“Tra rate e mancate prenotazioni, la mia attività turistica ripartirà?” – Video

Il racconto a Interris.it di Riccardo Tropiano, imprenditore 23enne proprietario di un B&B a Monopoli (Bari)

L’Italia cerca di far ripartire con fatica il motore dell’economia. Ma sono molti, troppi, i piccoli e medi imprenditori che guardano al futuro con l’ansia di non farcela. In particolare, è il settore del turismo ad essere stato colpito duramente dall’emergenza Coronavirus. “A marzo tutti ci prepariamo al periodo estivo e all’arrivo dei clienti, quest’anno abbiamo perso praticamente tutto il fatturato” confessa ad Interris.it Riccardo Tropiano, 23 anni, proprietario di un Bed and Breakfast a Monopoli (Bari). Dall’inizio della quarantena fino a fine maggio si contano oltre 30 milioni di turisti in meno. Secondo i dati diffusi da Confturismo ed elaborati dal WTTC, le perdite sono enormi e nel migliore dei casi si parla di circa 120 miliardi euro di perdita per il 2020, congelando tutti i settori legati al turismo: dall’enogastronomia, alle strutture ricettive, allo shopping, ai trasporti, alla fruizione del patrimonio storico e culturale fino alla competitività delle imprese italiane sui mercati internazionali.

“Io sono proprietario di un Bed and Breakfast a Monopoli, in provincia di Bari nel centro storico. Quindi nella zona murattiana. Sono quattro camere che ho comprato nel 2017, l’ho ristrutturate e ho creato questa attività. Ho 23 anni, e ho deciso congiuntamente con i miei genitori di avviare questa impresa. Ho dovuto chiedere a loro il gravoso supporto economico per tradurre in realtà la mai idea. Mi sono laureato in Economia e Commercio e ora sto frequentando la magistrale. Ho deciso di mettermi in gioco e di investire, ci ho pensato molto. Sono rimasto colpito da come le cose nella vita possano cambiare. Non mi sarei mai immaginato di aprire un Bed and Breakfast. Ma questa attività mi ha dimostrato la bellezza di tale lavoro. Ogni giorno mi confronto con persone che vengono da tutto il mondo: ho imparato a conoscere le diverse culture, il diverso approccio con i clienti. È un’esperienza stupenda dal punto di vista della crescita personale che è resa possibile solo dal fenomeno del turismo: a Monopoli vengono dagli australiani, ai canadesi, agli iraniani, ai cinesi. I clienti apprezzano molto qualsiasi tipo di accortezza. È un’emozione”.

Il Coronavirus una valanga

“Il coronavirus è stato una valanga. Noi, come Bed and Breakfas, lavoriamo principalmente da marzo a novembre. Dicembre e gli altri mesi sono un po’ carenti, quasi rasenti allo zero dal punto di vista dei guadagni. Quindi, io e gli imprenditori del settore attendavamo marzo per cominciare a lavorare. E invece, mi sono ritrovato ad avere gli ultimi clienti il 3 marzo. Pochi giorni prima della chiusura, del lockdown. È stata una situazione incredibile. Ho avuto il cento per cento di cancellazioni delle prenotazioni di marzo, aprile e maggio. Avevo quindici mila euro di prenotazioni, ma queste sono solo le parziali. Perché un ammontare importante dipende dai last minute. Ovviamente non ho potuto constatare come perdita questi ultimi perché non si sono trasformati in reali riservazioni. Per fortuna le compagnie aeree stanno cercando di ricominciare a volare. Questo è per noi indispensabile, noi dipendiamo da questi voli aerei. Senza il traffico aereo noi non lavoriamo”.

Gli aiuti del governo

“Io ho fatto richiesta per i 600 euro a fine marzo ma ancora non li ho ricevuti. Inoltre, ho provveduto alla richiesta del prestito di 25mila euro e fortunatamente mi sono arrivati. Ma in realtà, di quei soldi ho ricevuto solo 13.900 euro in quanto il mio fatturato del 2019 era di 55mila euro. Mi hanno dato insomma il 25% del fatturato, con tempi brevissimi garantiti al cento per cento dallo stato. Ho comprato un’altra struttura a gennaio. Sarebbe dovuta essere agibile a fine di quest’anno con la ristrutturazione, che dovevo pagare con i guadagni di questi mesi. Ora mi trovo a dover far fronte ad un’altra rata di mutuo che si aggiunge alla rata del finanziamento per la ristrutturazione. I costi salgono, la domanda è troppo bassa mentre l’offerta è tanta. La mia struttura ha puntato sempre sulla qualità, quindi i miei prezzi sono medio alti. Adesso mi devo adeguare al mercato: abbasso i prezzi e la qualità”.

La ripartenza tra mille incertezze

“Io da giovane imprenditore cerco di rimanere positivo, ma la realtà è difficile: non ho ricevuto nemmeno una prenotazione fino ad ora. Come si può andare avanti così? A settembre devo ricominciare pagare le rate: 1500 euro. E poi, penso che i problemi non siano finiti qui. C’è grande incertezza. Domani tornerà il coronavirus? La domanda dei clienti è ridotta e la mia piccola impresa potrà resistere alla tanta concorrenza? Sono molto preoccupato e più passa il tempo e più la fiamma della positività si affievolisce. Sono deciso a riaprire, ma se a giugno ho solo tre notti prenotate, sono costretto a non riaprire. Perché farlo significherebbe pagare la ditta per la sanificazione e comprare tutti gli strumenti di protezione per la mia addetta alle pulizie. Questa signora è sempre stata la mia spalla, la pagavo come lavoratrice stagionale per qualche mese ad 800 euro. Ora anche lei si ritrova senza niente e senza cassa integrazione. Per avere una stabilità finanziaria devo avere almeno 15 o 20 notti prenotate per coprire i costi”.

L’appello al governo

“Il mio appello al governo è: diversificate la situazione sanitaria da regione a regione. La Puglia ha pochi casi. Le regioni del sud e del centro stanno andando nella giusta direzione. Ci deve essere una distribuzione maggiore e più equa dei tamponi. Bisogna diversificare le riaperture per tornare ad una semi-normalità. C’è necessità di valutare la condizione di ciascuna regione, non si può più pensare ad un’unica zona rossa italiana. Così il turismo muore”.