Estate e pericolo incendi. L’intervista ad Antonio Nicoletti di Legambiente

Antonio Nicoletti di Legambiente ha spiegato ad Interris.it quali sono le cause degli incendi boschivi e quali sono gli interventi da mettere in atto per fermare questo fenomeno

Incendio- Nicoletti
Foto di Karsten Winegeart su Unsplash A destra Antonio Nicoletti di Legambiente

L’estate si avvicina a grandi passi ed è subito allerta per gli incendi che si potrebbero verificare durante questo periodo. I numeri delle Forze dell’Ordine dichiarati nel “Rapporto Ecomafia 2022” e l’analisi dei dati satellitari EFFIS rivelano che nel 2021 sono stati devastati dalle fiamme 159.437 ettari di superficie boschiva e non, ovvero il 154,8% in più rispetto al 2020. Inoltre, emerge che in quattordici anni sono andati in fumo 723.924 ettari, un’area grande quasi quanto l’intera regione dell’Umbria.

Interris.it ha parlato di questa emergenza con Antonio Nicoletti, responsabile delle aree protette di Legambiente che si è soffermato sulle motivazioni per cui l’Italia è a rischio incendi e sulla prevenzione che bisognerebbe fare per evitarli.

L’intervista

Signor Nicoletti, quali sono le cause che provocano un incendio?

“I boschi in fiamme possono avere tre diverse origini. Possono essere dolosi, per cui provocati volontariamente da qualcuno per fini speculativi o per ripicche tra privati o verso la pubblica amministrazione. Possono essere colposi, per cui qualcuno ha una colpa che può essere anche una semplice negligenza come nel caso in cui un singolo non spegne bene un barbecue e da qui si scatena un incendio. Infine questi eventi possono essere influenzati dal cambiamento climatico, ovvero dall’aumento sempre più esponenziale della temperatura del pianeta e accentuati all’intervento delle ecomafie”.

Quali sono le regioni più esposte a questo problema?

“Secondo il report di Legambiente, nel 2021 la Sicilia è stata la regione più colpita sia come numero di reati (993), sia come ettari attraversati dalle fiamme (81.590, il 51,3% del totale nazionale), seguita dalla Calabria, dalla Puglia e dalla Campania. Si tratta di un problema che colpisce soprattutto il meridione in quanto in questa parte della penisola il fenomeno della siccità è più evidente. In un futuro ormai prossimo, l’aumento delle temperature e la diminuzione delle precipitazioni amplificheranno ancora di più l’attuale vulnerabilità del territorio rispetto al rischio di incendi boschivi. Si prevede che nel 2050 ci sia un allungamento della stagione degli incendi del 11% e un aumento delle giornate con pericolosità estrema di circa il 46% rispetto allo storico.”.

Che cosa bisogna fare per contrastare questo fenomeno?

“La prevenzione rimane sempre l’unica arma a disposizione contro gli incendi, mentre per mitigare gli effetti del cambiamento climatico, occorre migliorare la resilienza degli ecosistemi forestali e aumentare la loro capacità di rispondere alle sollecitazioni dei rischi naturali a cui sono sottoposti. Oramai conosciamo bene quali sono gli elementi climatici che possono portare all’incendio e su questi bisogna lavorare ed intervenire tempestivamente. A tal proposito si ricorda nel 2017 alcuni incendi che hanno interessato il Vesuvio e la Maiella. In quel caso questi episodi sono stati più devastanti perché le specie forestali presenti avevano una capacità minore di resilienza ad incendi boschivi”.

Quali conseguenze provoca un incendio?

“Innanzitutto comporta dei danni ecologici e e ambientali, con ripercussioni negative su tutti gli elementi dell’ecosistema. Inoltre c’è un danno economico che si ripercuote su molte aziende agricole e non da ultimo voglio ricordare tutte le persone che perdono la vita a causa di incendi boschivi”.

Come si possono individuare le aree più esposte a rischio incendio?

“Occorre partire da un utilizzo ecologicamente sostenibile delle risorse agro-silvo-pastorali e di programmi di sviluppo rurale e di conservazione della biodiversità dei fondi strutturali e del Pnrr. Inoltre, utilizzando i dati geolocalizzati Effis si può mappare i territori più a rischio da presidiare dal 1° giugno al 30 ottobre così da individuare anche i luoghi dove rafforzare le attività investigative per portare alla luce gli interessi dietro agli incendi e i criminali che li appiccano. Non per ultimo, è necessario inasprire ed estendere le pene per reato boschivo nonché le sanzioni amministrative a qualunque incendio di vegetazione”.