“Quindici modifiche per proteggere i dati”

Quindici modifiche per limitare l'accesso dei dati. Questa la risposta di Facebook allo scandalo Cambrige Analytica, annunciata dal “reo confesso” Mark Zuckerberg dalle pagine di Wired

La versione del Ceo

Il 34 enne ceo di Facebook ha fornito una sua spiegazione filosofica di come sia stato possibile un simile incidente: “Avevamo una visione idealistica, credevamo che il libero accesso ai dati avrebbe permesso la creazione di esperienze migliori per gli utenti”. Il fondatore si riferisce che al fatto che a tutti gli sviluppatori di software che implementassero nel loro servizio il Facebook Login, fino alla fine del 2014 era concesso il libero accesso ai dati degli utenti, e dei loro amici, senza autorizzazione degli interessati. “Penso che le critiche ricevute dagli utenti, non solo in questo frangente ma negli ultimi anni, ci abbiano fatto capire che le persone oramai apprezzano più che ci sia meno accesso ai loro dati che avere esperienze social con i loro amici in altri posti”.

Si cambia

Facebook quindi ha deciso di cambiare il proprio modello, e ulteriori restrizioni all'accesso dei dati da parte di terzi e il loro criptaggio sono tra i punti anticipati da Zuckerberg. Ma il cambiamento “non è sempre facile da attuare” perché si tratta di lavorare a dei “compromessi con i valori reali a cui le persone tengono. Quando pensiamo a problemi come le fake news, o i discorsi d'odio, si tratta sempre di mediare tra libertà di espressione e il diritto ad avere una comunità correttamente informata”.

Errore fatale

Il libero e incontrollato accesso ai dati personali degli utenti, ha spiegato Zuckerberg, è “uno dei più grossi errori che abbiamo fatto. Ed è per questo che la prima cosa che faremo adesso non è solo controllare le certificazioni ottenute dagli sviluppatori, ma dobbiamo fare un'indagine completa su ogni singola applicazione che ha lavorato (con i nostri dati) prima che cambiassimo le loro regole di utilizzo, e scaveremo a fondo ogni applicazione in odore di attività sospette”. “Ci sono molte cose da esaminare. Quello che vogliamo assicurarci è che non ci siano altri casi come Cambridge Analytica”. 

Elezioni influenzate?

Difficile per Zuckerberg dire se i dati in possesso di Cambridge Analytica siano stati girati alla Internet Research Agency, l'agenzia russa accusata di aver interferito nella campagna elettorale americana e in quella per la Brexit: “Non posso escluderlo. Spero che riusciremo a capirlo dopo una loro audizione. Cambridge Analytica ci ha detto che non hanno avuto accesso ai dati grezzi di Facebook ma a quelli derivati, che hanno ritenuto inutili e che dicono di aver cancellato. Ma che quello che hanno raccontato Il New York Times, il Guardian e Channel 4 ci suggeriscono che Cambridge Analytica ha ancora accesso a questi dati. E l'impressione è che sia vero”.

Pronto a collaborare

Zuckerberg ha inoltre aperto alla possibilità di testimoniare al Congresso Usa: “Se dovessi essere considerato la persona più informata su Facebook, sarò felice di farlo. Finora non l'abbiamo fatto perché ci sono in azienda persone che come lavoro si occupano di risolvere questi problemi, e hanno informazioni molto dettagliate”.
Alla domanda su cosa avrebbe fatto in maniera diversa, quali errori avrebbe evitato, Zuckerberg risponde: “E' difficile dirlo. Il mondo cambia velocemente, insieme alle norme sociali. La definizione comune di cosa sia una fake news, o un discorso d'odio sui social sono anch'essi in rapida evoluzione, e offrire un servizio per 2 miliardi di persone, con differenti norme sociali, con diversi compromessi tra valori e necessità di comunicazione, rende piuttosto improbabile non commettere errori. Quindi non riesco a rimproverarmi questo. Penso però che abbiamo delle responsabilità, e voglio che le prendiamo seriamente”.