Lunedì i vescovi cileni dal Papa

E' in programma da lunedì 14 a mercoledì 17 l'attesa riunione dei vescovi cileni a Roma con Papa Francesco. Un vertice convocato dallo stesso Pontefice per fare il punto sugli scandali sessuali che stanno travolgendo la Chiesa cilena e in particolare sulle accuse di insabbiamento dei casi di pedofilia di cui è stato protagonista padre Fernando Karadima, rivolte all'attuale vescovo di Osorno, mons. Juan Barros, figlio spirituale dell'anziano sacerdote sospeso a vita dalla Congregazione per la Dottrina della fede, e ad altri vescovi cileni. Su 32 ordinari dovrebbero esserne presenti a Roma 30, compreso Barros. Il cardinale Francisco Javier Errazuriz Ossa, arcivescovo emerito di Santiago, accusato di essere uno dei responsabili della “mancanza di informazione veritiera ed equilibrata” denunciata da Francesco nella lettera ai vescovi cileni dell'11 aprile scorso, ha dichiarato di aver consegnato al Pontefice, in occasione dell'ultima riunione del C9, un suo rapporto su tutta la vicenda.

In una nota, diffusa ieri dalla Conferenza episcopale cilena, i vescovi ricordano l'invito del S. Padre a “un dialogo aperto e fraterno” per collaborare “nel discernimento delle misure che – sono le parole di Papa Francesco – nel breve, medio e lungo termine dovranno essere adottate per ristabilire la comunione ecclesiale in Cile, con l'obiettivo di riparare il più possibile lo scandalo e ripristinare la giustizia”. Nel comunicato i vescovi ribadiscono la loro “unione con Papa Francesco nel dolore e nella vergogna espressi contro i crimini commessi contro minori e adulti in contesti ecclesiali”. “Nonostante le azioni intraprese da questi anni – continuano – la Chiesa non è sempre riuscita a guarire le ferite degli abusi, che restano aperte nei cuori delle vittime e al popolo di Dio dolente”. Nella nota inoltre si apprezza il recente incontro tra Francesco e Juan Carlos Cruz, James Hamilton e Jose Andres Murillo, tre vittime di Karadima: l'atteggiamento di Papa Francesco “costituisce un esempio e indica la strada che la Chiesa cilena è chiamata a seguire di fronte alle accuse di abuso di coscienza, abusi sessuali e, in definitiva, di fronte a ogni abuso di potere che può verificarsi all'interno delle comunità ecclesiali”.