Morra (Oxfam): “Come operiamo in aiuto alla popolazione colpita dal terremoto in Siria”

L’intervista di Interris.it a Stefania Morra, responsabile Programma azione umanitaria di Oxfam Italia, sugli aiuti umanitari post-terremoto in Siria

Sui mezzi d’informazione si alternano le notizie su chi viene trovato ancora in vita dopo giorni trascorsi sotto le maceria e salvato agli aggiornamenti sul tragico bilancio delle vittime del terremoto di magnitudo 7.8 che poco dopo le 4 del mattino del 6 febbraio ha colpito la porzione sud-orientale della Turchia e il Nord della Siria, e ha causato finora la morte di oltre 41mila persone e lo spostamento di circa tre metri, secondo alcune prime stime, del suolo dell’Anatolia. Nella zona della Turchia devastata dal sisma, tra Gaziantep, Hatay e Mardin, dove sono stati distrutti oltre 12mila edifici e sono state coinvolte 13 milioni di persone, quasi un abitante su sei, e in quella della Siria, dove al momento si registrano oltre 3.500 vittime e ad Aleppo c’è la situazione più critica, opera l’organizzazione umanitaria Oxfam, al lavoro per soccorrere circa due milioni di persone.

© Islam Mardini/Oxfam

L’appello umanitario

Ieri le Nazioni unite hanno lanciato un “appello umanitario per un miliardo di dollari di aiuti per la popolazione della Turchia dopo uno dei più devastanti terremoti che hanno colpito il Paese in un secolo”, ha annunciato il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres. “Il finanziamento, che copre un periodo di tre mesi, assisterà 5,2 milioni di persone – ha spiegato Guterres – e consentirà alle organizzazioni umanitarie di aumentare rapidamente il sostegno vitale per gli sforzi di soccorso guidati dal governo in una serie di aree tra cui sicurezza alimentare, protezione, istruzione, acqua e ripari”. “I bisogni sono enormi, le persone soffrono e non c’è tempo da perdere – ha concluso il segretario generale delle Nazioni unite – esorto la comunità internazionale a intensificare e finanziare completamente questo sforzo critico in risposta a uno dei più grandi disastri naturali dei nostri tempi”.

L’intervista

Interris.it ha intervistato la responsabile Programma azione umanitaria di Oxfam Italia Stefania Morra sugli aiuti umanitari che l’organizzazione sta portando alla popolazione siriana colpita dal sisma, nel Paese dove si trova dal 2011.

© Islam Mardini/Oxfam

Dove operate e qual è la situazione attuale?

“In Siria sono stati maggiormente colpiti i governatorati di Hama, Latakia, Idleeb e Tartous. Oxfam è nel Paese, in aree sotto il controllo governativo, già da prima del 6 febbraio e avendo un ufficio e un team operativo ad Aleppo, è stata rafforzata la squadra dedicata alla risposta al terremoto anche con staff proveniente da altri uffici che Oxfam ha in Siria. La zona di Aleppo è già devastata dalla guerra civile e il terremoto ha colpito maggiormente undici dei quartieri più poveri della città, dove la domanda di aiuti è già molto alta. Cinquanta strutture sono completamente collassate e 12.600 famiglie sono ricoverate in dei centri collettivi installati nelle scuole, nelle moschee e nei centri sportivi. Fin dal primo giorno, in coordinamento con le agenzie Onu, la Mezzaluna siriana e altre organizzazioni non governative, abbiamo iniziato una valutazione dei bisogni della popolazione nei rifugi collettivi della Mezzaluna siriana. In Turchia, a Gaziantep e altri posti, abbiamo distribuito coperte, acqua e caricabatterie”.

Quali sono i bisogni della popolazione e come Oxfam risponde alle loro richieste?

“Abbiamo cominciato a distribuire kit igienico-sanitari, anche specifici per le esigenze di donne e ragazze, e abbiamo avviato la distribuzione di acqua pulita e potabile attraverso l’uso di autobotti nei centri collettivi, così come ci stiamo preoccupando che ci siano latrine e servizi igienico-sanitari efficienti. La distribuzione di acqua è prioritaria, anche perché a settembre queste aree sono state colpite da un’epidemia di colera. Abbiamo poi identificato 210 famiglie presenti nei rifugi collettivi per dare loro aiuto economico in modo che possano fronteggiare le esigenze di prima necessità, mentre i prezzi aumentano e già c’è la crisi di benzina e carburante. Sappiamo anche che ci sono distribuzioni di pasti caldi e cibi in scatola all’interno dei rifugi, così come di latte per neonati e medicinali che sono difficili da trovare in queste situazioni. Nella valutazione dei bisogni sono emerse la necessità di indumenti e coperte invernali, per via del clima rigido e della pioggia, e di combustibili per il riscaldamento e l’energia elettrica. Già prima del terremoto infatti molte delle aree colpite avevano meno di otto ore di elettricità al giorno, nelle zone rurali di Hama addirittura due. Stiamo inoltre proseguendo, in coordinamento con gli altri attori presenti, la valutazione degli altri bisogni prioritari, e dal 9 febbraio abbiamo sostenuto il trasporto di nove team di ingegneri per gli accertamenti sulle condizioni delle strutture danneggiate”.

© Islam Mardini/Oxfam

C’è inoltre un’emergenza nell’emergenza: in  Siria milioni di persone sono sfollate interne da anni e molti siriani andati all’estero si sono rifugiati proprio in Turchia.

“Le zone colpite dal sisma in Turchia sono quelle dove vivono i rifugiati siriani, le aree più povere e meno servite. In Siria già da prima del terremoto 15 milioni di persone avevano bisogno di aiuti umanitari, il 90% della popolazione vive sotto la soglia di povertà e 12 milioni di siriani sono a rischio fame. Il contesto generale è quello dell’emergenza umanitaria per via della guerra civile, con le strutture fondamentali  – come il 50% e più degli ospedali – non funzionanti. Tutto si è poi aggravato con la crisi economica e adesso per via della situazione in Ucraina, con l’aumento vertiginoso dei generi alimentari, dei medicinali, del carburante e dell’inflazione, oltre che dall’epidemia di colera dello scorso settembre – per questo motivo sono importanti la distribuzione di acqua pulita, il mantenimento delle latrine e una gestione dei rifiuti efficiente”.