Come un viaggio può cambiare una vita

Fabio Barbati racconta a Interris.it come un incontro imprevisto ha segnato l'inizio di una nuova vita. La scoperta di come chi non ha niente è capace di donare tutto quello che ha

Può un incontro imprevisto cambiare la vita di una persona? A volte sì. Sembrerebbe l’inizio di un film, ma invece è realtà. Fabio Barbati ha “rifondato la sua ricerca spirituale e antropologica” dopo aver conosciuto padre Amila, sacerdote di etnia singalese buddista che si trovava a Roma per studiare psicologia. Fabio parte per lo Sri Lanka con padre Amila, dopo qualche tempo si sposta in un’altra regione e conosce “un gesuita tosto”, padre Sahayan (ma questa è un’altra storia!). Scoprirà che non è lui a portare aiuto a quelle popolazioni, ma lo riceve da chi pur non avendo nulla dona tutto.

Fabio, come hai conosciuto queste comunità in Sri Lanka?
“Era l’anno 2007. Un giorno, poco prima di pranzo, bussano alla porta di casa. Vado ad aprire e mi trovo davanti un ragazzo della mia età, circa trent’anni all’epoca, con i tratti più o meno indiani: sorriso allegro, sguardo profondo e riposante come quello dei santoni. Si chiama Amila ed è dello Sri Lanka; è un seminarista e si sta laureando in psicologia a Roma. L’estate del 2009, dopo quasi due anni di profonda amicizia, parto per raggiungerlo in Sri Lanka. Il paese usciva in quel momento da una terribile guerra civile fra la maggioranza Singalese buddista – l’etnia di Amila –  e la minoranza Tamil indù, durata circa trent’anni. Nel 2004 la popolazione era stata colpita dallo tsunami. Di tutti i viaggi fatti nella vita, questo è il primo veramente etnico: per due mesi vivrò completamente ospite degli abitanti locali”.

Questo incontro come ha cambiato la tua vita?
“Mi sono ritrovato a vivere nella casa parrocchiale di un paesino della remota campagna interna. Le condizioni sociali erano davvero umili, ma ricevevo una grande accoglienza e una quantità di attenzioni imbarazzanti, che urtavano contro i miei schemi di pensiero anticolonialista e sulla povertà. Ma urtavano anche contro qualcosa di più profondo e personale. Loro erano così felici di conoscermi: vedevano in me qualcosa di unico. Io, invece, ogni volta combattevo con l’intima convinzione che stessero prendendo un granchio. Ero partito con l’attrezzatura fotografica, sperando di fare un super reportage antropologico. E invece passavo le giornate accompagnando Padre Amila nelle sue visite in casa della gente povera: per pregare, confessare, confortare, portare aiuto materiale o consulto psicologico; celebrare funerali o visitare ospizi. Ore di furgone sgangherato, per portare la messa nei recessi della giungla, nelle case dei contadini o dei raccoglitori di caucciù. Vedevo la Chiesa Cattolica come lo strumento del dominio culturale occidentale. Ma ora mi trovavo in un Paese dove essa rappresentava la più piccola minoranza. I poveri fedeli andavano in chiesa come si va ad una festa: le donne vestite con il sari migliore, all’offertorio portavano all’altare dei fagotti con il cibo, che i bimbi pazzi di allegria, consumavano nella merenda dopo la messa. Amila era impegnato tutta la giornata in colloqui di counselling, servizi di formazione ai giovani, gruppi di preghiera. La sera ci ritrovavamo sul sagrato della chiesa, sotto alle stelle, per fare il punto della giornata, ringraziare, chiedere. Una preghiera spontanea, come quando ero piccolo. Un giorno ho preso lo zaino e sono partito per i territori Tamil della costa est. C’erano ancora i check-point dell’esercito, i presidi dell’ONU e diverse ONG. Una di queste mi mise in contatto con “un gesuita tosto”: Padre Sahayan, di etnia Tamil, poco più grande di me, sportivo, jeans e maglietta. Era il responsabile del Lilies of the field, una specie di fattoria dove dava rifugio, scolarizzazione e formazione professionale a bambini e adolescenti che erano stati colpiti dalla guerra civile. Curava le loro ferite interiori affidando loro piccoli compiti di cura reciproca, accudimento degli animali o delle piante”.

Quanto tempo ti sei fermato?
“Accettò di ospitarmi per qualche giorno. Arrivai durante il festeggiamento del compleanno di una bambina del Lilies. Mi presentai nell’aula con uno scatolone di cartone pieno dell’unica forma di torta che ero riuscito a trovare, una specie zattera di pan di spagna secco. Ma Padre Sahayan fece sedere anche me tra i banchi, e, attraversando un mare di sguardi elettrizzati, mi misi al posto vicino al suo. La festeggiata stava alla cattedra con un cesto pieno di bonbon e caramelle varie. Invece di ricevere regali, era lei che passava tra i banchi a donare un dolcetto alle sue compagne. Non so se fu più grande l’emozione sua, o la mia. Ma quando lei riprese coraggio ed iniziò il giro di distribuzione, io cominciai a piangere come un bambino, sotto gli occhi fissi di tutti i presenti. Cercavo di nascondermi, o di giustificarmi, ma non riuscivo a dire altro che “sorry…, I don’t know…!” Sono rimasto con loro un paio di settimane, semplicemente giocando, collaborando alla quotidianità, raccontando, ascoltando, e raccogliendo testimonianze di vita incredibili, di questi piccoli uomini e donne, che a meno di quindici anni, avevano già provato le sofferenze e gli abusi più grandi. Proprio loro, che io volevo aiutare, mi hanno curato interiormente con la loro amicizia e riacceso il sorriso con la loro felicità incondizionata. Dopo di allora, sono tornato in Sri Lanka altre quattro volte, anche accompagnando altre persone care a condividere quel tesoro di esperienze. Ho compreso che l’unica cosa che resta, di qualsiasi genere di viaggio, sono le relazioni personali, i gesti di amore dati e ricevuti. Questo percorso ha rifondato e illuminato la mia ricerca spirituale e antropologica”.

Come ha influito il lockdown causato dalla pandemia sulla vita di queste popolazioni?
“Padre Amila, dopo vari incarichi e dopo aver riunito una numerosa comunità spirituale indipendente dall’appartenenza territoriale, recentemente è andato a vivere con i raccoglitori Tamil del distretto di Ratnapura. Sono persone molto umili, che traggono il misero salario dalla giornata di lavoro nei campi. Spesso è la donna che si fa carico del sostentamento familiare. Il lock-down ha intensificato il ricorso alle migrazioni in medio oriente alla ricerca di lavoro, quasi sempre irregolare. Gli esiti sono spesso tragici. Nei casi peggiori le donne trovano la morte a causa delle condizioni di sfruttamento e abuso. Al villaggio gli uomini, disoccupati, sprofondano facilmente nell’alcolismo e le famiglie si disgregano, mentre i bambini abbandonano il percorso scolastico”.

A causa della crisi economica causata dal coronavirus, ci sono molti nuovi poveri?
“A maggio scorso, un’agenzia dell’ONU avvisava che nel mondo 1,6 miliardi di persone rischiano di perdere il sostentamento a causa del lock-down e delle misure di contrasto della pandemia. E’ difficile prevedere tutte le profonde trasformazioni sociali ed economiche che il Covid-19 ha suscitato o drasticamente accelerato. Sicuramente assistiamo ad una epocale penalizzazione delle attività al dettaglio, delle produzioni artigianali e degli scambi interpersonali. Le società più tradizionali e tecnologicamente più arretrate fondano la loro esistenza sul contatto fisico, la relazione personale e la produzione per il consumo diretto. E’ estremamente probabile che proprio le economie tradizionali pagheranno il prezzo più grande se il mondo entrerà bruscamente nell’era dell’economia e della socialità digitale”.

Ci puoi spiegare cosa sono gli Anawim Spiritual Travels?
“Anawim è una parola dell’Antico Testamento, che designa gli umili che si affidano a Dio. C’è un tesoro di felicità gratuita che hanno i poveri, e di cui il mondo ricco ha altrettanto bisogno. Lo schema che separa poveri e ricchi in base ai mezzi materiali posseduti, nasconde la verità antropologica più fondamentale: siamo tutti fragili, poveri, feriti dall’egoismo che ci preclude la possibilità di amare; ma contemporaneamente siamo tutti ricchi del dono senza prezzo della vita e del surplus di amore incondizionato che ci è dato con essa. Insomma, c’è un potenziale enorme nel far incontrare il bisogno del povero con il bisogno del ricco e farli camminare insieme. La chiamo povertà di scambio, intendendo una relazione diversa dal paradigma unilaterale della beneficienza, in cui il ricco dà e il povero riceve e basta. L’aspetto più importante, risiede invece nella relazione personale. Questa può originare una diversa collaborazione economica, fondata sulla ricerca della felicità.  Anawim Spirtual Travels è un progetto di viaggi che coniuga la ricerca interiore, l’investimento economico e la scoperta geografica. Lo scopo del viaggio è dunque triplice: far fare ai partecipanti un’esperienza di bellezza e di ricerca interiore, attraverso la convivenza con le persone umili delle missioni che visitiamo e attraverso momenti meditativi; portare un aiuto economico che si basi sulle relazioni personali intrecciate nel viaggio e che abbia possibilmente una utilità reciproca (adozioni scolastiche, micro-credito, donazioni, dotazioni strutturali, collaborazioni imprenditoriali) conoscere luoghi e tradizioni autentici, attraverso l’incontro e l’ospitalità dei locali, mettendo a disposizione dei viaggiatori la rete di amicizie costruite in questi tredici anni”.

Come si possono aiutare queste comunità?
Prevedendo il momento attuale, in cui la ripresa della normalità avrebbe indebolito il flusso di aiuti alle comunità, ho organizzato una raccolta fondi diretta alle comunità di Padre Amila e Padre Shayan, per far fronte alle emergenze e cercare di ridare continuità ai progetti di autosostentamento. Si può donare fino al 15 luglio con uno dei due mezzi seguenti, che gestisco personalmente:

  • Bonifico bancario.

inserire nella causale la dicitura “Donazione Covid Sri Lanka”, e indicare la propria e-mail a cui poter inviare i ringraziamenti e dare notizia dei frutti dei contributi.

IBAN: IT06O0200805198000400843640 (NB. L’unica lettera O del codice è quella dopo il 6) Intestatario Conto: FABIO BARBATI Numero Conto: 00000400843640 Bic/Swift: UNCRITM1B75

  • il Moneybox

Non occorre avere un profilo Paypal e si può contribuire con qualsiasi mezzo di pagamento (carte di credito o prepagate), semplicemente andando al link seguente: https://paypal.me/pools/c/8pTXXSNPVT

La Raccolta fondi si concluderà il 15 luglio 2020 e la somma raggiunta verrà inviata in Sri Lanka la settimana successiva.

Info e contatti: fabiobarbati@gmail.com  tel. +39 333 3128247