L’orrore della guerra negli scatti dal fronte

Le testimonianze sul campo dei fotoreporter: fotografie che denunciano la disumanità dei conflitti in Ucraina Terra Santa, Africa, America Latina, Gaza

Guerra
Foto Imago/Image

Fotografie che denunciano la disumanità della guerra. Scatti che raccontano dalla prima linea i conflitti in Terra Santa, Africa, America Latina, Gaza. E in particolare in Ucraina.  Andreja Restek è una giornalista fotoreporter di origine croata con sede a Torino. Con oltre 20 anni di esperienza nel campo dei media, ha dedicato gli ultimi anni a monitorare e documentare gli eventi e i cambiamenti nei Paesi del terzo mondo, soprattutto nelle zone di conflitto. La sua passione per la documentazione e l’informazione l’ha spinta a fondare APR News , un quotidiano online che si concentra sul fenomeno del terrorismo e dei gruppi terroristici in tutto il mondo, conducendo anche inchieste indipendenti su traffici illeciti e diritti umani. Non sono i missili ipersonici, non sono i colpi di artiglieria, non sono gli scontri ravvicinati di fanteria, ma sono i droni a caratterizzare questa fase della guerra in Ucraina.

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Foto di Frauke Riether da Pixabay

Six Degrees

A raccontare la tragedia in corso nell’Europa Orientale è anche il fotoreporter di guerra Ugo Borga, al rientro dall’ennesimo viaggio nelle zone più calde del conflitto. Ugo Lucio Borga è un fotogiornalista italiano. Il suo lavoro si concentra su conflitti armati e crisi umanitarie. Ha coperto, tra le altre, la guerra in Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana. Libia, Siria, Somalia, Sud Sudan, Mali, Afghanistan, Iraq, Filippine, Ucraina. I suoi reportage sono stati pubblicati dalle maggiori testate nazionali e internazionali. È presidente di “Six Degrees”. L’associazione ha lo scopo di raccontare le guerre, soprattutto quelle dimenticate, i conflitti etnici, religiosi e razziali e le problematiche connesse all’immigrazione. “Six Debrees” promuove la sicurezza dei giornalisti impegnati in aree di crisi. Organizzando annualmente il War Reporting Training Camp, primo corso HEFAT in Italia. Sei giorni di training immersivo utile ad acquisire le capacità operative indispensabili per lavorare in aree di crisi e teatri di guerra. Borga ha pubblicato “Il sudario di latta-taccuini di guerra”. “Soldat 1, guerra in Ucraina”. “La Luna si nasconde-diari dall’Africa in guerra”

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Foto di Max Kukurudziak su Unsplash

I volti della guerra

“Con la collega Luciana Colluccello – spiega Borgia- siamo stati sui fronti di Marinka, di Vuledar e di Bakhmut. Eravamo aggregati con tre brigate dell’esercito di Kiev. Rispetto al passato, anche recente, la guerra è cambiata. Non sono più gli scontri di fanteria o i tiri di artiglieria a determinare le sorti del conflitto, ma sono i droni. Ogni giorno ne volano migliaia sul cielo del Donbass. Sono velivoli kamikaze, che trasportano munizioni anticarro o antiuomo. Armi micidiali. I soldati sono terrorizzati, vanno in paranoia quando sentono il ronzare sopra le loro teste”.  L’unico strumento per accorgersi della presenza di questi velivoli è un sistema “drone detector”, che avvisa quando sono molto vicini. “A quel punto – precisa Borga all’Ansa– o ti butti in un bunker o sei spacciato. Non c’è scampo. Basta essere in due per diventare un target. Volano di giorno e di notte. La maggior parte dei morti o feriti in questa fase è provocata proprio dai droni, lo abbiamo accertato negli ospedali militari“. L’esercito ucraino si è attrezzato per aumentare la produzione di velivoli kamikaze. “Nelle basi – racconta il fotoreporter valdostano – ne vengono costruiti centinaia ogni giorno. Ci vuole poco tempo per assemblarli, non sono i sofisticati Bayraktar turchi o gli Shahed iraniani. Sono apparecchi semplici, artigianali, che costano poche decine di euro. E la resa è decisamente notevole”.

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Foto di STNGR LLC su Unsplash

Combattimenti

Su questa fascia lunga circa 100 chilometri, tra Bakhmut e Marinka, si stanno intensificando da settimane i combattimenti. Da una parte i russi che cercano di sfondare e dall’altra gli ucraini che resistono. La controffensiva di Kiev ormai è solo un ricordo. “L’esercito ha un problema di uomini – osserva Borga – perché non c’è ricambio. La speranza ucraina è di un intervento militare dell’occidente. I soldati sono comunque ancora in grado di resistere agli attacchi russi, a patto di ricevere le munizioni. Sono stanchi, stressati, sopportano turni da tre giorni pesantissimi, ma non hanno nessuna intenzione di mollare. Anche i civili non vogliono sentir parlare di lasciare dei territori ai russi. Per loro non c’è alternativa alla guerra“. A documentare sul campo gli orrori della guerra è  anche la fotoreporter Andreja Restek che ha appena pubblicato “La solitudine della verità“. Spiega l’inviata di guerra: “È un libro autobiografico che racconta la mia storia. Sono nata in un luogo dove era vietato sognare. Incontro spesso nelle scuole ragazzi e ragazze che hanno una vita difficile e non riescono a immaginare il futuro. Ho trovato il coraggio di denudarmi per cercare di dare ai giovani una speranza”.

Guerra in Ucraina / foto Imago/Image

Cicatrici

Andreja Restek, giornalista fotoreporter riferisce come è nato il suo libro “La solitudine della verità. In Viaggio tra le Ombre delle Guerre“. Afferma: “Vorrei far capire ai ragazzi che, indipendentemente da tutto, se sei fedele a te stesso puoi fare grandi cose. Puoi essere ciò che vuoi, indipendentemente da dove parti. Con rispetto, determinazione e impegno ogni obiettivo diventa realizzabile”. Andreja è di origine croata e vive a Torino dove ha fondato Apr news, quotidiano online che si occupa del terrorismo globale, di traffici illeciti e diritti umani. La macchina fotografica è la sua arma per comunicare con il mondo. Il lavoro di corrispondente di guerra le ha lasciato cicatrici che non se ne andranno più, incubi e fantasmi che la tormentano. Andreja è una guerriera, soffre durante il suo viaggio, vive come in un mare in tempesta, ma continua a combattere, sorretta dalla passione.

Foto di Glib Albovsky su Unsplash

In viaggio

La scrittura diventa un’ancora di salvezza che le permette di guardare oltre le proprie esperienze personali. E di cercare una connessione con l’umanità per condividere la speranza che il mondo possa essere migliorato grazie al contributo di ognuno per la libertà, la democrazia e la pace. Il libro è un viaggio personale e commovente, dall’infanzia trascorsa in un piccolo paese dell’ex Jugoslavia. Dove la realtà spesso sembra priva di pietà, fino alla sua ascesa come fotoreporter di guerra di fama internazionale. Nella seconda parte c’è il racconto delle guerre in Ucraina, in Siria, ma ci sono soprattutto le persone, donne, uomini, soldati, trafficanti di organi e di armi, migranti e profughi. Andreja usa l’escamotage di una compagna immaginaria, Emma, editor silenzioso che l’aiuta a raccontare la sua storia, a trasformare i pensieri in parole senza troppo dolore. Il pensiero finale è un messaggio di speranza. “Quando affrontiamo le sfide con compassione, trattiamo gli altri con rispetto e agiamo con integrità, possiamo costruire un mondo migliore per noi stessi e per gli altri”, sottolinea la fotoreporter di guerra.