Gigi Simoni, l’annata magica dell’allenatore gentleman

Il tecnico di Crevalcore è scomparso 81 anni, dopo una lunga malattia. Nel 1998, assieme all'Inter di Ronaldo, alzò al cielo la Coppa Uefa e sfiorò la vittoria del campionato italiano

Un simbolo di un calcio di altri tempi Gigi Simoni. Allenatore di lunghissimo corso, capace di centrare un successo internazionale nella sua breve parentesi alla guida dell’Inter di Massimo Moratti. Una vittoria straordinaria in Coppa Uefa, ultimo trofeo di una squadra che, per tornare ai fasti dei tempi passati, dovrà attendere oltre dieci anni. Postura e atteggiamenti da galantuomo e la saggezza tattica di chi la gavetta l’ha fatta tutta, da calciatore prima e da tecnico poi. Se ne è andato a 81 anni Simoni, proprio nel giorno in cui la sua Inter celebrava il decimo anniversario dalla conquista del suo storico triplete. Un lutto in corrispondenza delle celebrazioni per quella che resta la più grande impresa sportiva nella storia dei nerazzurri, un’epopea in cui il tecnico di Crevalcore ha impresso il suo nome a lettere cubitali.

La notte dei sogni

Quel successo lo ha meritato Gigi Simoni, approdato alla Pinetina assieme a Ronaldo e sedendo sulla panchina interista nell’annata del controverso episodio che vide protagonista proprio il Fenomeno brasiliano, in un contrasto con lo juventino Iuliano che sarebbe passato alla storia. Non vinse lo scudetto quell’anno ma la Coppa sì, nel derby tutto italiano con la Lazio di Sven-Goran Eriksson, che di lì a breve avrebbe iniziato il suo periodo magico. Un trionfo che sarebbe valso la Panchina d’oro, grazie anche al secondo posto ottenuto in campionato. Sarebbe potuta essere festa piena non fosse stato per quello scontro diretto con la Juventus, concluso a favore dei bianconeri e finito negli almanacchi del nostro calcio per un potenziale calcio di rigore che ancora oggi fa discutere. E che, probabilmente, avrebbe potuto cambiare la storia di quella stagione. Non successe, ma Gigi Simoni la sua soddisfazione se la tolse nella notte magica del Parco dei Principi, con quel 3-0 sui biancocelesti che gli valse l’ingresso nella storia. Un trionfo meritato per chi, partendo dalla panchina del Genoa, aveva già attraversato l’Italia (Lazio, Cremonese, Napoli, Pisa, Empoli, solo per citarne alcune) per trovarsi al momento giusto e al posto giusto.