Udienza, Papa: “La nostra epoca sembra favorire la libertà, ma atrofizza i desideri”

Papa: "In questi giorni il mio cuore è sempre rivolto al popolo ucraino, specialmente agli abitanti delle località sulle quali si sono accaniti i bombardamenti"

Il Papa entra in Piazza san Pietro per l'udienza generale (Vatican News)

L’Udienza Generale di Papa Francesco di questa mattina si è svolta alle ore 9.00 in Piazza San Pietro. Nel discorso in lingua italiana il Pontefice, continuando il nuovo ciclo di catechesi sul Discernimento, ha incentrato la Sua meditazione sul tema: “Gli elementi del discernimento. Il desiderio” (Lettura: Gv 5,2.5-9).

Il Papa, a bordo della ‘papamobile’ scoperta, è entrato in Piazza San Pietro alle 8:53. Prima di fare ingresso in piazza attraverso l’Arco delle Campane, il Pontefice ha fatto salire sulla ‘jeep’ cinque bambini, che poi ha portato con sé nel giro nei vari settori dell’ovale berniniano per salutare e benedire le migliaia di pellegrini convenuti dai cinque continenti.

Mentre i fedeli lo acclamano sventolando bandierine e riprendendolo con gli smartphone, di tanto in tanto Francesco ha fatto fermare la vettura per accarezzare e baciare i neonati che gli venivano avvicinati dagli agenti della sicurezza. Riportiamo il testo integrale della catechesi del Papa.

Catechesi del Santo Padre

Cari fratelli e sorelle, buongiorno! In queste catechesi stiamo passando in rassegna gli elementi del discernimento. Dopo la preghiera e la conoscenza di sé, oggi vorrei parlare di un altro “ingrediente” indispensabile: il desiderio. Infatti, il discernimento è una forma di ricerca, e la ricerca nasce sempre da qualcosa che ci manca ma che in qualche modo conosciamo. Di che genere è questa conoscenza?

I maestri spirituali la indicano con il termine “desiderio”, che, alla radice, è una nostalgia di pienezza che non trova mai pieno esaudimento, ed è il segno della presenza di Dio in noi. Il desiderio non è la voglia del momento. La parola italiana viene da un termine latino molto bello, de-sidus, letteralmente “la mancanza della stella”, del punto di riferimento che orienta il cammino della vita; essa evoca una sofferenza, una carenza, e nello stesso tempo una tensione per raggiungere il bene che manca. Il desiderio allora è la bussola per capire dove mi trovo e dove sto andando.

Ma come è possibile riconoscerlo? Un desiderio sincero sa toccare in profondità le corde del nostro essere, per questo non si spegne di fronte alle difficoltà o ai contrattempi. È come quando abbiamo sete: se non troviamo da bere, non per questo rinunciamo, anzi, la ricerca occupa sempre più i nostri i pensieri e le nostre azioni, fino a che diventiamo disposti a qualsiasi sacrificio per poterla placare. Ostacoli e insuccessi non soffocano il desiderio, al contrario lo rendono ancora più vivo in noi.

A differenza della voglia o dell’emozione del momento, il desiderio dura nel tempo, un tempo anche lungo, e tende a concretizzarsi. Se, per esempio, un giovane desidera diventare medico, dovrà intraprendere un percorso di studi e di lavoro che occuperà alcuni anni della sua vita, di conseguenza dovrà mettere dei limiti, dire dei “no”, anzitutto ad altri percorsi di studio, ma anche a possibili svaghi e distrazioni, specialmente nei momenti di studio più intenso.

Però, il desiderio di dare una direzione alla sua vita e di raggiungere quella meta gli consente di superare queste difficoltà. In effetti, un valore diventa bello e più facilmente realizzabile quando è attraente. Come ha detto qualcuno, «più che essere buoni è importante avere la voglia di diventarlo».

Colpisce il fatto che Gesù, prima di compiere un miracolo, spesso interroga la persona sul suo desiderio. E a volte questa domanda sembra fuori luogo. Ad esempio, quando incontra il paralitico alla piscina di Betzatà, il quale stava lì da tanti anni e non riusciva mai a cogliere il momento giusto per entrare nell’acqua. Gesù gli chiede: «Vuoi guarire?» (Gv 5,6). Come mai? In realtà, la risposta del paralitico rivela una serie di resistenze strane alla guarigione, che non riguardano soltanto lui. La domanda di Gesù era un invito a fare chiarezza nel suo cuore, per accogliere un possibile salto di qualità: non pensare più a sé stesso e alla propria vita “da paralitico”, trasportato da altri. Ma l’uomo sul lettuccio non sembra esserne così convinto.

Dialogando con il Signore, impariamo a capire che cosa veramente vogliamo dalla nostra vita. Spesso è proprio il desiderio a fare la differenza tra un progetto riuscito, coerente e duraturo, e le mille velleità e i tanti buoni propositi di cui, come si dice, “è lastricato l’inferno”.  

“‘Io vorrei, io vorrei, io vorrei’ ma non fai nulla”, ha sottolineato a braccio il Pontefice.

L’epoca in cui viviamo sembra favorire la massima libertà di scelta, ma nello stesso tempo atrofizza il desiderio, per lo più ridotto alla voglia del momento. Siamo bombardati da mille proposte, progetti, possibilità, che rischiano di distrarci e non permetterci di valutare con calma quello che veramente vogliamo.

“Tante volte, tante volte – ha aggiunto quindi il Pontefice nuovamente a braccio -, troviamo gente, pensiamo ai giovani ad esempio, col telefonino in mano. Ma tu ti fermi per pensare? Sei in rapporto con gli altri? Tu vivi il momento, saziato dal momento, e non cresce il desiderio”.

Molte persone soffrono perché non sanno che cosa vogliono dalla propria vita; probabilmente non hanno mai preso contatto con il loro desiderio profondo. Da qui il rischio di trascorrere l’esistenza tra tentativi ed espedienti di vario tipo, senza mai arrivare da nessuna parte, e sciupando opportunità preziose. E così alcuni cambiamenti, pur voluti in teoria, quando si presenta l’occasione non vengono mai attuati.

Se il Signore rivolgesse a noi, oggi, la domanda che ha fatto al cieco di Gerico: «Che cosa vuoi che io faccia per te?» (Mc 10,51), cosa risponderemmo? Forse, potremmo finalmente chiedergli di aiutarci a conoscere il desiderio profondo di Lui, che Dio stesso ha messo nel nostro cuore. E darci la forza di concretizzarlo. È una grazia immensa, alla base di tutte le altre: consentire al Signore, come nel Vangelo, di fare miracoli per noi. Perché anche Lui ha un grande desiderio nei nostri confronti: renderci partecipi della sua pienezza di vita.

Papa: “Basta violenza in Ucraina, ricreare convivenza pacifica”

“In questi giorni il mio cuore è sempre rivolto al popolo ucraino, specialmente agli abitanti delle località sulle quali si sono accaniti i bombardamenti. Porto dentro di me il loro dolore, e per intercessione della Santa Madre di Dio lo presento nella preghiera al Signore. Egli sempre ascolta il grido dei poveri che lo invocano. Possa il suo spirito trasformare i cuori di quanti hanno in mano le sorti della guerra, perché cessi la violenza e si possa ricostruire una convivenza pacifica nella giustizia”. Lo ha detto papa Francesco in un appello al termine dell’udienza generale.

Salutando i fedeli francofoni, il Pontefice ha anche detto: “oggi abbiamo in noi questo desiderio forte di una civiltà di pace, di amore, di riconciliazione e di armonia. Il Signore ci renda partecipi della sua pienezza di vita con le nostre aspirazioni più profonde, per un’umanità più bella e pacifica”. Mentre nel saluto ai pellegrini tedeschi, facendo riferimento alla “Beata Vergine Maria di cui domani ricorderemo le apparizioni a Fatima”, ha aggiunto: “La sua ‘luce gentile’ ci liberi da ogni male e disperda le tenebre di questo mondo tormentato dalle guerre”.

Infine, salutando i fedeli di lingua portoghese e ricordando che “quest’oggi, si celebra la Madonna Aparecida con tanti fratelli e sorelle che si recano in pellegrinaggio al suo Santuario e lì, accanto alla Vergine Madre, pregano il rosario”, ha esortato: “Uniamoci a loro e preghiamo per la pace”.