Mariella Enoc del Bambino Gesù: “Ecco come il Papa e i piccoli malati mi hanno cambiato la vita”

L'intervista alla dottoressa Mariella Enoc, dal 2015 Presidente della consiglio d'amministrazione dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma

“Mettere sempre al centro la persona. Questa è l’attenzione che rende il Bambino Gesù molto più di un ospedale, ma una grande famiglia“. Sono le parole, rilasciate a In Terris alla giornalista Milena Castigli dalla dottoressa Mariella Enoc, dal 2015 Presidente del consiglio d’amministrazione dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma (Opbg).

Grandi esperienze umane

In questi 5 anni, la dottoressa Enoc ha vissuto un’esperienza centrale sia dal punto di vista lavorativo, sia e soprattutto sul piano umano. “Sul piano dell’esperienza umana, di donna di fede e lavoratrice – esordisce Mariella Enoc – sono stati 5 anni molto affascinanti. Mi è stata data la possibilità di toccare con mano e fare esperienze fortissime che forse non avrei mai potuto vivere. Esperienze che ti cambiano la vita, che ti cambiano dentro. Grazie all’incontro con la povertà, con la malattia, coi piccoli e i loro genitori…non sono più la persona arrivata qui 5 anni fa”.

Ascolta nell’audio la rilettura sul piano manageriale della Presidente:

Craniopagi

“Recentemente – prosegue – è stata grandissima la gioia derivata dall’ultimo intervento importante effettuato qui al Bambino Gesù. Quello delle due gemelline siamesi centrafricane unite alla nuca che sono state separate grazie a un lungo e complesso intervento alla testa. E’ stato il primo intervento al mondo di separazione di due craniopagi totali – unite a livello cranico e cerebrale – riuscito con successo. Sia loro che la loro mamma ora stanno bene”.

L’ospedale di Bangui

“La nascita di una coppia di siamesi – spiega – è un evento raro e, tra le varie tipologie, i gemelli uniti per la testa sono i più rari: 1 su 2,5 milioni di nati vivi, 5 casi ogni 100.000 gemelli, soprattutto femmine”. Fu proprio la presidente Enoc, in missione in Centrafrica a Bangui, ad incontrato le due gemelline appena nate e a decidere di portale a Roma nel settembre 2018, per dar loro maggiori possibilità di sopravvivenza. Quando Papa Francesco, nel 2015, volle anticipare l’apertura della Porta Santa a Bangui, visitò anche il locale ospedale pediatrico: vide le precarie condizioni in cui versava e chiese alla dott.ssa Enoc, già presidente del Bambino Gesù, di attivarsi per portare concreto aiuto alla struttura. Il nuovo ospedale ha aperto i battenti il 2 marzo 2019 con un centro all’avanguardia per i bimbi malnutriti. “L’apertura dell’ospedale di Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana – ricorda la presidente – è stato uno dei momenti più emozionanti della mia carriera. E un evento storico per la popolazione locale. Grazie agli aiuti economici donati dal Papa è così partita questa bella avventura nel Paese più povero del mondo che tutt’ora prosegue efficacemente”.

La dott.ssa Enoc a Bangui, nella Repubblica Centrafricana

Gemelli siamesi

“Il Bambino Gesù – sottolinea – non opera solo con i bimbi di Bangui. Ormai è il principale riferimento mondiale per i casi di gemelli siamesi. In due anni e mezzo sono stati svolti ben tre interventi importanti (compreso quello delle gemelline) e già ne abbiamo in programma un quarto. Si tratta di due bimbe sempre provenienti dal centrafrica unite a livello della regione del sacro, un osso asimmetrico appartenente alla colonna vertebrale. Anche in questo caso, sarà il primo intervento al mondo di questo tipo. Ma anche le altre tre operazioni non erano mai state fatte. Le prime due bimbe erano due sorelline algerine unite a livello di torace e addome; sono state separate nel maggio del 2018. Poi, altre due neonate, provenienti dal Burundi, schiena contro schiena. Sono state separate a livello della colonna il 30 novembre 2017. Infine, le due bimbe craniopagi dello scorso 5 giugno e, a breve, il nuovo intervento”.

Ervina e Prefina prima dell’intervento

Il coronavirus cambia il modo di fare sanità

Nei mesi scorsi l’Ospedale ha vissuto in prima linea l’emergenza Covid-19, dedicando ai piccoli pazienti positivi la sede di Palidoro, guidata dal prof. Andrea Campana. “Con il coronavirus il modo di lavorare al Bambino Gesù non è cambiato: operavamo già in sicurezza – approfondisce la dott.ssa Enoc -. Quello che la pandemia ha evidenziato è l’importanza dei centri territoriali di appoggio ai grandi hub cittadini. Il Bambino Gesù è infatti stato durante l’emergenza – e lo è tuttora – l’hub centrale per tutto il Lazio. Alcuni bambini sono stati inoltre accolti anche se provenienti da fuori regione. Per l’importanza di avere anche una forte presenza diffusa, durante l’emergenza abbiamo attivato diversi centri di consulenza sul territorio. La pandemia ci ha fatto comprendere che nessun modello sanitario all’avanguardia può essere solo ospedalocentrico“.

Papa Francesco

“Ho incontrato Papa Francesco in udienza privata lo scorso 12 febbraio per i 5 anni alla giuda dell’ospedale, un regalo apprezzatissimo ed emozionante. In quell’occasione – racconta la presidente – mi ha espresso apprezzamento e incoraggiamento sul lavoro che stiamo svolgendo in un luogo che è più di un ospedale: qui i bambini li conosciamo per nome, non per la cartella clinica. Ma devo dire che l’esperienza più bella che ho vissuto con il Papa é stata quando, il 5 gennaio del 2018, ha fatto una visita ‘a sorpresa’ nella sede di Palidoro. Nessuno se lo aspettava perché il Papa mi aveva chiesto grande riservatezza e di non pubblicizzare il suo arrivo”.

Ecco il commovente ricordo dell’incontro della dott.ssa Enoc con Papa Francesco:

 

“Il mio mandato sta per finire. Il mio augurio – conclude la presidente – é che questo ospedale continui a crescere, non solo nei numeri, ma anche nella qualità delle cure e nell’attenzione ai pazienti, mettendo sempre al centro la persona. Mi ha rallegrato sapere che lo staff che ha eseguito e operato le due gemelline di Bangui, Ervina e Prefina, prima di separarle abbia avuto l’accortezza di usare degli specchi affinché si conoscessero tra di loro. Così che non avessero traumi vedendosi in viso per la prima volta. Questa è l’attenzione che rende il Bambino Gesù molto più di un ospedale, ma una grande famiglia“.