Udienza, Papa: “Imparare a conoscere le ‘password’ del nostro cuore”

Il Papa, continuando il nuovo ciclo di catechesi sul Discernimento, ha incentrato la Sua meditazione sul tema: “Gli elementi del discernimento. Conoscere se stessi”

Papa

Papa Francesco, a bordo della ‘papamobile’ scoperta, è giunto alle 9:00 in Piazza San Pietro, dove stamane ha tenuto l’udienza generale. Il Pontefice ha fatto il giro nei vari settori della piazza per salutare e benedire le migliaia di fedeli accorsi, come sempre, dai cinque continenti. I pellegrini lo hanno acclamato, molti dei quali sventolando bandierine o riprendendolo con gli smartphone. Più volte Francesco ha fatto fermare la ‘jeep’ per accarezzare e baciare i bambini che gli vengono avvicinati dagli agenti della sicurezza.

Nel discorso in lingua italiana il Papa, continuando il nuovo ciclo di catechesi sul
Discernimento, incentra la Sua meditazione sul tema: “Gli elementi del discernimento. Conoscere se stessi” (Lettura: Sir 17, 1.6-7). Riportiamo la catechesi integrale di Papa Francesco.

La catechesi del Santo Padre

Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Trattando il tema del discernimento, la volta scorsa abbiamo considerato come suo elemento indispensabile quello della preghiera, intesa come familiarità e confidenza con Dio. Oggi vorrei, in maniera quasi complementare, sottolineare che un buon discernimento richiede anche la conoscenza di sé stessi.

Esso infatti coinvolge le nostre facoltà umane: memoria, intelletto, volontà, affetti. Spesso non sappiamo discernere perché non ci conosciamo abbastanza, e così non sappiamo che cosa veramente vogliamo. Alla base di dubbi spirituali e crisi vocazionali si trova non di rado un dialogo insufficiente tra la vita religiosa e la nostra dimensione umana, cognitiva e affettiva.

Un autore di spiritualità notava come molte difficoltà sul tema del discernimento rimandano a problemi di altro genere, che vanno riconosciuti ed esplorati. Così scrive questo autore: «Sono giunto alla convinzione che l’ostacolo più grande al vero discernimento (e ad una vera crescita nella preghiera) non è la natura intangibile di Dio, ma il fatto che non conosciamo sufficientemente noi stessi, e non vogliamo nemmeno conoscerci per come siamo veramente. Quasi tutti noi ci nascondiamo dietro a una maschera, non solo di fronte agli altri, ma anche quando ci guardiamo allo specchio» (Th. Green, Il grano e la zizzania, Roma, 1992, 25).

La dimenticanza della presenza di Dio nella nostra vita va di pari passo con l’ignoranza su noi stessi, sulle caratteristiche della nostra personalità e sui nostri desideri più profondi. Conoscere sé stessi non è difficile, ma è faticoso: implica un paziente lavoro di scavo interiore. Richiede la capacità di fermarsi, di “disattivare il pilota automatico”, per acquistare consapevolezza sul nostro modo di fare, sui sentimenti che ci abitano, sui pensieri ricorrenti che ci condizionano, spesso a nostra insaputa. Richiede anche di distinguere tra le emozioni e le facoltà spirituali.

“Sento” non è lo stesso di “sono convinto”; “mi sento di” non è lo stesso di “voglio”. Così si arriva a riconoscere che lo sguardo che abbiamo su noi stessi e sulla realtà è talvolta un po’ distorto. Accorgersi di questo è una grazia! Infatti, molte volte può accadere che convinzioni errate sulla realtà, basate sulle esperienze del passato, ci influenzano fortemente, limitando la nostra libertà di giocarci per ciò che davvero conta nella nostra vita.

Vivendo nell’era dell’informatica, sappiamo quanto sia importante conoscere le password per poter entrare nei programmi dove si trovano le informazioni più personali e preziose. Anche la vita spirituale ha le sue “password”: ci sono parole che toccano il cuore perché rimandano a ciò per cui siamo più sensibili. Il tentatore conosce bene queste parole-chiave, ed è importante che le conosciamo anche noi, per non trovarci là dove non vorremmo. La tentazione non suggerisce necessariamente cose cattive, ma spesso cose disordinate, presentate con una importanza eccessiva. In questo modo ci ipnotizza con l’attrattiva che queste cose suscitano in noi, cose belle ma illusorie, che non possono mantenere quanto promettono, lasciandoci alla fine con un senso di vuoto e di tristezza.

Possono essere il titolo di studio, la carriera, le relazioni, tutte cose in sé lodevoli, ma verso le quali, se non siamo liberi, rischiamo di nutrire aspettative irreali, come ad esempio la conferma del nostro valore. Da questo fraintendimento derivano spesso le sofferenze più grandi, perché nessuna di quelle cose può essere la garanzia della nostra dignità.

Per questo è importante conoscersi, conoscere le password del nostro cuore, ciò a cui siamo più sensibili, per proteggerci da chi si presenta con parole suadenti per manipolarci, ma anche per riconoscere ciò che è davvero importante per noi, distinguendolo dalle mode del momento o da slogan appariscenti e superficiali. Un aiuto in questo è l’esame di coscienza, cioè la buona abitudine a rileggere con calma quello che capita nella nostra giornata, imparando a notare nelle valutazioni e nelle scelte ciò a cui diamo più importanza, cosa cerchiamo e perché, e cosa alla fine abbiamo trovato. Soprattutto imparando a riconoscere che cosa sazia il cuore.

Perché solo il Signore può darci la conferma di quanto valiamo. Ce lo dice ogni giorno dalla croce: è morto per noi, per mostrarci quanto siamo preziosi ai suoi occhi. Non c’è ostacolo o fallimento che possano impedire il suo tenero abbraccio. La preghiera e la conoscenza di sé stessi consentono di crescere nella libertà. Sono elementi basilari dell’esistenza cristiana, elementi preziosi per trovare il proprio posto nella vita.

Papa: “Esempio servizio e fraternità S.Francesco è guida per tutti”

“Invito tutti ad imitare San Francesco, patrono d’Italia, la cui festa abbiamo celebrato ieri: il suo esempio di consacrazione a Dio, di servizio agli uomini e di fraternità con le creature, guidi il vostro cammino”. Lo ha detto papa Francesco al termine dell’udienza generale in Piazza San Pietro, salutando i fedeli italiani.

Papa: “Preghiamo per l’Ucraina, chiediamo dono della pace”

“Non dimentichiamo di pregare per la martoriata Ucraina, sempre chiedendo al Signore il dono della pace”. E’ l’esortazione rivolta ai fedeli da papa Francesco al termine dell’udienza generale in Piazza San Pietro.

Ucraina, Papa: “Confidiamo in misericordia di Dio”

“Oggi ricordiamo nella liturgia Santa Faustina Kowalska. Tramite lei, Dio indicò al mondo di cercare la salvezza nella sua misericordia. Ricordiamolo soprattutto oggi, pensando specialmente alla guerra in Ucraina. Come ho detto domenica scorsa all’Angelus, confidiamo nella misericordia di Dio, che può cambiare i cuori, e nella materna intercessione della Regina della Pace”. Lo ha detto papa Francesco nell’udienza generale, durante il saluto ai pellegrini polacchi.