. In pratica ai senza fissa dimora e ai senza tetto si applicava una rilevazione “ad hoc”. Effettuata nel corso di una notte nei grandi comuni. Con l’obiettivo di individuarne il maggior numero possibile. Poi il metodo è cambiato nel 2021. Perciò nell’ultimo censimento, lo scorso anno, sono stati utilizzati (come fonte) i registri. Dai quali è stato possibile dedurre le informazioni anagrafiche sui clochard. A completamento del conteggio. E della definizione della struttura demografica della popolazione censita.
Una storia di rinascita
In un quadro generale a tinte fosche diventa testimonianza di speranza una storia di rinascita nella Marche. E’ la vicenda di un imprenditore. Cade in miseria e dorme su panchina. “Vorrei solo lavorare”, racconta. E viene aiutato dai City Angels. Un calvario iniziato da una truffa subita. Gli clonano la Postepay, prosciugandogli tutti i suoi risparmi. E da tre settimane si ritrova a vivere per strada, ad Ancona. Le panchine di piazza Cavour sono il suo letto. E’ la storia di Alexander Slonim, 62 anni. In passato traduttore e imprenditore che si occupava di import/export, Nativo della Germania ma di cittadinanza italiana. “Non sono un clochard. Ma mi stanno facendo vivere così – racconta-. Sono un imprenditore che negli ultimi mesi ha avuto molta sfortuna. E quando ho chiesto aiuto alle istituzioni ho trovato tutte le porte chiuse. Mi hanno detto che un posto per me nelle strutture di prima accoglienza non c’è. Cerco solo un lavoro per rimettermi in carreggiata. E un appoggio per vivere dignitosamente“.
In cerca di un lavoro
Slonim è rientrato in Italia cinque mesi fa, dalle Canarie. Lì aveva provato a buttarsi sul commercio di cibo italiano. “Non mi è andata bene – spiega all’Ansa – così ho deciso di tornare in Italia. Con un po’ di soldi che mi hanno permesso di pagarmi da dormire e da mangiare. In attesa di trovare un lavoro. Sono finito ad Ancona per caso, prendendo il primo treno che ho trovato in stazione. A giugno sono stato a Milano. Dove avevo un appuntamento di lavoro, che non è andato a buon fine. E lì mi hanno prelevato 1.500 euro che avevo nella mia Postepay. Me l’hanno clonata. Ho fatto denuncia. Ma non è stato possibile risalire ai responsabili“. Così il 62enne ha iniziato a vivere per strada. Cercava aiuto e ha trovato su internet l’associazione dei City Angels.
Aiuto
I volontari di Ancona, con la referente Patrizia Guerra, lo stanno aiutando a rimettersi in piedi. “Dispiace sapere che non hanno trovato una sistemazione ad Alexander i servizi sociali. E le associazioni che fanno prima accoglienza in città – afferma Guerra-. Noi aiutiamo come possiamo con cibo e vestiti. Ma lui vorrebbe lavorare ed essere autonomo. Per non pesare su nessuno”. Da alcuni giorni una coppia che vive nella zona di Jesi, in provincia di Ancona, lo sta ospitando a casa. Slonim ha vissuto ad Udine in passato. Ha fatto il traduttore. Lavorando in Russia. E anche l’imprenditore. Nel ramo del commercio. Tra l’Italia e l’estero.
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