Terapie a rischio. Segnalazione Oms

In 2 anni e mezzo raddoppiata la carenza di farmaci. In Italia sono 300 e per 30 ci sono le maggiori difficoltà

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Segnalazione Oms per la carenza di farmaci. Il mercato farmaceutico nel mondo è cresciuto di circa un terzo negli ultimi 10 anni. Consentendo a una fetta più ampia della popolazione mondiale di godere dei benefici delle terapie. Tuttavia, allo stesso tempo, sono aumentate gli ostacoli. Ossia le occasioni in cui i meccanismi del mercato si inceppano. Dando vita a fenomeni di carenze di farmaci. In particolare, “da settembre 2021, il numero di molecole segnalate in carenza in due o più Paesi è aumentato del 101%”, avverte l’Organizzazione Mondiale della Sanità. La crescita dei farmaci mancanti rischia di lasciare i malati senza terapie. Oppure a costringerli a ricorrere a canali di acquisto alternativi. “Queste carenze di farmaci sono una forza trainante riconosciuta per i farmaci contraffatti. O di qualità inferiore agli standard. E comportano il rischio che molte persone cerchino di procurarsi i farmaci con mezzi non ufficiali come Internet”, segnala l’Oms.

Allarme Oms

Il fenomeno riguarda soprattutto i Paesi a basso e medio reddito. Tuttavia anche l’Europa non ne è esente. Al riguardo è stato realizzato un rapporto dall’associazione dei farmacisti europei (Pgeu). Lo studio della “Pharmaceutical Group of the European Union” conferma che nel 2023 i farmacisti di tutti i Paesi europei si sono confrontati con la carenza di medicinali. Inoltre nel 65% dei Paesi la situazione è peggiorata rispetto all’anno precedente. “Questa condizione  provoca frustrazione e disagio per i pazienti e mina la loro fiducia nei farmacisti e nel sistema sanitario“, dice il presidente della Pgeu Aris Prins. Secondo il rapporto, in molti Paesi l’entità della carenza è di rilievo. Nel 15% dei Paesi europei sono segnalati tra 500 e 600 farmaci mancanti e nel 27% più di 600. L’Italia non fa eccezione. “L’elenco aggiornato ogni settimana sul sito dell’Aifa dimostra che la carenza delle terapie non è una novità e che non è più dovuta alla pandemia“, dichiara Ilenia Malavasi, componente della commissione Affari sociali.

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Terapie a rischio

“Tra sostituzioni e cambi vari, sono circa 300 le reali carenze di farmaci. 30 quelli che presentano maggiore criticità. Gli ambiti terapeutici nei quali negli ultimi mesi si sono manifestate problematiche a livello ospedaliero riguardano antibiotici. Alcuni antitumorali. Antidiabetici. Alcuni farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale – aggiunge Malavasi, che ha annunciato un’interrogazione al ministero della Salute-. Vogliamo sapere dal ministro Schillaci quali iniziative stia attuando per tenere sotto controllo indisponibilità e prevenire le carenze“. I casi riferiti dalle cronache sono diversi come l’ultimo di pochi giorni fa degli enzimi pancreatici. Smorza però i toni Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, l’associazione delle aziende farmaceutiche. “Voglio tranquillizzare. Non siamo in una situazione di allarme”, assicura. “Ci sono situazioni puntiformi che possono riguardare singoli prodotti. Ma non c’è un problema di carenze di farmaci in Italia”.

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Italia vulnerabile

L’Italia, tuttavia, è molto vulnerabile. Avere i prezzi dei farmaci tra i più bassi in Europa la espone “all’eventualità che i farmaci vadano in Paesi che pagano di più. O che qualcuno venga a comprare farmaci in Italia perché costano meno”, dice. Pesa anche la dipendenza dall’estero. Oggi l’Italia è il primo produttore di principi attivi in Europa con 50 miliardi di valore. “Tuttavia il 97% viene esportato e gli stabilimenti italiani lavorano con materie prime che arrivano da altri Paesi”, aggiunge Cattani. I lunghi tempi di accesso e la burocrazia contribuiscono a rendere l’Italia poco attrattiva. “Stiamo lavorando con il Mimit e il ministero della Salute per creare una piattaforma che dia slancio a nuovi investimenti. E  all’attrattività nella produzione industriale e farmaceutica”, evidenzia Cattani. A ciò si aggiunge la questione dei farmaci orfani.

Trend

Sul fronte della spesa per i farmaci orfani, secondo le rilevazioni effettuate dall‘Agenzia Italiana del Farmaco, nel 2022 l’Italia ha speso 1,98 miliardi di euro (in rialzo del 29% rispetto al 2021). Una cifra che rappresenta circa il 6% della spesa farmaceutica a carico del Servizio Sanitario Nazionale. I consumi invece, si attestano a 11,4 milioni di dosi (+35,7% rispetto all’anno precedente), pari allo 0,04% del consumo complessivo di farmaci. “L’aumento della spesa a fronte di un consumo maggiore di farmaci orfani indica una disponibilità crescente di cure per le persone affette da malattie rare – sottolinea Federico Spandonaro, presidente del comitato scientifico Crea Sanità -. Uno dei tanti elementi a sostegno dell’approccio secondo cui il denaro impiegato in sanità sia un investimento e non solo una spesa“. Le malattie e i tumori rari rappresentano, inoltre, le aree terapeutiche più attive per quanto riguarda il numero di studi clinici avviati. Con una costante crescita nell’ultimo decennio. Fino a rappresentare nel 2022 rispettivamente il 40% e il 33% del totale di studi clinici iniziati.

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Revisione

Questi dati emergono da un’analisi effettuata da Iqvia secondo Francesco Macchia, coordinatore di Osservatorio Farmaci Orfani-Ossfor, dimostrano come il Regolamento europeo 141/2000 sui farmaci orfani stia dando i propri frutti. Un trend positivo sul quale i rappresentanti dell’industria farmaceutica e tutto il mondo delle malattie rare chiedono di tenere alta l’attenzione. Nell’ambito della revisione del Regolamento attualmente in corso. Affinché “il buon lavoro fatto e i risultati ottenuti finora non vadano perduti”.