Promuovere un lavoro dignitoso: la sfida del nostro tempo

La centralità del lavoro nella vita delle persone è un tema importantissimo. Noi della Cisl riteniamo questa una sfida per la società moderna dove spesso si sente parlare di fine del lavoro o, in particolare nei paesi occidentali, di slegare il reddito dall’attività lavorativa. Ci troviamo in una situazione per molti aspetti inimmaginabile fino a pochi anni fa. La pandemia, la guerra in Europa, la crisi climatica e ambientale, la necessità di rivedere i nostri modelli di sviluppo. Dal nostro punto di vista questa complessa e complicata situazione globale, alcune questioni le ha rese più evidenti ed importanti di altre: il legame tra i popoli è divenuto sempre più stretto ed i problemi, su scala mondiale, non fanno che ribadire ciò che più volte ci ha ricordato il Santo Padre, che ci si salva solo tutti insieme; la seconda questione, che per noi è altrettanto dirimente è, la centralità che il valore del lavoro assume ancor di più nella vita delle persone e nell’economia. Bisogna contrastare l’attuale narrazione che sottolinea quasi esclusivamente le persone nel loro ruolo di consumatori, dove basta spendere per far parte di comunità che sembrano vincenti, nascondendo la realtà e cioè che in questo modo siamo solo semplici spettatori, distruttori delle risorse del nostro pianeta e vittime del nostro stesso modello di vita.

Il lavoro che deve essere nuovamente valorizzato come la principale modalità di partecipazione e continuazione dell’opera del Creatore e momento basilare per la ricerca di senso nella vita, oltre ad essere strumento di partecipazione democratica alla società politica, di maturazione personale e di sostegno alla famiglia. Di tutto questo ne hanno più bisogno principalmente proprio le giovani generazioni. Papa Francesco agli imprenditori, lo scorso 12 settembre ha inoltre evidenziato che: “Un’altra via di condivisione è la creazione di lavoro, lavoro per tutti, in particolare per i giovani. I giovani hanno bisogno della vostra fiducia, e voi avete bisogno dei giovani, perché le imprese senza giovani perdono innovazione, energia, entusiasmo. Da sempre il lavoro è una forma di comunione di ricchezza: assumendo persone voi state già distribuendo i vostri beni, state già creando ricchezza condivisa. Ogni nuovo posto di lavoro creato è una fetta di ricchezza condivisa in modo dinamico. Sta anche qui la centralità del lavoro nell’economia e la sua grande dignità.”

Un’altra questione evidenziata dal Santo Padre nella stessa occasione è stata quella che in termini sindacali definiamo della redistribuzione: “Oggi la quota di valore che va al lavoro è troppo piccola, soprattutto se la confrontiamo con quella che va alle rendite finanziarie e agli stipendi dei top manager. Se la forbice tra gli stipendi più alti e quelli più bassi diventa troppo larga, si ammala la comunità aziendale, e presto si ammala la società.” Purtroppo, i segnali di una società ammalata sono ormai troppi, a cominciare proprio dalle vicissitudini del mondo del lavoro, che evidenziano la difficoltà di trovare un lavoro degno. Proprio nel settore agricolo il tremendo fenomeno del “caporalato” fa sì che anche in Italia non solo il lavoro non è degno ma nello stesso si calpestano i più elementari principi della dignità umana. Contro questo la Cisl è stata ed è in prima linea per l’approvazione e l’applicazione della legge del 2016 contro il caporalato, che ha portato all’arresto di persone appartenenti a diverse organizzazioni che sfruttavano il lavoro agricolo, in particolare dei migranti. Non ci illudiamo che il fenomeno sia superato ma almeno i nostri sindacalisti hanno uno strumento in più per combatterlo.

Tutti siamo chiamati a promuovere lavoro dignitoso. Sempre il Papa, rivolgendosi ai giovani riuniti ad Assisi in occasione dell’evento “Economy of Francesco” sollecita anch’essi a promuovere un lavoro dignitoso: “voi siete soprattutto studenti, studiosi e imprenditori, ma non dimenticatevi del lavoro, non dimenticatevi dei lavoratori. Il lavoro delle mani. Il lavoro è già la sfida del nostro tempo, e sarà ancora di più la sfida di domani. Senza lavoro degno e ben remunerato i giovani non diventano veramente adulti, le diseguaglianze aumentano. A volte si può sopravvivere senza lavoro, ma non si vive bene. Perciò, mentre create beni e servizi, non dimenticatevi di creare lavoro, buon lavoro e lavoro per tutti.”

Il lavoro rappresenta quindi anche una modalità di condivisione e redistribuzione della ricchezza e la sua creazione deve essere al centro di ogni politica economica. Ogni lavoro, anche quello considerato più umile, contribuisce allo sviluppo delle persone e della comunità, arricchendo tutti, non solo economicamente. La dignità del lavoro è fatta da molte cose, dalla sua qualità, dall’avere un senso compiuto, da sane e positive relazioni tra i lavoratori e con la dirigenza, dal rispetto delle norme contrattuali e quelle sulla salute e sicurezza, da un salario corrispondente alle mansioni, dalla reale partecipazione ai processi decisionali, dal rispetto dei diritti di libertà di associazione sindacale, ecc. Questioni che in alcuni paesi sembrano banali mentre in altre parti del mondo rappresentano delle difficili conquiste che in ancora troppi casi comportano il rischio della vita da parte dei sindacalisti.

Il lavoro dignitoso è anche strettamente collegato ai temi dello sviluppo sostenibile, che viene indicato come un obiettivo specifico, il n. 8, dell’Agenda ONU 2030, di grande stimolo ed impatto. Vogliamo richiamare il tema dello sviluppo sostenibile, non solo in relazione ai 17 obiettivi dell’Agenda ONU 2030, ma in riferimento ai principi della Just Transition, anch’essi definiti nel 2015 dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL-ILO).  Quando si parla di sostenibilità l’attenzione è concentrata sugli aspetti economici ed ambientali, mentre l’aspetto sociale viene quasi tenuto in disparte, anche dagli stessi movimenti ambientalisti. Noi siamo invece per evidenziare che la transizione ecologica avrà successo se sarà in via prioritaria socialmente sostenibile, se le persone saranno coinvolte, se si sentiranno valorizzate a cominciare dal poter svolgere un lavoro dignitoso e pieno di senso. Per questo occorre applicare universalmente questi principi: 1. Partecipazione e dialogo a tutti i livelli, 2. Investimenti nella creazione e trasformazione di posti di lavoro attraverso politiche low carbon e investimenti in infrastrutture, 3. Politiche attive del lavoro e programmi di formazione per nuove competenze per accompagnare i lavoratori nella transizione, 4. Il rispetto per i sindacati e i diritti umani, 5. Una rete di ammortizzatori sociali per i lavoratori negativamente colpiti dalla transizione.

Questi principi hanno molto a che fare con la dignità del lavoro oltre che con lo sviluppo sostenibile. Il Papa ad Assisi mette però in guardia i giovani rispetto al possibile travisamento dei concetti di dignità e sviluppo sostenibile se non legati alla giustizia sociale: “Pertanto, quando lavoriamo per la trasformazione ecologica, dobbiamo tenere presenti gli effetti che alcune scelte ambientali producono sulle povertà. Non tutte le soluzioni ambientali hanno gli stessi effetti sui poveri, e quindi vanno preferite quelle che riducono la miseria e le diseguaglianze. Mentre cerchiamo di salvare il pianeta, non possiamo trascurare l’uomo e la donna che soffrono. L’inquinamento che uccide non è solo quello dell’anidride carbonica, anche la diseguaglianza inquina mortalmente il nostro pianeta. Non possiamo permettere che le nuove calamità ambientali cancellino dall’opinione pubblica le antiche e sempre attuali calamità dell’ingiustizia sociale, anche delle ingiustizie politiche.” Il Santo Padre, più di molti governanti ha una visione internazionale e complessiva delle questioni, e vogliamo segnalare le contraddizioni insite nei processi di transizione ecologica e digitale di cui si chiede un’accelerazione. Problemi come il lavoro minorile, lavoratori e lavoratrici senza diritti, diffusi in gran parte del mondo, ed i disastri ambientali evidenti nelle miniere dove si estraggono le terre rare e i minerali utilizzati per i cellulari, per i pannelli solari e/o auto elettriche, o altri strumenti necessari alla transizione ecologica in occidente, rappresentano pesanti contraddizioni per le nostre coscienze. Gli stessi contraddittori problemi di sfruttamento del lavoro e di danni ambientali vi sono in diversi settori, compresa naturalmente l’agricoltura e tutta la filiera agroalimentare.

Infine, è utile ribadire che, la necessità più urgente, è rimettere il lavoro al centro della vita delle persone, con tutti i suoi positivi valori, coscienti naturalmente delle trasformazioni che esso ha in continuazione. La stessa idea di dignità del lavoro può essere considerata dinamica, però vi sono alcuni aspetti che pur aggiornandoli rimangono fondamentali perché sono connaturati al rispetto della persona e delle sue vocazioni. Occorre, anche nel e per il mondo del lavoro, avere una prospettiva non legata al solo presente, bensì alzare lo sguardo alle generazioni future a cui dobbiamo lasciare un mondo migliore, cominciando sin da subito dal nostro rinnovato impegno.