Violazione dei diritti umani e giustizia negata. Corte internazionale indaga sul Venezuela

Il procuratore capo della Cpi Karim Khan ha chiesto l'autorizzazione per riprendere le indagini sulla situazione nel paese latinoamericano

Venezuela
Venezuela sotto la lente della Corte penale internazionale. Alla Cpi compete il giudizio dei crimini più gravi che interessano l’intera comunità internazionale. E cioè il genocidio. I crimini contro l’umanità. I crimini di guerra. Karim Khan è il procuratore capo del tribunale con sede all’Aia. Si è rivolto alla sezione istruttoria dell’organismo. Ha chiesto un’autorizzazione-chiave. Quella necessaria a riprendere le indagini sulla situazione dei diritti umani in Venezuela. Si tratta di una reazione ad un tentativo del governo di Caracas di rinviare la ripresa dell’inchiesta. Karim Khan fa riferimento ad una valutazione obiettiva e indipendente di una “quantità significativa di informazioni finora fornite dal Venezuela”. Oltreché da altre fonti credibili. E conclude che “il rinvio richiesto non è, in questa fase, giustificato”. Il procuratore riconosce che il governo venezuelano ha “introdotto riforme giuridiche”. Interventi mirati ad affrontare una serie di “questioni strutturali e sistemiche”. Tuttavia “questi sforzi e riforme restano di portata insufficiente“. Khan comunque si dichiara “impegnato a collaborare con le autorità venezuelane”.  E con tutte le altre parti interessate alla “ricerca della verità“.
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Allarme Venezuela

“Sono impaziente di continuare a cercare modi costruttivi per dare attuazione pratica al Memorandum d’intesa – afferma il procuratore capo Cpi – Il documento sottoscritto esattamente un anno fa con il governo venezuelano include il sostegno del mio ufficio agli sforzi di Caracas. L’obiettivo è garantire l’efficace amministrazione della giustizia“. Intanto il governo venezuelano e l’opposizione del Paese hanno in programma di riprendere il dialogo in Messico già questo mese. Dopo un lungo ritardo, si prevede che i colloqui si concentreranno sulla negoziazione delle condizioni per un’elezione presidenziale. L’anno scorso le delegazioni che rappresentavano il presidente Nicolas Maduro e l’opposizione guidata da Juan Guaido non hanno fatto progressi. Resta da risolvere la profonda crisi politica del Paese che ha provocato un’ondata migratoria caotica di oltre 7 milioni di persone. “Stiamo lavorando per fa ripartire il processo di dialogo”, spiegano fonti vicine al negoziato. Maduro e il presidente della Colombia Gustavo Petro si dicono fiduciosi  nel successo della ripresa del dialogo. Anche i nuovi colloqui saranno facilitati dal governo norvegese. E riguarderanno le elezioni. Lo status di centinaia di prigionieri politici. Le sanzioni usa al Venezuela. E un “accordo sociale” che consentirebbe la distribuzione di 3 miliardi di dollari in beni e investimenti per aiuti umanitari. Risorse provenienti da un fondo amministrato dalle Nazioni Unite.
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Juan Guaidò

Ripresa del dialogo

La ripresa del dialogo è stata ripetutamente ritardata da disaccordi sui termini del negoziato. In particolare sulle elezioni. Un argomento che potrebbe nuovamente costringere a cambiamenti dell’ultimo minuto. Compreso l’eventuale rinvio della discussione a un secondo incontro. Al tavolo il ministero dell’Informazione del Venezuela. L’inviato dell’opposizione Gerardo Blyde. Il governo norvegese. E il ministero degli Affari esteri del Messico. Per ora nessuno di loro si è sbilanciato sulle prospettive del confronto. In ottobre, diversi partiti hanno avvertito Washington di non essere a favore di un governo provvisorio nel 2023 di Guaido, sostenuto dagli Usa. Ciò rende la ripresa dei colloqui cruciale per la coalizione di opposizione. Che è stata ridotta dall’esilio. Dall’incarcerazione dei leader. Dalle fratture interne. E dalla mancanza di fondi. I colloqui sono stati abbandonati dagli inviati di Maduro un anno fa. Dopo disaccordi sull’estradizione di un alleato del presidente venezuelano, accusato di riciclaggio di denaro.
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Il presidente del Venezuela, Nicolàs Maduro

Le condizioni del governo

Maduro aveva detto che il suo governo non sarebbe tornato ai colloqui se non fossero state revocate tutte le sanzioni statunitensi. L’opposizione, invece, ha insistito sulla garanzia di un voto presidenziale equo e trasparente. Supervisionato da osservatori stranieri. da svolgere alla fine del 2023 o del 2024. Il governo degli Stati Uniti ha cercato di incoraggiare il dialogo. Alleggerendo alcune sanzioni. E liberando due parenti di una imprenditrice venezuelana imprigionati con l’accusa di traffico di droga. Maduro ha anche rilasciato sei ex dirigenti della società di raffinazione Citgo Petroleum. Con sede negli Stati Uniti. L’amministrazione del presidente Joe Biden sta cercando di aumentare le forniture globali di petrolio. Per far scendere i prezzi che sono aumentati dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. La Casa Bianca ha dichiarato che i progressi del dialogo potrebbero innescare un alleggerimento delle sanzioni, compresa una licenza per la compagnia petrolifera statunitense Chevron per espandere le operazioni in Venezuela. Anche il crescente afflusso di migranti venezuelani negli Stati Uniti sta spingendo Washington a cercare soluzioni alla crisi del Paese.