Multipolarismo: l’economia globale e la geopolitica 4.0

Capi di Stato, di governo e ministri di 33 Paesi membri della Comunità degli Stati d'America Latina e dei Caraibi (Celac), e il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres hanno partecipato a Kingstown all'ottavo vertice dell'Organizzazione

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Il multipolarismo è il sistema di politica internazionale fondato sull’esistenza di più blocchi o gruppi di potenza. Dal bipolarismo della guerra fredda all’odierno ritorno delle potenze regionali come nel XIX secolo. Capi di Stato, di governo e ministri di 33 Paesi membri della Comunità degli Stati d’America Latina e dei Caraibi (Celac), e il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, hanno partecipato a Kingstown, capitale di Saint Vincent e Grenadine nei Caraibi, all’ottavo vertice dell’Organizzazione. Durante il meeting sono stati esaminati temi di interesse regionale e internazionale. Come la crisi di Haiti e le tensioni a Gaza. Presenti nell’isola caraibica numerosi capi di Stato latinoamericani, soprattutto dell’area progressista. Fra cui i presidenti di Brasile, Colombia, Venezuela, Cuba, Bolivia e Honduras. I lavori sono stati aperti dal presidente pro tempore uscente della Celac, il primo ministro di Saint Vincent e Grenadine, Ralph Gonsalves. Accompagnato dalla presidente honduregna Xiomara Castro che eserciterà la carica nel 2024. Nel suo intervento, il segretario generale delle Nazioni Unite ha affrontato temi cruciali. E cioè le sfide del cambiamento climatico e la riforma del sistema finanziario globale. Hanno preso parte al vertice anche numerose delegazioni diplomatiche. Provenienti da Stati Uniti, Europa, India, Africa e dall’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (Asean).
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Ritorno al multipolarismo

A margine dei lavori il presidente brasiliano Lula ha incontrato il collega colombiano Gustavo Petro, i ministri degli Esteri di Messico Alicia Barcena e del Cile Alberto Van Klaveren. Per esaminare a fondo la crisi a Gaza alla luce anche della morte di oltre 100 palestinesi che attendevano aiuti alimentari. Particolarmente significativa la questione in ballo tra il presidente brasiliano e quello venezuelano Maduro. E cioè la crisi dell’Esequibo, regione frontaliera ricca di petrolio contesa alla Guyana. Intanto i riflessi economici del multipolarismo politico sono evidenti ovunque. Negli ultimi 18 mesi, infatti, il flusso di liquidità nei mercati dei private asset è cambiato radicalmente. Le strategie d’investimento che in passato hanno riscosso successo devono affrontare diverse sfide. Si ritiene perciò di essere entrati nell’era che è stata definita “3D Reset“. Così da indicare come le dinamiche di decarbonizzazione, demografia e deglobalizzazione stiano modificando il panorama degli investimenti. Ai temi delle 3D si aggiunge il progresso tecnologico, in particolare la rivoluzione dell’intelligenza artificiale. Al momento guidata dal venture capital e destinata, a nostro avviso, a rimodellare le nostre vite.
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Effetti economici

Secondo Nils Rode (Chief Investment Officer, Schroders Capital) la decarbonizzazione procederà a velocità diverse in luoghi diversi. Gli esperti si aspettano che genererà un filone di opportunità ricco e profondo per decine di anni a venire. L’energia e la sua produzione si stanno trasformando in modo radicale. “Ci sono ancora decenni di investimenti davanti a noi – spiega Nils Rode-. La transizione verso le fonti pulite non significa solo aumentare la generazione di energia rinnovabile sfruttando nuove capacità eoliche e solari. Servono anche grandi investimenti nelle infrastrutture necessarie a distribuire l’energia prodotta. Per evitare problemi quali la congestione di rete“. Servono, quindi, interventi sugli edifici per rendere più efficiente l’utilizzo dell’energia per riscaldare, rinfrescare e illuminare uffici, negozi e abitazioni. Aggiunge Nils Rode: “Decarbonizzazione significa anche cambiare sostanzialmente il modo in cui produciamo e consumiamo i beni. Passando da un modello di economia lineare ‘prendi-usa-getta’ a un modello circolare basato sul riciclo. Nuove opportunità verranno anche dal valore del capitale naturale e dal suo ruolo nella prevenzione dei cambiamenti climatici e dei costi associati”.

Conseguenze economiche

Gli investimenti infrastrutturali, sia in azioni sia in titoli di debito, hanno un ruolo di primo piano per la decarbonizzazione. E nel difficile contesto attuale costituiscono un caso d’investimento particolarmente interessante. “Vediamo opportunità anche nelle tecnologie adiacenti quali l’idrogeno, le pompe di calore, le batterie e la ricarica dei veicoli elettrici. Che avranno un ruolo importante nel promuovere la decarbonizzazione di settori come i trasporti, il riscaldamento e l’industria pesante. Nel settore immobiliare, a determinare il fabbisogno di capitale sarà l’aumento della domanda di edifici sostenibili adeguati a proprietari e locatari. Dato il ruolo di primo piano tradizionalmente svolto dalle banche nel finanziamento del settore immobiliare, il fatto che detto fabbisogno di capitale venga a determinarsi proprio mentre le banche si trovano a dover soddisfare requisiti patrimoniali più alti, rappresenta un’enorme opportunità per i mercati dei private asset, che possono intervenire con alternative di finanziamento sostenibili. Inoltre le tendenze demografiche e gli effetti attesi sulle opportunità di investimento variano notevolmente nelle diverse parti del mondo. In molti Paesi emergenti, India in primis, la popolazione è in aumento. E nei prossimi vent’anni i giovani contribuiranno a una solida crescita economica. La giovinezza dell’India è in netto contrasto con l’invecchiamento demografico della maggioranza degli altri grandi Paesi. Si prevede comunque che l’effetto della distribuzione per età sia smorzato dallo sfruttamento dell’intelligenza artificiale, che nel prossimo futuro aumenterà la produttività in modo consistente.
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Private equity

“Tra le asset class fondamentali per la demografia troviamo l’immobiliare- osserva Nils Rode-. Per soddisfare la rapida evoluzione del quadro demografico saranno necessarie diverse tipologie abitative che rispondano alle esigenze delle diverse età e fasi della vita. Inoltre, se sale l’età media della popolazione, aumenta anche la spesa sanitaria del Paese. Ciò genera opportunità d’investimento legate alla sanità, in tutto il panorama dei private asset“. La pandemia di Covid-19 e il recente aumento delle tensioni geopolitiche hanno portato in primo piano il tema della resilienza e della sicurezza delle filiere di approvvigionamento. In alcuni settori fondamentali, quello dei semiconduttori in particolare, si sono quindi innescate iniziative di “nearshoring” che hanno avvicinato le catene di fornitura ai luoghi di utenza. “Riteniamo che questa tendenza continuerà in parallelo al crescere del multipolarismo globale – puntualizza Nils Rode-. Guardando alle asset class da privilegiare in tema di deglobalizzazione vediamo in particolare il private equity indiano. Che sta rapidamente maturando con un ecosistema di gestori di fondi locali in espansione”. Le startup indiane sfruttano la rivoluzione digitale del Paese per rimodellare i settori. In una trasformazione che vede in prima linea i beni di consumo, i servizi finanziari e l’IT (Information Technology). In India sono nati più di 100 unicorni, cioè startup private valutate oltre il miliardo di dollari. Questo dato colloca il Paese al terzo posto per creazione di unicorni, dopo Stati Uniti e Cina.
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Debito immobiliare

Prosegue Nils Rode: “Altra area da considerare è il debito immobiliare. Reshoring, friendshoring e nearshoring necessitano di spese di bilancio per la costruzione di nuovi impianti e strutture, per esempio di immobili industriali. Data la scarsa disponibilità di finanziamento del debito. In particolare per gli immobili commerciali, il settore riceve un sostegno fondamentale. L’intelligenza artificiale è passata dal piano concettuale a quello pratico. E viene utilizzata in molti modi interessanti, dalla diagnostica nel settore sanitario alla prevenzione delle frodi e all’analisi dei dati”. Gli esperti ritengono che questa sia la vigilia della quinta rivoluzione industriale. Se nelle prime quattro rivoluzioni industriali erano le macchine ad aiutare l’uomo nel lavoro “fisico”, la quinta rivoluzione, guidata dall’intelligenza artificiale, è la prima in cui le macchine aiutano l’uomo nel lavoro “cognitivo”. Dato il ritmo dell’innovazione, c’è chi ritiene che entro il 2040-2050 il boom dell’intelligenza artificiale raggiungerà il culmine della “singolarità tecnologica”. Cioè il punto in cui gli smartphone avranno una capacità di elaborazione cognitiva pari a quella di tutti gli esseri umani del pianeta messi assieme.
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Frontiere

La nuova tecnologia di frontiera che guida l’attuale ondata di intelligenza artificiale è l’intelligenza artificiale generativa. “Società come OpenAI e Cohere creano la tecnologia fondamentale che tante altre startup e aziende più mature utilizzano come base per sviluppare altre nuove applicazioni- analizza Nils Rode-. Si tratta innanzitutto di un tema per il venture capital e il growth capital. Ma con il tempo, diventerà anche un tema sul fronte del private equity, per le società più mature e per gli investimenti di buyout che adottano l’intelligenza artificiale. Per cambiare o migliorare il proprio modello di business. Riteniamo che l’intelligenza artificiale generativa renderà più smart le tecnologie e i software esistenti. E avvierà una tendenza secolare con impatto su tutti i settori. Prevediamo che l’intelligenza artificiale avrà anche un secondo ordine di impatti sui mercati immobiliare e infrastrutturale”.